Rain.

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《Steph, collega gli amplificatori ed accorda quella cazzo di chitarra!》
Puntai i piedi a terra battendoli con forza ed uscii sul retro accendendomi una sigaretta. Il retro di quel locale; avrei dato un bacio in bocca a Dominik per aver piazzato vicino al banco da bar un'uscita secondaria di cui usufruivo unicamente io. Non mi piaceva il caos, ed il sabato sera al Mercury se ne creava troppo per i miei gusti.
In quel periodo in realtà qualsiasi cosa sembrava infastidirmi, infastidirmi e nient'altro. Il senso della mia musica si era ristretto al semplice scopo di guadagnare, ed anche gli altri componenti dei TheOnes se ne erano resi conto.
Da un po' mi sembrava di iniziare persino a perdere interesse per il sesso, per le donne, per l'alcol e per tutto il resto delle cose che mi rendevano Rain. C'erano giorni in cui mi svegliavo al mattino chiedendomi se potessi avere uno sconto dalla vita, se per un giorno potessi essere meno Rain e più Arianna, ma era una cosa che per presa d'orgoglio non mi concedevo mai.
Forse tutto perdeva senso semplicemente perché tutto cominciava ad annoiarmi, e non feci a tempo a pensarlo che la porta alle mie spalle scricchiolò prima di essere attraversata da Gorgia.
Lei era un gran bel pezzo di ragazza e su questo non c'era da commentare: aveva gli occhi ambrati, i capelli lunghi e castani, un piccolo cerchietto agganciato sulla narice destra ed il tipico fascino delle ragazze che suonano il basso. Andavamo a letto assieme da più di un anno ormai, ed avevo appurato con lei che non sempre capita che una delle due debba necessariamente perdere la testa in questi casi. Era uno scambio di favori per noi, un semplice scambio di favori. Lei era innamorata persa del suo capo, una donna sposata e con una bambina che non le prestava attenzione nel modo in cui avrebbe voluto. Io invece ero convinta che il mio cuore si fosse pietrificato.
Non ricordavo neppure lontanamente l'ultima volta che una ragazza mi era interessata sul serio. Vivevo le ragazze solo attraverso il sesso occasionale e me lo facevo bastare. Le vedevo tutte attorno a me, legarsi, attaccarsi come sanguisughe in cerca d'affetto e stupide moine e sapevo benissimo che ero io ad essere sbagliata.
Forse perché non ci ero abituata a condividere la vita con qualcuno, d'altronde io non avevo mai spartito nulla con nessuno. Arianna era la piccola orfanella abbandonata e costretta a saltellare di famiglia in famiglia senza averne mai realmente una. C'è chi l'ostacolo non riesce a saltarlo, il pugno in faccia non riesce ad evitarlo, chi viene risucchiato dalle sabbie mobili infide della vita; io ero sopravvissuta cambiando volto, pettinatura e nome. Rain ed Arianna erano due parti di me, ma mi era concesso mostrarne solo una.
《Facciamo il pre, l'after o entrambi?》mi provocò Giorgia lasciandomi un bacio bagnato sul collo.《Non mi va, scusami. Ti prego lasciami da sola》risposi senza reagire.
《Rain cos'hai?》mi chiese con tono preoccupato.《Nulla, solo un po d'ansia》mentii, ma lei lo sapeva.《È solo il Mercury, continueranno a consumare senza neppure fissarci, Rain, lo sai bene. Dai, dimmi la verità! Siamo amiche, no?》
Annuii lentamente con la testa buttando via l'avanzo della sigaretta ed alzai lo sguardo nel suo.《Hai mai l'impressione che ciò che hai non ti basta più? Non provo più nulla Giò, non mi sento quasi umana.》《Uhm》rimase a pensarci.《Qualunque cosa ti manchi, sono sicura che ci sia un ottimo motivo. E no, non sei umana... l'ho sempre sospettato che tu venissi da Marte, scopi troppo bene per essere una terrestre》scherzò, e risi prima di beccarmi un affettuoso abbraccio da parte sua.
