Home, sweet home

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Osservai le persone scese dal mio stesso aereo fermarsi al tapis roulant per recuperare le valige. Erano scocciate dell'attesa e anche un po' spaventate all'idea di non trovare i propri bagagli, mentre io mi avviavo sorridente all'uscita del terminal, felice di avere con me solo uno zaino. Quel week-end l'avrei passato a casa mia, con la mia famiglia e i miei amici. Ne avevo sentito il bisogno e non solo perché senza James mi sentivo sola, ma anche perché mi mancavano sinceramente.

All'uscita dell'aeroporto mi aspettava mio padre che, non appena mi riconobbe tra la folla, mi corse in contro e mi abbracciò senza lasciarmi respirare.

«Mi sei mancata, stellina mia.»

«Anche tu, ma lasciami respirare!»

Si scostò e sorrise asciugandosi una lacrima. «La mamma ci aspetta a casa. Sta cucinando per un esercito!»

«Zack?» chiesi mentre salivamo in macchina.

«Arriverà domani. Ha da fare al college.»

«Strano... sembra quasi che abbia messo la testa a posto!»

Papà scoppiò a ridere ma mantenne la concentrazione sulla strada trafficata. «Non parliamo di quel debosciato. Raccontami di te.»

«Non c'è molto da dire, se non che le riprese vanno bene e finalmente ci hanno concesso una pausa di tre giorni. Sono esausta» mi lamentai.

«Angie, tesoro mio...» Sospirò e si perse per un secondo nei suoi pensieri, poi proseguì: «Sono felice per te, ma non puoi basare la tua vita unicamente sul lavoro. È sbagliato e malsano, soprattutto alla tua giovane età.»

«Ho qualche amico e ci sto uscendo spesso in questi ultimi giorni. Sai, anche se sono stanca e tutto il resto...» Digli di James! mi incitai. Non l'avevo ancora detto ai miei e mi sentivo in colpa.

«Questo mi solleva.»

«Beh, c'è anche... Te lo dico dopo» dissi alla fine quando vidi la nostra casa in lontananza.

«Sono curioso, ma scommetto che vuoi aspettare che ci sia anche tua madre, vero?»

«Esatto» mormorai godendomi ogni singola casa tremendamente familiare.

Papà parcheggiò qualche secondo dopo nel vialetto acciottolato e mi resi conto che anche quel rumore mi era mancato tanto.

Scesi svelta dall'auto e mi precipitai alla porta; bussai energicamente, come avrebbe fatto un impaziente James, e mi gettai tra le braccia della mamma non appena mi aprì. Fu in quel momento che non riuscii più a trattenere le lacrime di gioia e nostalgia. Asciugai le guance contro il maglioncino della mamma e scoppiai a ridere nel vedere la sua faccia totalmente contrariata al mio gesto poco fine.

«Non sei cambiata per niente» affermò scuotendo la testa.

«Però ti faccio sempre divertire.»

«Questo è vero.» Mi sorrise e mi fece l'occhiolino. «Non stiamocene qui impalate: sto prendendo freddo.»

«Anche tu non sei cambiata per niente!» costatai allegra.

Mi prese per mano e mi trascinò dentro ridendo, con papà che ci chiedeva cosa ci fosse di tanto divertente nel suo essere freddolosa.

«Ma che profumino!» esclamai euforica entrando in cucina.

«Ho fatto le lasagne che ti piacciono tanto ma, prima di mangiare, va' a farti una doccia.»

«Stai dicendo che puzzo?»

Mise le mani in vita e mi guardò con rimprovero. «La tua linguaccia non mi è mancata per niente!»

InvisibleWhere stories live. Discover now