31 IERI: Pronti a combattere

644 55 35
                                    

...controllate se avete letto il capitolo precedente, mi hanno detto che ad alcune non è arrivata la notifica...

Papà crede che stasera stia a casa di Kate, gli ho fatto credere che dormirò da lei. Una bugia bella e buona. Hanna e Roger non sanno nulla ovviamente, non credo riescano nemmeno ad immaginare che la figlia possa mentirgli in quel modo.

Sono le undici di notte, mi devo sbrigare.

Kate controlla per la centesima volta che tutto sia in ordine: zainetto, giacca, cappello. Mi abbraccia.
«Ciao, a dopo», le dico con la voce strozzata in gola.
Kate sorride. È nervosa quanto me, non è difficile capire come si sente, le si legge in faccia.
Scavalco la finestra della cameretta, percorro lentamente un piccolo tettuccio che mi porta verso un grosso albero. Nonostante il cappotto e lo zainetto mi ingombrino i movimenti riesco a mantenere l'equilibrio. Lucas e Adrian mi aspettano lì sotto, hanno appoggiato una scala in alluminio alla fine del tettuccio. Con una mano mi attacco a un ramo del grosso albero per poter scendere, roteo e infilo i piedi in un piolo. Per qualche secondo cerco l'equilibrio necessario per reggermi, poi con un gesto deciso mollo il ramo cercando di agguantare la scala. Traballo un po', ma Lucas e Adrian tengono ben saldo tutto evitando di farmi sfracellare a terra. In pochi secondi tocco l'erba del giardino degli Husher.
«Andiamocene prima che ci veda qualcuno e chiami la polizia», dice Adrian piegando la scala in alluminio e sollevandola con il suo amico.
Nessuna replica, ha perfettamente ragione.
Corriamo verso una strada laterale dove ci aspetta James. Appena ci vede scende ad aprirci le portiere e caricare la scala su un sedile posteriore.
Siamo pronti, partiamo.
Direzione anfiteatro del Parco Franklin.

Non è facile quello che sto per fare. Cercare di incastrare Andrew non è una cosa da tutti i giorni, tutt'altro, ma sembrano tutti così convinti che alla fine hanno rassicurato anche me. Più o meno. Dopo giorni di indecisione ho accettato di seguire il piano di Nik. Devo fidarmi di lui, ha sempre fatto di tutto per aiutarmi.
Ripasso nella mente le parole che devo dire. C'è silenzio in macchina, nessuno parla, guardiamo fuori dal finestrino in attesa di arrivare al punto prestabilito.
Ci vuole poco, non c'è molto traffico a quest'ora.
James frena, con il motore ancora acceso mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore:«È ora che tu vada, il bus sarà qui tra pochi minuti. Non puoi perderlo, è l'ultima corsa della giornata. Noi ti seguiremo con la macchina».
Annuisco. Senza aggiungere altro scendo e mi metto ad aspettare il bus seduta su una panchina.

Mi trema la gamba, la muovo ritmicamente su e giù.
Elena non agitarti.
Gioco nervosa con le unghie della mano.
Elena non preoccuparti.
Fisso il vuoto, ho il cervello vuoto.
Elena andrà tutto bene.

Il bus arriva.
In meno di dieci minuti arrivo alla fermata del parco Franklin. Quando scendo mi guardo intorno, la limousine di Andrew è parcheggiata poco lontano, la riconosco subito, stona in mezzo a le monovolume ferme. Nik aveva previsto tutto, se fossi arrivata con la macchina di James avrei rovinato tutto.
Come se nulla fosse imbocco l'entrata del parco. La ghiaia del selciato scricchiola sotto ai miei piedi. È buio pesto, ma questa volta non ho paura. Disseminati per tutto il percorso ci sono Rebecca, Jo, Stephanie e Adrian a tenermi d'occhio. James e Lucas si uniranno agli altri quanto prima.
Mi dirigo verso l'anfiteatro in pietra, quello del magazzino in cui sono stata rinchiusa pochi giorni fa, quando ho confessato agli altri cosa ho combinato.
So quello che devo fare, sedermi e aspettare Andrew, arriverà tra poco.

Elena respira con calma.
Eccolo, sento i suoi passi.
Elena ricorda quello che devi fare.
Sta scendendo i gradini.
Elena distruggi quel bastardo.
È seduto vicino a me.

«Allora dolcezza, che cosa hai da dirmi? Sembrava una cosa importante per telefono», Andrew indossa una giacca in cachemire molto elaborata e scarpe in pelle lucida nera, se ne sta in piedi per non rovinare i vestiti.
«Si sono fatti sospettosi, non so come boicottarli», dico decisa. Devo cercare di farlo parlare.
«Chi si è fatto sospettoso?», mi chiede.
«Il mio amico Jonathan. Anche Rebecca mi fa un sacco di domande, ha detto che secondo lei sto nascondendo qualcosa. Non so che fare, se mi beccano rischio l'espulsione», inizio a piangere o almeno ci provo. Le indicazioni che Miss Scarlett ha dato agli attori l'anno scorso mi sono molto utili: devo crederci e immedesimarmi nel personaggio.
«È un problema tuo dolcezza. Non me ne frega nulla di quello che dici, i patti sono chiari: o trovi il modo di far perdere il Trinity o renderò pubbliche le foto di quella mezza sciacquetta della Parson e di quel damerino di McArthur. Non puoi tirarti indietro. Ricorda che tuo padre potrebbe trovare per caso le foto di te mezza nuda a fare la puttana al Masques. Non ci sono sconti o vie d'uscita, o fai come dico o vi distruggo tutti». Andrew è a un palmo dal mio naso, mi parla con rabbia mentre scuote le mie spalle.
«Ma è un ricatto... Io mi sono fidata di te, mi hai usata. Non sono capace di fare quello che mi chiedi», mugolo disperata.
«Mi hai fatto venire qui solo per farmi sentire le tue lagne? Potevi risparmiartelo, non cambio idea, niente potrebbe farlo», dice Andrew ridendo sguaiatamente.

Back For Love 2 {High School}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora