Capitolo 3

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Pov's Umb

Il giorno seguente vidi Matteo avvicinarsi a Roberta. Parlarono abbastanza allungo fino a quando Matteo non si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle qualcosa che non riuscì a sentire. Subito dopo vidi Roberta incamminarsi velocemente verso la porta dell'aula.
Mat si avvicinò a me "Tutto apposto, non ti girerà attorno per un bel po' ".
"Ok, grazie" e mi girai per andare al mio banco, finché non mi richiamò ricordandomi della promessa.
"Sentiamo, che favore dovrei farti?" Dissi.
"Mmm...ci devo ancora pensare, me lo conserverò per un altro momento" poi se ne andò.

Erano le 6.00 del pomeriggio. Era passata una settimana e Roberta non si era minimamente avvicinata.
Quest'oggi Matteo non era nemmeno tornato a casa con noi come al solito, cosa che mi rese estremamente felice. Intanto sentii diversi rumori provenienti dalla camera di Giulia che mi distraerono dallo studio.
Squillò il telefono di casa e Giulia mi urlò di andare a rispondere. Mentre alzai la cornetta, sentii un mare di singhiozzi e, la ragazza dall'altro lato del telefono, urlare il nome di Giulia piangendo. Dopo averlo detto alla diretta interessata, quest'ultima corse da me strappandomi letteralmente il telefono tra le mani.
Visto che se ne sarebbe occupata mia sorella tornai in camera, ma appena varcai la soglia della mia camera sentii Giulia sbraitare e riattaccare il telefono. Per un attimo ci fu un silenzio che poteva far invidia ad un cimitero. Poi sentì la porta d'ingresso sbattere.
Che era successo? Ora c'era ancora più silenzio di prima. Andai in camera di mia sorella per vedere se fosse ancora in casa, ma trovai vari post-it attaccati alla porta.
Il primo foglietto, quello giallo, diceva: "Sono andata da Michela, ha bisogno di me. Dici a Matteo che stasera non ci possiamo vedere."
Non poteva avvertirlo lei che aveva il suo numero!? Io non ce l'ho, adesso come faccio ad avvertirlo. Ero tentato di non fare un bel niente ma così, litigando, ci sarei andato di mezzo anch'io. Che scocciatura. Mentre pensavo mi accorsi del foglietto blu affianco all'altro, dove c'era scritto il luogo del loro appuntamento, così mi vestii e uscii.

Arrivai di fronte un palazzo un po' malandato, pensavo si vedessero in un bel ristorante, invece..
Guardai il citofono in cerca del nome giusto quando un uomo alto e muscoloso si sporse dal portone. Ci guardammo per qualche secondo ed incominciò ad avvicinarsi. Da vicino era proprio un armadio, era molto spaventoso.
"È rotto" disse improvvisamente.
Rimasi immobile e in silenzio finché lui non continuò a parlare "Chi cerchi?" Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che mi squadrò da capo a piedi e "3º piano" disse andandosene. Non ebbi il coraggio di contraddirlo così andai dove mi era stato indicato. Fortunatamente quando bussai alla porta mi venne ad aprire Matteo.

"Hei.." Salutai.
Vidi la sua faccia sorridente trasformarsi pian piano in vera e propria delusione e confusione.
Lo capisco, si aspettava mia sorella dopotutto.
Dopo qualche secondo di silenzio si decise a dire qualcosa "Che ci fai qui?"
"Mia sorella mi ha detto di dirti che non verrà perché, a quanto pare, una sua amica è stata lasciata dal fidanzato" dissi.
"Ah ok" disse con voce triste "Allora vuoi farmi compagnia tu?" Aggiunse.
Cercai di rifiutare in tutte le maniere ma ad un certo punto mode mise in mezzo quella cosa "Mi devi un favore se non sbaglio" disse afferrandomi il polso. Aveva lo stesso sguardo di un cane bastonato. Non potei rifiutare, in fin dei conti aveva ragione.
Entrai.

Era un appartamentino molto carino e stranamente troppo in ordine.
Doveva aver pulito per l'arrivo di mia sorella. Entrammo in salotto dove c'era un tavolo ben apparecchiato con una candela bianca accesa come centro tavola ed altre candele sparse per la casa per creare atmosfera.
"Prego, siediti" disse scostando una sedia e indicandola con la testa.
"Grazie ma potevo sedermi anche senza il tuo aiuto, non sono una ragazza" sbottai.
"Ma io sono un gentiluomo, non potevo non farlo" replicò facendo un piccolo inchino, per poi dirigersi in cucina. Tornò poco dopo con due piatti dai quali proveniva un odore delizioso.
Davanti i miei occhi apparve un piatto di pasta mista con una salsina di pomodorini gialli con un velo leggerissimo di parmigiano.
Matteo si sedette di fronte a me e iniziò a mangiare. Vedendo che guardavo fisso il piatto mi schioccò le dita davanti la faccia, portando la mia attenzione a sè.
"Non ti piace?"
"Eh?" Risposi un attimo confuso. Ero talmente incantato che non mi ero accorto che mi aveva fatto una domanda.
"La pasta...non ti piace? Preferivi altro?" Ripetè.
"Ah, no no, mi piace ero solo sorpreso.." notando il suo sguardo confuso continuai "..nessuno conosce questo piatto, lo fanno solo in un ristorantino vicino casa, è il mio piatto preferito".
Sorride soddisfatto "Mi fa piacere che la cena sia di tuo gradimento allora".

Ridemmo e scherzammo come se fossimo amici. Non ero mai andato così d'accordo con lui.
Ad un certo punto mi balenò nella mente l'immagine di lui e Roberta di quella mattina, così chiesi "Matteo ma...cosa hai detto di preciso a Roberta per farmi lasciare in pace?"
"Nah, niente di che" disse "Ho solo detto che stiamo insieme".

Amore violento.Where stories live. Discover now