Cap 1. INCONTRO INATTESO

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Il sole picchiava forte, tanto da far ribollire l'asfalto, e si stagliava nel cielo azzurro all'apice del suo percorso.
Scese alla fermata del bus davanti all'edicola, salutando alcuni dei suoi compagni di scuola con un gran sorriso e un gesto della mano, proseguendo a piedi fino a casa.
Si incamminò lungo il marciapiede semi deserto con lo zaino su una spalla e prese il cellulare dalla tasca interna scorrendo la rubrica, alla ricerca di un nome.

Non la fece attendere.

"Dimmi Cat!"

Nessun saluto, nessun vezzeggiativo che fosse fin troppo sdolcinato per loro due. La conosceva fin troppo bene e sapeva che non avrebbe ricevuto un trattamento diverso, seppur fossero delle ottime amiche.

"Perchè non eri a scuola oggi?" disse cercando di essere seria ed arrabbiata, ma con un sorriso che la tradiva.

"Perchè non avevo voglia di venire. E poi è l'ultimo giorno, che venivo a fare?" rispose leggermente seccata.

"Ci dovevi essere proprio perchè era l'ultimo giorno! Non te lo dovevi perdere." e si tolse dagli occhi una ciocca di capelli bagnati.

"Pazienza, ci vedremo per gli esami."

Non ne era certa, ma immaginava che l'amica avesse fatto spallucce, incurante del giorno di scuola perso.

"Ti saresti divertita." ribattè divertita Caterina.

"Che cosa avete fatto?"

Sapeva che la sua amica stava scherzando dal tono ironico che aveva usato.

"I prof hanno interrogato fino all'ultima ora. Inoltre, quelli del quarto anno ci hanno tirato palloncini pieni d'acqua ed è iniziata la solita guerra tra le classi." disse sorridendo.
Era stata bagnata fino al midollo, ma stava giù ritornando asciutta. Anzi, con il caldo che faceva, ci voleva proprio una bella guerra di gavettoni. Peccato che poi, il divertimento fosse finito a causa dei rimproveri e delle minacce delle bidelle che avevano soffocato l'entusiasmo dei ragazzi, spegnendolo del tutto.

"Già, immagino il divertimento." disse alzando gli occhi al cielo.

Continuarono a parlare finché Caterina non giunse vicino a casa sua e spostando lo sguardo oltre la discesa asfaltata che portava al parcheggio dei residenti, vide qualcosa, o meglio, qualcuno che catturò la sua attenzione. Si ritrovò a fissarlo con insistenza senza prestare ascolto a quello che diceva la sua amica.

"Pronto? Ci sei? Mi stai ascoltando?!"

"No, scusa. Senti adesso devo andare. C'è uno disteso a terra e sembra ridotto male. Vado a vedere se ha bisogno di aiuto." disse frettolosamente, iniziando ad incamminarsi.
Stava per attaccare ma Linda cercò di dissuaderla.

"No, aspetta. Potrebbe essere pericoloso. Non sai chi sia e se avesse brutte intenzioni?" domandò preoccupata; certe volte la sua avventatezza la lasciava senza parole.

"Non credo proprio nelle condizioni in cui si trova."

Si stava avvicinando a quel poveretto disteso per terra che sembrava non dare segni di vita.

"Senti, io vado ad aiutarlo, tu chiamami tra dieci minuti e se non ti rispondo o non ti richiamo, tu potrai allertare chi vuoi, ti va bene?"

"Non molto, ma me lo farò bastare." sospirò vinta e riattaccarono.

Cat si avvicinò con circospezione, guardandosi intorno per vedere se tanto di quelle volte ci fossero ancora i suoi aggressori nei paraggi, ma lì non c'era anima viva. Solo lei e quel povero ragazzo ridotto uno straccio.

Grazie a leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora