24 IERI: Le chiavi dei ricordi

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È un freddo novembre, sta piovendo da diversi giorni. Indosso una grossa sciarpa calda, l'ho avvolta intorno al collo. Mi piace tuffare il volto in tutta quella lana. Papà ha insistito per accompagnarmi dalla McArthur, non c'è stato verso di convincerlo del fatto che avrei potuto prendere il bus. So che è preoccupato, non sono stupida, ma non ho il coraggio di confessare nulla di quanto mi è successo.

New Heaven sembra più grigia del solito. Miliardi di gocce d'acqua e grosse pozzanghere la ricoprono. Il cielo bigio si riflette in esse rendendo il paesaggio uniforme, tutto ha lo stesso colore. Grigio. È come se anche io avessi l'anima piena di pioggia, come se anch'io fossi grigia dentro.
Con la macchina lasciamo il centro città per andare nella zona ricca, dove le famiglie più importanti vivono. Mi sono sempre sentita una esclusa qui. I giardini perfettamente curati, le case enormi, le auto lussuose sembrano usciti da una rivista. Niente è fuori posto, tutto deve essere perfetto. Io non lo sono mai stata.

«Chiamami quando vuoi tornare a casa», mi dice papà mentre imbocca il vialetto di villa McArthur.
«Va bene», rispondo mogia.
«Cerca di... Di... Insomma, parla, sfogati con la Signora se questo ti è utile. Vorrei che...». Papà ha usato tante di quelle parole in questi giorni che non sa più cosa dire. Mi si stringe il cuore a vederlo in quello stato.
«Devo solo lavorare per lei, ho una punizione da finire», gli dico senza espressione.
«Certo, ma...», prova a ribattere.
«Geltrude non è una donna molto affabile, va dritta al sodo. Non mi ha chiamato per chiacchierare».
«Potresti però...», mi dice papà guardandomi preoccupato.
«Sono stanca di parlare. Non c'è niente da dire», chiudo la discussione seccamente. Esco dalla macchina e corro verso il portone d'ingresso. Sento la macchina di papà smuovere i sassolini bianchi del vialetto ed andare via. Non ho il coraggio di guardarlo, mi sento uno schifo, sono una pessima figlia.

«Buongiorno Signorina. La voce monotona della domestica mi coglie alla sprovvista.
«B-buongiorno. Ho un appunt...».
«Miss McArthur l'aspetta al piano superiore», mi dice freddamente aprendomi la porta d'ingresso.
«Grazie». Senza attendere oltre percorro la scala e salgo in cerca della vecchia.

Ogni gradino che percorro è un ricordo. Il profumo di quella casa mi riporta a così tanti momenti che mi sembra aver vissuto dieci vite lì dentro. Le emozioni si sovrappongono come tante coperte che riscaldano, ma che allo stesso tempo soffocano. Non so perché abbia ascoltato l'anziana, non so neanche perché non la mandi a quel paese definitivamente. È come non potessi fare a meno di lei e di quello che rappresenta, il mio passato recente, quello reciso dal momento della morte di Demetra.

Pochi gradini e sarò al primo piano. La stanza che io e James dobbiamo svuotare è ancora piena. Ci sono ancora i mucchi che abbiamo fatto, nulla sembra cambiato. Mi affaccio alla porta dello studio che ormai ho imparato a conoscere così bene, quasi sicuramente troverò lì la donna.
Infatti, Geltrude è intenta a leggere dei fogli appoggiata ad uno striminzito tavolino da caffè stracolmo di oggetti. Riconosco il portagioie in legno laccato di verde di Demetra, le lettere d'amore tra i due coniugi, un paio di raccoglitori colmi di documenti e diversi ninnoli recuperati da me e James.

«Buonasera. Posso cominciare a lavorare?», chiedo con voce neutra, non voglio interrompere le sue letture.
La vecchia finisce di leggere una frase, poi mi guarda scostando gli occhiali dal naso. Sembra abbia appena visto un orrendo ragno peloso, la smorfia sulla sua bocca non promette nulla di buono: «Che fretta, cara ragazza. Accomodati qui vicino a me».

Obbedisco, non ho voglia di discutere. Mi siedo su una poltrona in pelle rossa molto dura, anche se sono scomoda non dico nulla. Cerco con gli occhi la finestra più vicina, fisso la pioggia che bagna i vetri, in quel modo non ho l'obbligo di parlare con la vecchia.
I rintocchi dell'orologio a pendolo segnano le undici del mattino. Lo scricchiolio dei fogli di carta è l'unico rumore che risuona nella stanza. Passo diversi minuti senza far nulla, sento il vuoto dentro. Geltrude sembra assorta nelle sue letture.

Back For Love 2 {High School}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora