Capitolo XV

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Eravamo nel boschetto vicino casa, su una collinetta da cui si poteva vedere tutto il paesino, era piccolo, ma era piacevole alla vista e mi rilassava dandomi la tranquillità giusta per riaggiustare la devastazione che avevo lasciato dietro di me.

Rimanemmo fermi a guardare l'orizzonte per diverso tempo, io stavo piangendo su Kevin ero a pezzi.

"Va meglio?" mi chiese Kevin appena mi calmai.
"Abbastanza... scusa se mi sono sfogata su di te..." gli dissi afflitta e asciugandomi una lacrima con il polso.
"È tutto ok, a me basta che tu ora stia meglio. E poi me lo meritavo, hai avuto la tua vendetta." mi disse sorridente sciogliendo l'abbraccio in cui mi aveva avvolto.
Non risposi, restai lì a godermi la brezza che ci sfiorava la pelle scoperta.

"Kevin?" dissi dopo un'altra lunga pausa silenziosa.
"Dimmi."
"Ciò che mi ha detto Christian... è vero?" sapevo già la risposta, Christian era tutto fuorché bugiardo, anche i suoi occhi trapelavano sincerità ogni volta che li guardavo.
"Si... mi spiace che tu l'abbia dovuto scoprire in un modo così brutale..."
"Tipico di Christian... Ma tu non sei il figlio del Re dell'Inferno? Non dovresti essere insensibile? Non dovresti dirmi... che so... si e basta? Oppure che per te è meglio, così puoi fare di me il tuo giocattolo o robe del genere?"
"Diciamo che sono particolare." mi disse con un sorriso furbo.
"Che intendi?" nonostante il mio stato d'animo volevo capire quel ragazzo così gentile e così crudele allo stesso tempo, perché era così?
Ci pensò su un momento, sembrava stesse decidendo se dirmi la verità su se stesso o no.
"Se non ti va di parlarne non importa." gli dissi.
"Diciamo che è complicato, ma posso tranquillamente dirtelo." prese fiato e iniziò: "Il mio sangue è demoniaco, ma quando nacqui, gli angeli, per paura che io diventassi più crudele di mio padre mi iniettarono parte del sangue angelico. Il punto è che io non sono mai stato così crudele, nemmeno alla nascita, mio padre mi trasferì, senza rendersene conto, ciò che perdette quando venne scaraventato nelle profondità della Terra e divenne un demone, la sua parte angelica risiede dentro di me. Io sono immune al sangue angelico. E poi il sangue viene depurato e prodotto dal proprio corpo, quindi anche se mi viene iniettato del sangue angelico in seguito sparisce."
"Oh. Quindi non sei del tutto cattivo come dovrebbero essere i demoni effettivi."
"No e sinceramente sono contento così. Nonostante la parte angelica di mio padre, comunque sono sempre un demone, o meglio, un angelo mancato, dopotutto sono figlio di un angelo tramutatosi in demone. Quella parte, però, è solo una piccola percentuale di quello che sono realmente, ovvero un demone, è complicato insomma. E mi sembra anche di avertelo dimostrato nella maniera più orrenda che esista."
"Non ricordarmelo..."
"Scusa."
"Come hanno fatto a iniettartelo? Insomma, gli angeli non mettono piede all'Inferno, o sbaglio? E dubito che usino l'attrezzatura umana. Poi quando sei nato tu non c'erano le tecnologie che abbiamo oggi dati i secoli che ci separano."
"No, non sbagli, infatti chiesero a un angelo caduto di prendermi e portarmi da loro in cambio lo avrebbero fatto tornare nei Cieli ricominciando dall'inizio la sua ascesa. Gli angeli mi temevano e ancora oggi mi temono perché sono troppo potente, anche più di mio padre."
"Come fai a esserne sicuro? Non è che ti stai solo montando la testa come tuo solito?"
"No, questa volta non mi sto montando la testa. Ne ho già avuto la prova in varie occasioni... a volte ho paura anche io di me stesso."
"Quali occasioni?"
"Quando litigavo con mio padre e mia madre."
Ci fu un'altra lunga pausa di silenzio e poi dissi: "Com'è successo?"
"Cosa?"
"Perché ha fatto questo patto? Cos'è che l'ha obbligato a farlo?"
"Degli errori che ha compiuto in passato..."
"Posso sapere quali?"
"Meglio non sapere fidati, è garbuglio di tante cose tra le quali c'entro anche io..."
"Che intendi?"
"Lascia perdere." guardò il cielo, il sole stava tramontando ed era un miscuglio di colori: iniziando dal rosso incandescente che si vedeva all'altezza del sole che calava e man mano che la luce si allontanava si schiariva sempre più fino a diventare bianca e passare a una luce più scura; segno che la sera stava arrivando, provocando il fenomeno delle nuvole rosa: "Si sta facendo, buio torniamo indietro." mi disse.
"Mi piace stare qui la sera." risposi. Non avevo voglia di tornare indietro, avevo ancora bisogno di aria fresca e pulita, aria nuova, in cui non avevo ricordi insieme a Christian, volevo che l'aria stessa mi ripulisse di tutti quei ricordi che amavo e che mi addoloravano, volevo scacciare quella sensazione di debolezza e rabbia che provavo in quel momento e sentivo che solo nel boschetto ci sarei riuscita.

