Coccodrillo - rosmarino

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Binomio fantastico

Conoscevo anni fa un coccodrillo, giù nella palude dove abitavo prima. Non era uno dei soliti rettili sempre affamati di paura, umana o animale che fosse, sempre sporchi di melma e puzzolenti come una fogna urbana. Lui era diverso.

Milord viveva in una tana all'angolo delle Tre Canne. E sottolineo "viveva", perché non lo si vedeva mai uscire di casa se non il mattino presto per la solita camminata rinvigorente.
Oltre alle passeggiate, Milord il coccodrillo amava anche la cucina esotica, il découpage, i tramonti d'inverno e il giardinaggio.
Lo giuro! In quanto ad artiglio verde, era il migliore. A pensare che le canne della sua proprietà erano tra le più dritte e secche di tutta la palude, quanta invidia, il vicinato!

Milord, che ben conosceva le mie lontane origini mediterranee siccome gli avevo raccontato dell'importazione della mia famiglia dal Tirreno quando neanche mi si erano aperti gli occhi, un giorno di foschia venne a farmi visita.

«Avrei bisogno di un po' di rosmarino» mi chiese con tono gentile e curato, perché con quei denti così candidi e impeccabili, la sua voce non poteva essere da meno.
«E che vuoi farci?» Gli domandai confuso.
Si sistemò il farfallino di seta e mi rispose con tanta ovvietà da farmi sentire in colpa per un simile quesito.
«Coltivarlo, naturalmente.»

E fu così che con il passare del tempo la sua piantina di rosmarino - ormai l'arbusto sapeva di pizza dall'altro lato della palude - cresceva a dismisura proprio davanti al tuo naso, a beffarsi del tuo fango maleodorante con il suo profumo speziato, del tuo grigiume incrostato con i suoi morbidi fiorellini pervinca.
Il salice al margine della nostra pozza d'acqua non fece in tempo ad attraversare due inverni che il piccolo rosmarino aveva messo su volume, diventando un rotondo cespuglio di aghi di giada. Un colore così lo avevo visto solo sulle squame del piccolo Alligate quando aveva appena due giorni. Una cosa impressionante, quella macchia colorata in mezzo alla polvere.

Il giorno prima di trasferirmi, decisi di passare a salutare Milord e informarlo della mia partenza. In fondo, oltre che vicini di palude, siamo stati anche compagni al corso di Iniziazione alla caccia, ormai troppo tempo fa per ricordarmi l'anno esatto.
Come c'era da aspettarselo mi accolse con gentilezza, e fui tra i pochissimi che poterono godere di un'ospitalità rara nel suo genere.
Mi mostrò la sua collezione di vibrisse feline, feci il giro della sua tana abbellita con preziose bacche di biancospino, di ginepro e di vischio. Mi versò del delizioso tè di calendula e assaggiai la più buona focaccia al rosmarino della mia vita. Se chiudo gli occhi posso ancora sentirne la sofficità sul palato, l'inebriante profumo degli aghi imprigionati nell'impasto ed il particolare gusto leggero e speziato, accentuato solo da una goccia di olio d'oliva. Quello fu il giorno in cui sentii di essere tornato a casa.

Non so che fine abbia fatto Milord al giorno d'oggi, ma giù al fiume si bisbiglia di un famoso chef che insegna ai mediterranei le loro origini grazie alla sua cucina. Chissà, magari... Magari è proprio lui.

A me piace pensare che sia diventato qualcuno, qualcuno degno del suo nobile nome.




boostwriter ne ha fatto una versione audio di sua spontanea volontà, non l'ho ricattato, giuro. Nel caso vi interessi: https://youtu.be/gxOAwUZaWAI

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