Capitolo 6

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POV ANNABETH

Ero seduta in un bar a sorseggiare del caffè con Trevor quando il mio telefono squillò. Lo presi dalla borsa per vedere il nome e la foto di Piper comparire sulla schermata, rifiutai la chiamata e mi riconcentrai sul mio caffè.

"Chi era?" Trevor era davanti a me con una tazza in una mano e un biscotto mezzo mangiucchiato nell'altra.

"Era una mia amica, o almeno ciò che credevo che fosse"

"Che è successo?" mi prese la mano nella sua.

"Ti ricordi la storia di quel mio amico di cui mi ero innamorata?" annuì "Ecco, lei sapeva la verità su di lui e non mi ha detto niente e non ci parliamo più da allora"

"Mi spiace, ma non sarebbe meglio provare a sentire il suo punto di vista?" vedendo il mio sguardo confuso continuò "Insomma ogni amica avrebbe agito come lei, era una questione tra te e lui e probabilmente lei voleva che fosse lui ad essere sincero con te" .

Abbassai lo sguardo sul caffè. Trevor aveva ragione. Piper aveva fatto ciò che aveva fatto per non immischiarsi,  per lasciare a Percy la possibilità di spiegarsi.

Fino ad allora non l'avevo mai vista in quel modo ma a pensarci forse ero stata troppo dura con lei. Piper aveva cercato di salvare la relazione tra me e Percy.

Aveva cercato di salvare me.

Dovevo assolutamente parlarle.

"Trevor io ora dovrei andare a fare una cosa, ci sentiamo domani?"

"Domani c'è il ballo Annabeth, ti passo a prendere alle 9 ok?"

"Perfetto" mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia, lui arrossì e abbassò lo sguardo, presi  l'autobus diretta verso la casa di Piper.

POV PIPER

Dopo la litigata con Annabeth non fui più la stessa. Ogni volta che la vedevo piangere nei corridoi mi sentivo un peso nel petto. Non facevo a meno di pensare che parte di quelle lacrime erano versate per me. Per la nostra amicizia ormai frantumata.

Passavo le mie giornate a chiedermi cosa stesse facendo, c'erano voci che uscisse con Trevor Garcia, uno dei miei compagni di scienze. Non potevo biasimarla, dopo che io e Percy ce ne eravamo andati aveva bisogno di qualcuno, qualsiasi persona, con cui confidarsi.

Ero felice per lei anche se, in cuor mio, desideravo con tutta me stessa che quel "qualcuno" fossi io. Sprofondai la testa nel cuscino di camera mia quando sentii il suono del campanello di casa. Abitavo a Manhattan, 3 isolati distante dalla casa di Annabeth. Mio padre, Tristan Mclean, era un famoso attore di Hollywood perciò avevamo una casa abbastanza grande e costosa. La facciata bianca che dava verso la strada era separata da essa tramite un grande cortile che i giardinieri di papà si occupavano di tenere in ordine. Al centro del giardinetto spiccava con i suoi colori una piccola piscina che, riempita d'acqua, rifletteva in una miriade di colori i riflessi del sole che si era appostato su Manhattan quel giorno.

Mi misi una felpa e scesi al piano di sotto per aprire la porta. La persona che mi trovai davanti mi fece mancare il fiato.

POV ANNABETH

Ero fuori dalla casa di Piper ed esitai prima di suonare il grosso campanello sul muro adiacente alla porta di casa Mclean.

E se non mi avesse voluto vedere? Se ormai la nostra amicizia fosse finita?

No, sapevo che la persona che avevo conosciuto appena ero arrivata qui era ancora in quelle quattro mura, avevo bisogno di lei.

Presi il coraggio necessario e premetti il campanello, presi un bel respiro e aspettai che qualcuno mi aprisse.

La porta si aprì lentamente rivelando il volto sorpreso di Piper con gli occhi spalancati

"Annabeth"

"Possiamo parlare?" si spostò di lato per permettermi di entrare "Entra" disse con un cenno del capo.

