Antidisprezzo

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Prefisso arbitrario

«Ehi, amico, ce l'hai?»

«Per chi mi hai preso, coglione? Io sono di parola.»

«Sì, sì, poche storie, muoviti.»

«Prima i soldi, non mi faccio fregare.»

«Di parola, ma schizzato. Toh, so' di parola pure io. [...] Cazzo ti guardi in giro? Vuoi farci sgamare?»

«Taci, è per sicurezza, l'hanno scoperto anche gli sbirri da poco quindi... infilatela dove ti pare e vattene. Non voglio più vederti.»

«E se ne volessi altra? Come ti contatto?»

«Cosa? Sei pazzo? Una volta basta e avanza.»

«Chi lo dice?»

«Tu non sai cosa ti fa 'sta roba, vero? Che idiota. Sparisci, ch'è meglio!»

«Ecco, signori, questo è quello che un infiltrato nella caserma ci ha inviato. Non è molto, ma è abbastanza per farci preoccupare.» Sganciata la bomba, attese i commenti.

«E di cosa dovrebbe farmi preoccupare una registrazione, signorina Mahoney?» Il primo non tardò ad arrivare. Sottostima e un pizzico di arroganza, era normale, nessuno voleva dimostrare di sentirsi minacciato.

«Già, non sarà per caso il fatto che la polizia sia venuta a sapere. Possono essere solo dicerie infondate.» Ecco il secondo. Ce ne sarebbero stati altri, bisognava arginare subito l'imminente frana.

«Ma è attendibile, signori. Che le forze dell'ordine abbiano intercettato già alcuni spacciatori non è di certo positivo.»

«A me no interessa, io nemmeno lavoro con questa roba. L'eroina è più bezopasnost'... sigura. Me non riguarda questo.» Quanto poteva essere stupido, Igor. Stupido come il suo popolo, che non sapeva pensare che a se stesso e a nient'altro.

«La riguarda sì, signor Petrov. Se l'antidisprezzo inizierà a circolare, con quello che costa e con la facilità di produzione, potrà arrivare a sorpassare l'uso di eroina, come di cocaina e di ecstasy. E direi che questo riguarda tutti voi qui presenti. O non vi avrei convocati.» Poggiò le mani sul tavolo, cercò di ergersi al di sopra di quei pezzi di merda d'altro secolo.

«Signorina Mahoney, Ogni nuova droga apparsa in circolo, soprattutto quelle nuove, le più sintetiche, hanno poi perso gloria. Noi non passiamo mai di moda, vero signori?» Rise fino a strozzarsi, un porco più largo che alto che tanto a breve sarebbe crepato per qualche infarto, non per eccesso di boria, purtroppo. Forse.

«Può ridere quanto vuole, sottosegretario, ma l'antidisprezzo fa bene.» Cercò di sottolineare le ultime parole. Si aspettò altre risate da cretini.

«Che dice "fa bene"?»

«Significa, signor Petrov, che non si riscontrano effetti dannosi per la salute. Non lascia buchi nella pelle, non ti mangia la faccia, non ti riduce a uno straccio...»

«No dipendenza?» Finalmente uno straccio di osservazione intelligente. Peccato fosse dovuta arrivare da uno straniero che nemmeno capiva bene la lingua.

«Il punto è proprio questo.» Una bella pausa per riscaldare i carboni sotto i loro culi flacidi. «Non è vera e propria dipendenza. La chiamano "felicità in polvere" o "polverina magica" non per niente. Non stai male se non l'assumi per due giorni, né dopo una settimana o...»

«Allora sono spacciati, signorina!» Una zucca vuota piena di merda, una tale mancanza di rispetto non poteva che arrivare da lì. Se avessero continuato a ridere tutti così sguaiatamente per altri trenta secondi, si sarebbero fatti sentire oltre le doppie porte dell'ufficio.

«Signori!» Serviva proprio alzare la voce, fare la cattiva. Una mano di stupidi maschi sconsiderati, un branco di gorilla incivili, se solo potesse tenerli in pugno per sempre. «Vi consiglio caldamente di non sottovalutare le azioni degli Anonimi. I miei seguono la vicenda da più tempo del governo, abbiamo già fatto i nostri test e sappiamo che cosa può l'antidisprezzo. Non appena si scoprirà che non danneggia né il fisico né la mente e che è l'unica soluzione per le persone, il governo arriverà a legalizzarla e tutti i nostri affari salteranno. Forse reggeremo ancora qualche annetto, finché le persone prenderanno fiducia, finché gli ultimi tossici smaltiranno le dipendenze. Poi passeranno tutti all'antidisprezzo.» Fece una pausa per far metabolizzare quelle menti vuote.

