Cap 5. L'INFERNO A NEW YORK

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Quando una giornata parte male, non può finir bene

La mattina successiva quando si svegliò, andò a chiamare Loki per fare colazione insieme e proporgli una passeggiata, ma non lui c'era. Sparito. Il suo letto era rifatto e freddo, segno che non era andato nemmeno a dormire o, comunque, si era alzato parecchio prima di lei.
Eppure la sera prima erano stati così bene e si erano salutati in modo tanto tenero. Lei aveva avuto il coraggio di posare le sue labbra su quelle di Loki, anche se poi era scappata in camera sua, presa dall'imbarazzo.

Forse è andato a fare una commissione.

A prova della sua presenza in quella stanza, c'era solo un bigliettino indirizzato a lei, posto sopra il tavolino tondo, accanto al vassoio con la colazione - l'aveva evidentemente anticipata -, con tanto di coperchio in argento.
Il suo lato romantico, sopito da tempo, si era risvegliato grazie a lui e al tempo che avevano passato insieme. Felice come una bambina a cui hanno dato una caramella, andò verso il tavolo dove c'era la busta, la prese sperando di leggere chissà cosa.
La calligrafia era impeccabile ma quello che aveva scritto risultava confuso.

Appena ti sarai svegliata fai la valigia,

allontanati il più velocemente possibile.

Torna a casa.

Se tutto andrà bene, ci rivedremo. Forse.

Loki

Rimase imbambolata con il biglietto fermo a mezz'aria con la bocca aperta a causa dell'incredulità. Si guardò intorno credendo che si trattasse di uno scherzo, ma sapeva che il suo amico non era un tipo scherzoso. Le sarebbe piaciuto che fosse così, ma la realtà era un'altra.
Cosa significava quel biglietto? L'aveva forse scaricata? Perché scriverle un biglietto quando poteva dirglielo a voce? Non aveva il coraggio di farlo? E poi perché dirle di allontanarsi il più velocemente possibile? Si era già pentito di averla conosciuta e portata con se?

La testa le martellava ed aveva mille domande a causa del messaggio; era adirata al tempo stesso era confusa. Non capiva quel suo cambio repentino d'umore. La sera prima era stato così carino nei suoi confronti e adesso si ritrovava quel foglio tra le mani.

Lo posò sul tavolo, col cuore che le batteva male, incerta su cosa fare.
Doveva veramente andarsene via senza una spiegazione?
No, non era da lei lasciare le cose in sospeso.
Se lui non la voleva più, glielo doveva dire in faccia, perché non se ne sarebbe andata via senza aver avuto una spiegazione plausibile.
Era determinata a trovarlo e a farsi dire cosa le stesse nascondendo. Non voleva sorvolare su nulla. Era stanca di tutte le cose che le nascondeva, di tutte le scuse che aveva trovato da quando erano arrivati a New York. Se non le avesse detto la verità se ne sarebbe andata sul serio, senza farsi più vedere.

Che sciocca era stata a credere in lui, a lasciarsi convincere anche dalla sua amica che quel viaggio avrebbe portato tante belle novità.
Era stata ingenua a credere a Loki e si sentì morire.
Si vestì alla svelta, mettendosi i primi shorts che aveva trovato e una maglietta, sperando che se ne fosse andato da poco; prese l'ascensore al volo e scese fino al piano terra. Mentre scendeva si girò si vide riflessa all'enorme specchio che fungeva da parete. Cercò di darsi una sistemata ai capelli cercando di pettinarseli con le dita e di cancellare le sbavature di eye-liner. Con la testa tra le nuvole, si era scordata di struccarsi.
Quando le porte si aprirono andò di volata dalla receptionist a chiedere informazioni.

Grazie a leiWhere stories live. Discover now