Ragazzino viziato

1.7K 66 13
                                    

Le riprese procedevano alla grande, anche se ero stanca morta a causa delle scene notturne in esterna che aumentavano sempre di più. Vivevo ormai come un vampiro e ne stavo assumendo anche il pallore. Era il quinto giorno consecutivo che mi ero messa a letto alle sette del mattino e svegliata alle cinque del pomeriggio. Il sole ormai lo vedevo solo attraverso la finestra del bagno, mentre mi rilassavo nella vasca prima di cenare e andare sul set. Ero quasi sfinita, eppure quella vita mi piaceva da morire; in più avevo chiesto al signor Whright - il regista - se mio fratello avesse potuto partecipare alle riprese e aveva acconsentito entusiasta di avere un pubblico.

Zack sarebbe arrivato l'indomani e non stavo più nella pelle! Da quando aveva iniziato il college, ci vedevamo poco e ora ancor meno per il mio trasferimento, quindi ero felicissima di passare quei giorni con lui.

Controllai che ore fossero e, visto che erano le cinque e trenta, decisi di rispettare l'impegno che avevo preso con me stessa il giorno precedente: andare in palestra. Mi conoscevo bene ed ero consapevole che se non avessi ripreso subito, la palestra non l'avrei più rivista neanche nelle foto dell'opuscolo parcheggiato ancora sul tavolo del salone.

Dopo aver indossato la solita tenuta, mi recai in palestra e iniziai il solito allenamento con più voglia di quanto mi aspettassi. Correre mi faceva sentire bene e teneva anche la testa occupata. Non lasciava spazio a quei pensieri che circolavano lì dentro e che non mi piacevano per niente. In pratica il mio cervello era incasinato quanto il mio appartamento, e la palestra era la donna delle pulizie.

Sbuffai infastidita da me stessa e accelerai il ritmo finché non mi mancò del tutto il fiato e dovetti rallentare progressivamente per recuperare.

Impostai la funzione salita a cinque gradi, mentre tornavo a respirare regolarmente.

«Buongiorno» cantilenò una voce fin troppo familiare.

Alzai gli occhi dallo schermo e li puntai in quelli di James. «'giorno.»

«Ti manca molto? Avrei bisogno del tapis roulant.»

Guardai gli altri e constatai che erano tutti occupati. «Ho appena iniziato. Ne ho per un'altra mezz'ora.»

«A me serve ora.»

Roteai gli occhi al cielo. «Chiedi a qualcun altro.»

S'imbronciò. «Voglio questo.»

«Perché?»

«Da qui riesco a vedere le ragazze che fanno pilates» spiegò.

Già, lui era così: guardava tutte le ragazze; era interessato a tutte. Chissà se io... no, non dovevo pensarci. Accantonai l'idea con una scrollata di testa.

«Avrai il tapis roulant tra ventotto minuti.»

Mi guardò storto, come se tutto ciò che voleva gli fosse dovuto. «Non posso aspettare!»

«Sei un ragazzino viziato» mi sfuggì e mi sentii in imbarazzo per la confidenza che mi ero presa.

La donna accanto a me scoppiò a ridere, poi guardò James con sguardo complice. «Lascia in pace questa ragazza e prendi il mio posto» gli suggerì in tono minaccioso mentre frenava il suo passo e scendeva dall'attrezzo. Diede una pacca sulla spalla del cantante e si avviò verso l'uscita.

Quella bella signora era stata importunata da James? Avevano avuto una storia? Oddio! James era stato il suo toy-boy? Lo era ancora?

«Angie, cosa ti sta passando per la testa?»

Quella domanda mi riportò con i piedi per terra. Voltai il viso alla mia sinistra per poter guardare il mio interlocutore. «Chi è quella donna?»

InvisibleWhere stories live. Discover now