«Signorina, nulla di quello che viene legalizzato ha vita lunga. Le persone vogliono rischiare.»

«Perché non c'è scelta. Una sana scelta.»

«Ma lei che parte sta?» A quanto pare l'intelligenza del russo era solo presunta. Un abbaglio, ma accecante.

«Io sto dalla mia parte, faccio i miei interessi, signor Petrov, come sicuramente lei fa i suoi. Ma c'è un patto tra tutti noi, se non sbaglio. Io le lascio fare quello che le pare, finché non entra nella mia zona, lei mi lascia agire nello Southanton fingendo di non sapere chi io sia e cosa faccia. E così per tutti gli altri. Non vorrei dover arrivare ai coltelli perché uno di voi decide di rompere questi nostri accordi per spacciare antidisprezzo finché ancora agisce di nascosto. Non so se mi capite.» Una minaccia più velata di così poteva solo sembrare una barzelletta da elementari. Fortunatamente non era proprio il livello medio di istruzione in quella stanza. L'aria si fece pesante, qualche pancia si tirò su a lisciarsi, gonfia di veleno, tutti acuirono i sensi.

«D'accordo. L'ascoltiamo. Con cosa abbiamo a che fare? Davvero è così pericolosa?» Oh, signor sottosegretario, una mente aveva finalmente deciso di accendersi?

«Naturalmente, è sintetica, è da laboratorio, ma non è così complicato realizzarla. Si parte dalla serotonina...» un paio di occhi stralunati, normale «il cosiddetto "ormone del buonumore". Abbiamo saputo che lo ottengono dalle amebe, ma potrebbero riprodurlo anche dall'uomo o qualsiasi altro animale. Lo sintetizzano in modo che si adatti al nostro organismo, ma già di per sé è una cosa abbastanza umana da adattarsi da sola, e poi viene mescolata a un liquido innocuo in capsule tipo le mentine. Una volta che scoppiano in bocca, il liquido evapora all'istante e l'assorbimento da parte dei tessuti è... immediato, in pratica.» Chi voleva capire, doveva solamente arrivarci. Una sostanza umana che si integra nel corpo come se ne avesse sempre fatto parte, senza eccessi o effetti collaterali, una medicina naturale, una formula plasmabile e adattabile. Un gran casino, insomma.

«Mi perdoni, signorina Mahoney, quali sarebbero esattamente gli effetti di questo antidisprezzo?»

«Signor Tanaka, nulla di più di quello che ci si potrebbe immaginare. Buonumore, attivazione dell'energia, voglia di fare, positività... è quasi un antidepressivo o come se fossero steroidi.»

«E perdoni la mia insistenza, ma perché una sostanza che altera le normali funzioni mentali e fisiche, seppur innocua come sostiene, dovrebbe essere accettata dal governo?» Signor Tanaka, lei aveva sempre dato soddisfazioni.

«Perché sarebbe la soluzione, anche se magari temporanea, per mandare all'area sei diversi giri illegali solo in questo Stato.» Le scocciava venire interrotta, ma non si potevano ignorare tali obiezioni. Ecco che ne stava arrivando un'altra.

«Signorina Mahoney...»

«Signor Tanaka.»

«Lei sa bene quanto io personalmente la stimi, giovane e brillante, così intraprendente. Spero di non sbagliarmi nell'ipotizzare che lei non ci ha di certo convocati qui solo per comunicarci brutte notizie. Qualcosa mi dice che sta per esporci una soluzione.» Oh, Tanaka, uomo dei sogni, chissà perché non aveva mai funzionato tra i due, nonostante quella benedetta "stima". Sorrise felina, si lisciò il profilo del tailleur.

«Esattamente. Abbiamo trovato una falla nel piano perfetto degli Anonimi e l'avete ascoltata anche nella registrazione, se avete prestato attenzione.»

«Allora ce ne parli.» E la conversazione divenne finalmente interessante.

«Lei è una donna a cui piace giocare, vero signorina Mahoney? Era quasi riuscita a spaventarci, ma alla fine non faremo altro che fare ciò in cui siamo più bravi, modificare droghe, intercettare carichi e gonfiare i nostri affari. Poteva dircelo prima che non sarebbe cambiato niente, né che mai niente cambierà nel mondo della droga.»



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