《Andiamo nello stanzino privato di Dominik, li non ci disturba nessuno》bisbigliai al suo orecchio.《No! In questo modo togli tutto il bello.》Si morse le labbra e prendendomi da un braccio mi trascinò all'interno dei bagni femminili chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle. Cominciò a baciarmi con foga, a spogliarmi frettolosamente dal momento che non avevamo molto tempo a disposizione ed assecondai le sue attenzioni. Le lasciai lunghe scie di baci sul collo e sulle clavicole stringendo con forza i seni a ritmo dei suoi mugolii di piacere, poi scesi velocemente verso il basso quando mi accorsi che lei sembrava già abbastanza pronta. Mi incitava ad andare oltre con il corpo e con la voce, così dopo aver accarezzato più volte la sua intimità oltre il pezzo di stoffa, lo sfilai via. Respirai più volte sul centro prima di poggiarci le labbra per incominciare a lavorare con la bocca. Quasi sembrava angosciata dal mio non voler concludere il lavoro, non sapeva quanto fossi terrorizzata all'idea che qualcuno dei ragazzi che giocavano e scherzavano rumorosamente al di la della porta di legno, decidesse di entrare.《Rain, ti prego!》ansimò più forte e riscuotendomi mi resi conto che probabilmente concludere alla svelta sarebbe stata una soluzione. Così entrai dentro di lei con due dita e cominciai a pompare mentre continuavo a darle piacere con la bocca. Sempre più forte, sempre con più foga, fin quando in un'ultimo grido raggiunse l'orgasmo soddisfatta.
Cercò di ribaltare la situazione ma la fermai con una scusa banale.《Ho le mie cose, andiamo a prepararci che tra un po' dobbiamo suonare.》
Annuendo delusa si ricompose e mi seguì uscendo di li. La scaletta prevedeva poche canzoni con cui avrei dovuto attirare più gente possibile. Funzionava così: Dominik ci pagava in rapporto a quanti clienti erano presenti nel locale ad ascoltarci. Appuntai il microfono e mi appesi al collo la mia Gibson bianco perlato, poi cominciai. 《Buona sera signore e signori, siamo i TheOnes ed anche questo sabato siamo felicissimi di accompagnare la vostra serata con un po' della nostra musica!》
Un applauso in sottofondo riuscì a regalarmi l'adrenalina necessaria per dare il via alla cover di Zombie dei Cranberries.
Avevo sempre sentito profondamente mia quella canzone, che parlava di guerra e nella mia testa era sempre in circolo una guerra da combattere, per lo più con me stessa.
《... in your hand
oh, in your hand
zombie
zombie
zombie...》
Le mie energie si fondevano con la mia voce ed uscivano al di fuori del mio corpo, letali esplodevano come il trambusto che c'era nel mio cervello. Di fronte a me non c'era più nessuno, neppure alle mie spalle, solo il suono degli strumenti che mi accompagnavano. Io non esistevo più, non li, ero altrove.
Quando la canzone finì, ricordai l'esatto motivo per la quale avevo deciso di vivere di musica, ed era quello: nella musica mi perdevo, essa creava assenza.
La mia performance sembrava esser piaciuta, qualcuno applaudiva e nemmeno m'importava, ma quando vidi Lucia in fondo alla sala sollevarsi dal suo tavolo battendo le mani, riuscii a sentirmi fiera di me stessa. Quanto era improbabile la nostra amicizia? Il diavolo e l'acqua santa, dicevano, ma io adoravo Lucia con tutta me stessa. Quella ragazza non poteva vedere nulla e quasi come una contraddizione, grazie a questo vedeva più di chiunque altro. Andava oltre le apparenze, oltre i falsi sorrisi, le maschere... era immune alle mie. Ascoltare la mia voce o quanto il mio passo fosse pesante le bastava per comprendere il mio stato d'animo ed anche non volendo, finiva per farmi star meglio. Era una terapia che avrei fatto volentieri giornalmente, ed il fatto che fosse li in piedi stava a significare che in ciò che cantavo, ci aveva trovato un'emozione forte.
《Wow, Rain, sei stata assurda!》si congratulò Giorgia stringendomi in un abbraccio a fine esibizione.《Grazie!》sorrisi giocherellando con un bottone della camicia.《No, sul serio, che ti è preso? Da quanto tempo riesci a fare...quello?》
Sollevai le spalle e mi accesi un'altra sigaretta.
《Mi sono solo persa.》
Giorgia sembrava non capire.
《Ti sei...persa?》scoppiò a ridere,《dovresti perderti più spesso se ti fa quel effetto.》
Risi anch'io.
《Ci proverò.》

LSB- Ad occhi Chiusi.Where stories live. Discover now