Un chilo di farina per una sigaretta

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Ipotesi di sottrazione

Mia madre è una di quelle persone che non sanno come fare le cose nel modo giusto. La spesa, per esempio. Quando si dimentica di andare al supermercato, decide che devo essere io quella che deve subirsi questa punizione; "il flagello di Helen" lo chiamo.

Non è un problema andare a fare compere, anzi; rimanere da sola, ogni tanto, non mi fa affatto male. L'afflizione risiede nella modalità in cui tutto ciò accade.
Anche oggi sono la sostituta di mia madre, bigliettino con quattro parole in croce e via, mi spinge a prendere il volo. Ed è questo il dramma: mi indica sempre, costantemente, come se seguisse un copione, solamente tre o quattro prodotti da acquistare. Il resto so che arriva per strada. O per i reparti. O alla cassa. Raramente anche all'uscita - in questo caso è come se giocassi doppio alla roulette e mi venisse concesso un secondo giro. Che strazio!

Di solito perdo tempo finché posso per darle il tempo di chiamarmi per l'ennesima volta e dirmi "Ah, anche il latte, due cartoni.", "Un chiletto di mele l'hai preso?", "Ti avevo scritto anche il burro, vero?". Già... è sempre così. 

Al momento sono già alla fine della mia avventura per questa giornata. La spesa viene rudemente trascinata sul nastro semi-inceppato, il bip di approvazione dello scanner è una ninnananna incessante, il tintinnio delle monetine nel portafogli della vecchietta davanti a me è più puntuale della metro del ritorno a casa.

«Buongiorno. Vuole una borsina?»

«Due, grazie.» 

Bip - bip - bip - bip

«Vuole il sottopentola in omaggio?»

«No, grazie.»  

«Sono trentadue e settantotto.»

E va bene, mano al portafogli!

C'è qualcosa che non va... Io ho preso i soldi che ha lasciato la mamma sul tavolo, perché qui non ci sono? E la mia riserva personale? Panico. Ho sempre qualche spicciolo dietro, so che in base a quello che mi viene chiesto di comprare il denaro datomi non è mai sufficiente. Non ho nemmeno cambiato portafogli!

«Mi scusi, un attimo solo.» Non è tanto l'imbarazzo a pietrificarmi quanto l'ansia che mi sta pervadendo. 

«Signorina, si dia una mossa.»

«Ma insomma, questi giovani! Non ho tempo da perdere.» 

Le persone iniziano a borbottare e la cosa mi infastidisce. Io quei dannati soldi li avevo! Non so se è il tremore del corpo a farmi sudare o il nervoso per la perdita di pazienza. Quasi quasi lascio la spesa qui e me ne vado.

«Un secondo solo, signorina, avevo i soldi proprio qui, li trovo subito.»

«Attenda un attimo, signore, c'è un problema: non ho più soldi in cassa. Sento la direzione e torno.» Il panico inizia a diffondersi per il supermercato.

«Ma che sta succedendo?» E non sono più l'unica ad andare in iperventilazione. Tutti iniziano a rovistare nelle borse e nei portafogli. Niente. Ogni monetina e banconota è scomparsa, anche alle casse non c'è più nulla. Se è la mano di qualche ladro tanto di cappello e mi inchino, perché davvero è una mano veramente lesta.
Sembra più un numero di magia. Un secondo prima c'era tutto, il secondo dopo, poof, via tutto. E ora?

Sono tornata a casa senza un centesimo e, ovviamente, senza le compere. Accendo la televisione e sto per chiamare la mamma e informarla, ma un tizio pelato e trafelato attira la mia attenzione. Il suo servizio è incentrato proprio sul caso insolito di oggi e lo sta sbandierando come un fruttivendolo al mercato.

Nessuno ha più niente? Ma quali accertamenti! Se un intero supermercato,  clienti compresi, è rimasto senza una lira, è chiaro che tutto il mondo è al catafascio. Mi viene quasi da ridere, voglio proprio vedere cosa farà ora tutto questo consumismo senza il suo carburante.

Sono passate due settimane, niente da fare. I soldi hanno proprio deciso di fare le valigie e andarsene per sempre. Anche quando ne ristampano, appena vengono messi in circolazione spariscono. Le grandi Borse sono impazzite, le banche di ogni cantuccio del pianeta pure. Finché questi bei governi che abbiamo scelto così democraticamente e con così tanta fiducia si decideranno sul da farsi, la gente comune è tornata a un sano ed efficiente sistema di compravendita basato sul buon vecchio baratto. Ogni scambio di prodotto viene effettuato secondo una serie di regole stabilite sul momento tra le persone coinvolte.

La necessità mi ha fatto scoprire che la nostra vicina è più fornita di cento negozi messi insieme. Fortunatamente per noi, è una fumatrice incallita e basta veramente poco per corromperla. La mamma vuole fare una torta? Un pacchetto di farina e due uova dalla signora Luisa per tre sigarette di papà; che tanto per lui era anche arrivato il momento di smettere e gli fa solo bene.
Voglio del mais da popcorn per guardarmi un film in casa? Un accendino le fa sempre comodo, siccome li perde sempre per la casa. A volte ci guadagno anche una barretta di cioccolato.

Il problema più grave ce l'hanno le grandi, medie, piccole e neo aziende, che non possono più produrre nulla gratis non potendo più acquistare materie o non potendo poi remunerare i lavoratori.

Nel piccolo mondo da basso si vive di favori, di scambi più o meno equi e di solidarietà. Ai piani alti credo siano arrivati ai polsi a furia di mangiarsi le mani.
Penso che, tuttavia, anche se non si sa come, un po' di giustizia è finalmente stata fatta.

[L'ipotesi di sottrazione è una tecnica che prevede che un elemento qualsiasi della realtà venga improvvisamente a mancare e che il mondo quindi, così come è conosciuto, debba cavarsela senza.]

La foto non ha nulla a che fare con la storia, ma è splendida e volevo condividerla con voi.

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