18th

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Luke



Osservai la porta chiudersi davanti a me, sorridendo contento a me stesso fino al momento in cui mi voltai, fronteggiando l'espressione corrucciata che mia madre aveva stampata in volto. Sospirai mentre la raggiungevo, cercando di capire cosa avesse in mente stavolta. Era impossibile da decifrare, visto che i suoi occhi erano una maschera di freddezza inespressiva; tra tutti i membri della mia famiglia, mia madre era quella più impossibile da capire, sempre imprevedibile, non riuscivi mai a capire cosa volesse e, quando lo capivi, era sicuramente il contrario di ciò che intendeva lei.

Una cosa però era certa, tutto ciò che faceva mia madre aveva l'unico obiettivo di preservare la reputazione della famiglia e la sua, motivo per cui, quando a sedici anni misi incinta Eva, lei non riusciva neanche a guardarmi in faccia. Rappresentavo una minaccia alla preziosa reputazione della sua famiglia ricca e rispettabile. Con il tempo, ovviamente, ha imparato ad accettare Alex e il fatto che avessi una figlia, ma a volte ho ancora l'impressione che mi odi.

«Carina, la tua ragazza. Quanto durerà questa volta?», mi chiese accusatoria, frugando nella sua borsa fino ad estrarne un pacchetto di sigarette.

Alzai gli occhi al cielo. «So cosa intendi. Non lascerò Corinne alla prima occasione. E, ti prego, puoi fumare quando sarai uscita di qui? Sai che non sopporto l'odore», borbottai scontroso, sedendomi sul divano.

Ovviamente mia madre mi ignorò, accendendosi la sigaretta noncurante; almeno ebbe la decenza di andarsene verso la finestra. «Non ci credi neanche tu, Luke», sbottò, riferendosi a ciò che avevo detto su Corinne, «Non hai più avuto una relazione stabile da quando hai messo incinta quella specie di arrampicatrice sociale».

«Non parlare così di Eva», sbottai, digrignando i denti. Odiavo quando mia madre si riferiva ad Eva come non altro che un'arrampicatrice sociale quando alla fine non sapeva neanche chi fosse sul serio - non aveva mai voluto conoscerla, né quando cominciammo ad uscire insieme né quando scoprì che era incinta di sua nipote, la sua prima nipote. Era bastato il suo cognome per farla odiare dai miei genitori senza neanche darle una chance per conoscerla meglio.

«Perché, cos'altro poteva essere? Era una puttana che voleva rovinare la nostra famiglia, e tu ti sei fatto sedurre da lei come uno stupido», continuò ovvia mia madre, sbuffando fumo mentre parlava.

Strinsi i pugni. «Eva mi amava. Per quale motivo avrebbe portato a termine una gravidanza rischiosa, altrimenti? Lei sapeva che sarebbe potuta morire, eppure ha dato alla luce Alex nonostante tutto», sputai arrabbiato, alzandomi dal divano ed allontanandomi. Se avessi continuato a guardare mia madre le avrei lanciato qualcosa addosso dalla rabbia, «Tu e papà siete stati gli unici a non credere nel suo amore per me, e soltanto per il suo cognome».

«Concedici il beneficio del dubbio, Luke! Era una O' Malley, cosa avremmo potuto pensare di lei quando ci hai detto che stavate insieme?», borbottò, «Ma questo non è importante, ormai è il passato».

Mi sedetti sul divano, sospirando sconfitto. «Ma fa male ancora oggi, mamma», mugugnai, «Soprattutto se la storia dovesse ripetersi, so che tu e papà vi comportereste allo stesso modo di sedici anni fa».

Mia madre si voltò verso di me, sorridendomi rassicurante. «Non succederà. Perché adesso so che porteresti a casa una ragazza di buona famiglia, con un bel passato alle spalle».

Alzai un sopracciglio. «Mi hai già dato modo di vedere che odi Corinne, la guardavi come si guarda una puttana», sbottai, facendo accigliare mia madre.

Boss || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now