L'attrice

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Quella mattina, finalmente, avrei girato la prima scena del telefilm a cui avevo preso parte. La serie si intitolava "I misteriosi vicini" e trattava di alieni caduti sulla Terra per compiere un atterraggio di fortuna. Io interpretavo la sorella della protagonista umana che si ritrovava una famiglia stramba come vicini. Il mio ruolo non era molto importante e non comparivo spesso, ma avevo firmato per quindici episodi, quindi non potevo lamentarmi.

Mi sentivo carica ed eccitata per il lavoro che mi attendeva e speravo di trovarmi bene con il resto del cast e la crew. Mi ero documentata molto sul regista, lo sceneggiatore, e gli attori che avrei fiancheggiato. Erano tutti giovani e molto belli, in particolar modo quelli che recitavano la parte degli alieni. Non mi sentivo alla loro altezza, quindi avrei dovuto dare il massimo nella recitazione per dimostrare che quel ruolo meritava di essere mio.

Lavai i denti e uscii dall'appartamento dopo aver controllato di aver preso il copione; mi avviai nella hall velocemente perché non sapevo se l'autista stesse già aspettando. Mi faceva stranissimo pensare che ci fosse una macchina a mia disposizione, che mi avrebbe portato agli studi.

Quando vidi l'autista in un'uniforme impeccabile e un cartello con su scritto "signorina Moran", mi resi conto che la mia vita stava cambiando sul serio e in modo radicale. Niente mezze misure. Quella non era Kansas City, era Los Angeles. All'improvviso mi sembrò tutto troppo grande per me, ma non era il momento di lasciarsi sopraffare: dovevo conquistarmi quella giornata e tornare a casa con la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro.

Presi un bel respiro e mi avvicinai all'autista. Gli sorrisi senza sapere bene cosa dire, dopodiché lo salutai cordialmente e mi presentai. Fece lo stesso anche lui e m'invitò a salire a bordo aprendomi lo sportello. Che professionalità!

Mentre accendeva il motore, guardai fuori dal finestrino oscurato e riuscii a scorgere James che camminava con una ragazza. Non riuscivo a distinguere bene i visi, ma forse era la stessa della palestra. Stavano insieme? Oh, insomma! Non doveva importarmi.

Stavo per voltarmi ma James guardò verso l'auto e le sue labbra si tesero in un sorriso. Non era possibile che mi avesse visto: il finestrino era oscurato e da fuori non si poteva scorgere nulla.

«Buongiorno Signor Monstat!» salutò James, così mi accorsi che il finestrino del guidatore era abbassato.

«Signorino Diamond! Quanto è cresciuto! E la bella signorina con lei?» Perfetto: volente o nolente avrei conosciuto la risposta.

«Sono Britney, la sua ragazza» cinguettò lei.

«No, non lo sei» puntualizzò lui risentito.

«Non è cambiato per niente, vedo!» L'autista era divertito, ma io per niente. Dovevo immaginarlo che era un playboy incallito!

«Gli farò cambiare idea» disse giuliva la ragazza. Dubitavo fortemente che ci sarebbe riuscita.

«Buona fortuna» le augurò il signor Monstat. «Ora devo andare: ho una bella attrice da portare sul set.»

«Oh, chi è ?» chiese euforico James, poi infilò la testa nel finestrino costringendo l'autista a schiacciarsi contro il sedile del passeggero.

Quando mi vide, sgranò appena gli occhi e si aprì in un sorriso. «Ah, ci avrei scommesso che sei un'attrice!»

«Perché?» mi ritrovai a chiedere senza pensarci.

«Perché sei brava a fingere che non t'importa nulla di me.»

«N-non dire sciocchezze!» Stavo arrossendo, lo sapevo.

«Sei così tenera con le guance rosse!»

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