"Perché tieni così tanto a me?" chiesi dopo un'altra lunghissima pausa: "Lo fai perché vuoi portarmi dalla tua parte o per un'altra ragione?" prima che mi rispondesse ci fu un silenzio inquietante, sentivo la tensione cresce e poi: "Lo faccio per tutt'altra ragione e già sai che intendo... te l'ho detto chiaro e tondo quando eri mia prigioniera..." mi disse con tono freddo.
Pensai di nuovo a quella volta, era strano sentirsi dire 'ti amo' all'Inferno, mi sembrava una cosa anormale e sbagliata.
*Ricordo che la discussione iniziò quando io mi stavo preparando per andare al ballo che avrebbero tenuto al castello e io ci dovevo andare contro la mia volontà: "Fottiti!" dissi a un certo punto, poi sentii il suo corpo arrivare vicino al mio da un momento all'altro, i miei capelli volarono sotto il vento provocato dalla sua super velocità e mi accompagnò al muro prendendomi per i polsi e bloccandoli. Ricordo che mise le mie braccia al di sopra della mia testa: "Lo fai apposta?" mi disse con tono sensuale e minaccioso usando la sua vera voce, quella demoniaca: "Lasciami! Ti diverti a bloccarmi sempre al muro?" gridai: "Lo fai apposta?" ripeté col medesimo tono schiacciando di più: "A fare cosa?" dissi mentre cercavo di liberarmi dalla sua prigionia.
Ricordo che mi lanciò sul letto tenendomi sempre bloccata e intrufolandosi tra le mie gambe.
Sentii il suo fiato vicino al mio orecchio e sul collo: "A farmi eccitare?" mi disse a bassa voce all'orecchio e sentendo una presenza poco gradita.
"Non sono io a farti eccitare! Sei tu che sei pervertito!" ricordo che gli urlai in risposta.
La sua mano si spostò dal mio polso, che bloccò insieme all'altro polso che teneva fermo nell'altra mano con la sua morsa d'acciaio, alla mia gamba che accarezzò dal ginocchio al gluteo, iniziando anche a spogliarmi, infine la mise sotto al mio mento e riempì lo spazio tra i nostri visi, mentre stava sfiorando le mie labbra con le sue e mi disse sottovoce: "Ti amo!"*
"Mi ricordo!" risposi infine. Ricordavo fin troppo bene quel momento così imbarazzante e umiliante...
"Andiamo?" chiesi dopo un po'.
"Va bene ti accompagno."
"Grazie."

Mentre tornavamo in paese sentimmo dei rumori.
"Cos'è?" chiese Kevin pronto a difendersi: "Sarà qualche lupo che si trova in zona, sta tranquillo, non ci attaccheranno, andiamo." dissi tranquilla, anche se avevo una strana sensazione. Lui non era convinto, infatti si vedeva la preoccupazione nei suoi occhi, non ne comprendevo bene la ragione, ma almeno lo convinsi e andammo in paese, non vedevo l'ora che finisse quella giornata stancante.

Angeli Custodi-Tutto sta cambiandoWhere stories live. Discover now