9th

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Corinne



«Grazie per la bella giornata», dissi riconoscente a Riley, rivolgendogli un sorriso prima di scendere dall'auto.

Il ragazzo mi seguì, accompagnandomi sul vialetto di casa mia. Ci fermammo davanti alla porta. «Figurati, è stato un piacere. Sei davvero simpatica quando non sei giù di morale... o quando fingi di non esserlo».

Ridacchiai leggermente per celare il mio imbarazzo. O Riley era bravissimo a leggere le persone, o ero io ad essere un libro troppo aperto. Avrei dovuto lavorarci su. «Sì, cerchiamo di non pensarci okay?».

Riley annuì comprensivo. «Non avrei dovuto metterlo in mezzo, scusa», disse, abbracciandomi, «Spero di starti ancora simpatico».

Risi mentre ci staccavamo. «Tranquillo. Non ho ancora cambiato idea... per adesso», dissi, facendogli un occhiolino.

Riley si grattò la nuca. «Uh, suppongo debba avere paura».

Alzai le spalle. «Forse. Ehm... stasera hai da fare?», gli chiesi, raccogliendo - di nuovo - tutto il coraggio di cui fossi capace per invitarlo ad uscire di nuovo con me. Mi piaceva il fatto che glielo chiedessi io, in un certo senso.

Riley sorrise. «Se avessi piani con il Presidente li cancellerei soltanto per stare con te», disse seducente, appoggiandosi contro il muro, «Allora, cosa mi proponi?».

Scossi la testa. «Sei così esagerato. Comunque, se ti va, c'è questo film davvero carino che voglio andare a vedere ma non ho nessuno che mi accompagni», spiegai, «Ti andrebbe di sopportare due ore di film sdolcinato?», chiesi poi, facendo il broncio e gli occhioni.

Riley alzò un sopracciglio. «Solo se compri tu i popcorn, chiaro?», accettò, facendomi ridere.

«Beh, te lo devo. Allora a stasera?».

Riley annuì, poi mi baciò una guancia. «A stasera, musona», mi salutò prima di allontanarsi per raggiungere la sua auto.

«Non sono una musona!», mi lamentai, ridendo prima di aprire la porta di casa; aspettai che Riley sparisse prima di entrare.

L'atmosfera di leggerezza che si respirava fuori morì rapidamente quando, chiusa la porta, mi ritrovai mia sorella davanti che mi fissava torva. Ricambiai le occhiate confusa, domandandomi per quale motivo mia sorella stesse ferma al centro della stanza, guardandomi senza parlare; era leggermente inquietante, mi ricordava un mostro da film horror pronto a colpire al minimo movimento.

«Hai intenzione di stare lì a fissarmi per tutta la giornata?», chiesi curiosa, spostando il peso da un piede all'altro.

Maria avanzò di qualche passo continuando a guardarmi torva. «Chi era quello lì?», mi chiese accusatoria, incrociando le braccia al petto.

Alzai un sopracciglio. «Mi stavi spiando, per caso?», le chiesi, sorpresa.

Mia sorella distolse lo sguardo, arrossendo leggermente. «Uhm... può darsi».

Scoppiai a ridere. «Perché l'avresti fatto?», le chiesi, sorpassandola per raggiungere la mia stanza.

Maria, come mi aspettavo, mi seguì. Si sedette sul mio letto. «Stamattina te ne sei andata senza dirmi dove», rispose, «Diciamo che... mi sono preoccupata».

Mi voltai, fissandola scettica. «Tu che ti preoccupi per me, questa è bella», commentai, «Su, dimmi la verità. Non ti mangio».

Maria arrossì. «Uff, e va bene! Pensavo fossi uscita con Luke e volevo prendermela con te perché non me l'avevi detto. E invece sei uscita con quel tizio? Io pensavo ti piacesse Luke!», borbottò, «Ah e a proposito, perché diamine non mi hai detto che ti piace Luke? L'ho dovuto sapere da quel coglione di Derek!».

Boss || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now