Ciak, si gira!

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Quella mattina mi ero svegliata serena e riposata, quindi scelsi di fare colazione in piscina. Scesi appena fui pronta e comprai un paio di muffin al cioccolato e un cappuccino con panna; mi sistemai su un tavolino libero e iniziai a mangiare. Erano davvero buoni quei muffin e rimpiansi di non averli assaggiati prima, magari appena arrivata al Palm Woods.

Mentre bevevo il cappuccino, notai in lontananza Logan in compagnia di una ragazza mora molto carina. Di sicuro era la sua ragazza, dato che la teneva per mano e le sorrideva come fosse la cosa più preziosa al mondo.

«Sono dolci, vero?» La voce di James mi fece sussultare.

«Siete dei maestri nello sbucare all'improvviso.»

«Anni di pratica.» Allungò la mano e rubò un pezzetto del muffin rimasto. Lo guardai storto. «Buono.»

«Una cosa su cui siamo d'accordo!» scherzai e riuscii a farlo sorridere. Cielo quanto era tenero così!

«Sei mattiniera.»

«Non direi: sono già le dieci.»

«Punti di vista.»

«Seconda cosa.»

Sorrise ancora e prese dell'altro muffin. Lo masticò con gusto, guardando la mia espressione contrariata. «Programmi per la giornata?»

«Tra un'ora verrà a prendermi Monstat per portarmi agli studi.»

S'illuminò di colpo. «Posso venire con te?»

Giusto: a lui importava soltanto quello. Magari per trovarsi una bell'attrice che ci stava.

«D'accordo.» Almeno così mi avrebbe lasciato in pace e non avrebbe alimentato la mia lieve infatuazione.

«C'è un trucco dietro?» Scossi la testa. «Non è una trappola? Tipo che mi chiudi nel bagagliaio dell'auto.» Mi fissò con un sopracciglio così alzato da risultare buffo.

«Nessun trucco. Ci tieni tanto, quindi ho deciso di accontentarti.»

«Grazie!» Si sporse sul tavolo e stampò un bacio sulla mia guancia, che subito divenne rossa.

«F-figurati.» Se non gliel'avessi data vinta, avrei potuto passare più tempo con lui, ma a quale prezzo? Mi sarei presa una cotta per un ragazzo che cercava la mia compagnia per suo semplice tornaconto.

«Stai bene?»

«Sì. Perché?»

Alzò le spalle. «Sembri spenta oggi.»

«La mattina non sono mai tanto sveglia» improvvisai.

«Me lo ricorderò. Ora scusa, ma devo farmi bello per il set. Ti raggiungo alle undici all'entrata, ok?»

«Perfetto.» Mi sentivo sempre più triste. Potevo dire addio al bel risveglio avuto.

Posò gli indici agli angoli della mia bocca e li sollevò facendomi assumere uno strano sorriso. «Così è meglio.»

A quel punto sorrisi anche senza il suo aiuto. «Ci vediamo dopo.»


Undici in punto. Il signor Monstat era già arrivato, ma James non si era ancora presentato. Aveva rotto le scatole per giorni e non si degnava neanche di essere puntuale. L'avrei strozzato!

I miei pensieri omicidi furono interrotti proprio dal suo arrivo. Mi si avvicinò con le mani nascoste dietro la schiena e, sinceramente, temevo di sapere cosa ci fosse lì dietro.

«Vuoi vedere prima la cosa bella o quella stupenda?»

«La bella.»

Sfoderò la mano sinistra e mi porse un girasole. «Questo è per te, per ringraziarti.»

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