Epilogo

13.1K 453 190
                                    

Corinne


Non ero mai stata a Parigi.

Non appena scendemmo dall'aereo, quella notte, mi sentii come se fossi entrata in un mondo tutto nuovo. La Ville Lumière, o almeno una parte di essa, era avvolta nel misterioso silenzio della notte, confortato soltanto dalle poche auto che sfrecciavano sulla strada scura illuminata sporadicamente dai lampioni in ferro battuto. Faceva freddo, ma credevo fosse dovuto più all'assenza della luce solare. Nonostante questo, la città conservava il suo fascino e la sua eleganza, e mi toglieva il fiato nonostante la stessi guardando dal finestrino del taxi che ci stava portando all'albergo.

«Dovresti chiamare tuo padre e dirgli che siamo arrivati».

Mi voltai verso Luke, sorridendogli ed incantandomi a fissarlo prima di rispondergli. Aveva i capelli in disordine, la barba incolta e gli occhi stanchi di chi aveva affrontato un lungo viaggio in aereo, ma nonostante ciò era la cosa più bella che io avessi mai visto. Era assurdo, io probabilmente ero ridotta ad uno straccio e lui sembrava ancora un essere umano - addirittura attraente.

«Lo farò appena arriviamo in albergo», dissi, torturandomi le dita, «Tra l'altro in questo momento staranno cenando, a New York sono le otto di sera».

Luke ridacchiò. «È divertente come ancora cerchi il minimo cavillo per non affrontare tuo padre», commentò, facendomi accigliare, «Dovrai chiamarlo comunque, oppure penserà che l'aereo è finito da qualche parte nell'oceano - oppure che sei troppo impegnata a scopare con me per chiamarlo, il che è pure peggio secondo tuo padre».

Alzai un sopracciglio. «Stiamo insieme da sette mesi ormai, scemo. Direi che papà ti ha accettato appieno ormai».

Luke fece spallucce. «Eh, mi ha accettato sicuramente, ma adesso penso abbia anche la consapevolezza che facciamo sesso. E questo ad un padre non sta bene, te lo posso assicurare», borbottò, stringendo i pugni con aria arrabbiata.

Sospirai. «Ancora con questa storia di Chandler e Alex? Andiamo Luke, anche tu facevi sesso a sedici anni», dissi annoiata, facendo accigliare Luke.

Ancora non si era ripreso da quando, un pomeriggio di ritorno da lavoro, aveva trovato Alex ed il suo ragazzo a letto insieme - tanto per cambiare, comunque, visto che di solito il soggetto di scoperte imbarazzanti ero sempre io. Infatti l'avevo trovata una cosa divertente; purtroppo per Alex però, Luke non l'ha trovato affatto divertente e, dopo aver ricorso il povero Chandler per casa, se l'è presa con la figlia e non si sono parlati per una settimana. È stata una cosa davvero inutile, ma Luke è fatto così.

«Certo, anch'io facevo sesso a sedici anni - e infatti ho messo incinta la mia ragazza!», si lamentò Luke, passandosi la mano in faccia, «Non voglio che Alex faccia i miei stessi errori».

Gli accarezzai la spalla per rassicurarlo. «Sta tranquillo, Alex non farà i tuoi stessi errori - mica è scema come te», dissi, ridendo sotto i baffi.

Luke mi guardò male. «Certo che sei proprio adorabile, tu picola stronza», disse sarcastico, «E io che ti porto pure a Parigi».

«Me l'avevi promesso», borbottai io, indispettita, «E poi comunque, tornando seri, Alex non farà nessun errore, sta tranquillo. E poi sta da Ashton, no?».

Luke annuì stancamente. «Avrei dovuto mandarla da mia madre, Ashton sarà impegnato con Eva e Natalie», spiegò. Quando menzionò sua nipote gli brillarono gli occhi. Eva era nata da qualche settimana, era una bellissima bambina dai vivaci occhioni blu - proprio come quelli dei gemelli Hemmings - e dava tantissimo filo da torcere ad Ashton e a Natalie.

«Al massimo può dare una mano con Eva, dai», cercai di rassicurare Luke per quanto inutile fosse, «A proposito di tua madre... ce l'ha ancora con te? So che sono passati mesi, ma... non te l'ho mai chiesto», borbottai, arrossendo. Dovevo ammetterlo, non gliel'avevo mai chiesto perché mi vergognavo di farlo. Avevo sempre temuto di avergli rovinato la vita e il rapporto con la madre.

Boss || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now