Mi fece accomodare sul divano  "Vuoi qualcosa da bere?" mi urlò dalla cucina. Risposi di no ma sentivo già la gola secca. Non ero mai stata brava con questo tipo di cose, insomma scusarsi non era per me. Si, ero una testarda orgogliosa e anche tanto. Mi ero costruita un muro davanti, ed era quello che mostravo alle persone.

"Le debolezze permettono solo agli altri di usarti come vogliono"

mia madre mi ripeteva sempre questa frase. Quando morì mi ripromisi di non mostrarmi mai debole davanti agli altri, di essere sempre forte qualsiasi cosa accada.

Ma credetemi, era difficile mostrarsi decisa, quando il mondo ti crolla addosso, quando tutte le tue certezze vanno a farsi fottere, quando vorresti solo piangere e gridare.

Quando provavo questa sensazione a scuola o a casa il bagno era il posto più sicuro nessuno avrebbe potuto sentirti mentre piangevi, nessuno ti avrebbe giudicato, nessuno avrebbe visto i tutti punti deboli.

"Le debolezze permettono solo agli altri di usarti come vogliono"

me lo ripetei in testa mentre mi giravo verso Piper che si era seduta sulla poltrona rosso corallo di fronte al divano con un bicchiere d'acqua in mano.

"Annabeth io..."

"No lasciami parlare" la interruppi e ricominciai a parlare "Ho capito perchè hai fatto ciò che hai fatto, sono stata una affrettata e ingiusta nei tuoi confronti quando tu pensavi solo al mio bene, mi dispiace Piper" strinsi forte la mascella e gli occhi per evitare alle lacrime di scendere.

Alzai lo sguardo verso Piper che mi guardava sorridendo "Sei veramente ridicola quando cerchi di trattenere le lacrime" si alzò ridendo e si diresse verso di me.

"In questi giorni sei stata la persona più vicina a una sorella che abbia mai incontrato, Annabeth io non ti conosco ma ringrazio il Fato o chiunque mi abbia fatto conoscere te . Tra sorelle si sa,  litigare è normale l'importante è sapere che l'una ci sarà sempre per l'altra e io, Annabeth, sono qui, per te" 

sorrisi e mi alzai dal divano mentre una lacrima cadeva sul mio braccio. Piper mi strinse in un abbraccio e io ricambiai.

"Ora parliamo di cose importanti domani c'è il ballo cara Annabeth e sono in crisi"

"Perchè ?"

"Come perchè? Ho solo un giorno e poche ore per scegliere cosa mettermi" risi e mi staccai dall'abbraccio "Mi sei mancata" dissi "Lo so cara, vieni è il momento di fare un po' di shopping" mi porse la mano e uscì di casa come una furia con in mano la carta di credito.

Dio se mi era mancata quella pazza.

POV PERCY

"Allora Percy, ascolta ho pensato che per il ballo di domani sera potresti mettere una bella giacca blu notte o nera, poi una cravatta verde acqua che si intoni ai miei occhi e anche ai tuoi, che ne dici?".

Un ora,  un'infinita ora che Rachel  andava avanti con questo argomento e le mie risposte si limitavano ad un "Mmm mm" o "Si va bene" o " Mi sembra perfetto". Sinceramente dopo il primo quarto d'ora avevo già smesso di ascoltarla.

Mentre quella pazza maniaca del ballo parlava i miei pensieri erano rivolti solo a una persona, e non era Rachel .

Già, avete indovinato, Annabeth Chase.

Chissà come stava, che stava facendo, se anche lei stava pensando a me in quell'istante. Erano domande che mi tormentavano da giorni ma a cui non trovavo una risposta, era un pensiero fisso, un'immagine impressa nella mia mente.

Ogni cosa mi ricordava lei, il grigio dei suoi occhi, il giallo grano dei suoi capelli ricci...

"Mi stai ascoltando ?"

"Mmmm mmm"

"Allora cosa te ne pare?"

"Mi sembra perfetto."

Best Friends -Percabeth-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora