'Cause you burn with the brightest flames

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Era una domenica mattina come tante altre. Una domenica di settembre in una Milano soleggiata.
Mika si era appena svegliato e la malinconia della solitudine non aveva tardato ad assalirlo.
Era solo in quel bellissimo appartamento e lo sarebbe stato per ancora qualche ora, prima che il suo amato avesse potuto finalmente raggiungerlo. Sarebbe arrivato solamente due ore prima del concerto che aveva in programma per quella sera, ma il cantante, che aveva presto imparato a godersi anche solo pochi minuti con il suo biondo, non si era lamentato.
Prese il telefono dal comodino e il suo malumore riuscì a placarsi, almeno per un attimo.

Da Andy🐙
"Sono già in aeroporto. Non vedo l'ora di sentirti cantare la nostra canzone stasera"

Sorrise a quel semplice e dolce messaggio, per poi buttare di nuovo la testa sul cuscino e bearsi delle piacevoli sensazioni.
Ne sentiva la mancanza, sempre.
Aveva imparato a gestirla, ma la sentiva costantemente. C'erano giorni, però, in cui il dolore aumentava talmente tanto, da farlo crollare stremato, non volendo sentire altro che la sua voce.
Era capitato qualche volta che Andy dovesse abbandonare il suo lavoro in un altro paese, per raggiungere la crisi del suo ragazzo ed aiutarlo a sentirsi meglio. La verità era che quelle fughe dal suo lavoro servivano anche a lui, perciò lo faceva sempre volentieri. E poi il sorriso che il riccio esibiva, non appena lo intravedeva arrivare, era per lui qualcosa di straordinario. Con quel sorriso al suo fianco, avrebbe potuto affrontare mesi di lavoro intenso, tanto tutta la fatica sarebbe poi stata ripagata.

Mika sorrise nuovamente contro la stoffa del cuscino, ricordando uno dei tanti casi in cui si era visto fare una sorpresa dal suo amato, in giorni in cui la sua assenza pesava più che in altri.

Decise di alzarsi dal letto e cominciare a preparare le ultime cose, prima di partire per il Forum e dedicarsi alle prove finali.
Rimase in pigiama, godendosi la comodità degli indumenti e si avviò in cucina, per prepararsi una delle tazze di caffè più grandi e potenti che avesse mai bevuto.
Si schiarì un paio di volte la voce, giusto per essere sicuro di non averla persa improvvisamente nella notte e si mise a leggere qualche notizia sul suo telefono.
Passò il resto della mattinata ad annoiarsi, facendo oscillare la sua scarsa attenzione dalla televisione al computer.

Quando decise che si sentiva troppo male senza fare qualcosa di produttivo, erano ormai le due del pomeriggio.

Così gli venne in mente l'insolita idea di uscire a fare un giro, ma non a piedi.
Scese in garage e cercò di riesumare la vecchia bicicletta di Andreas. L'aveva lasciata lì qualche mese prima, scordandosi anche della sua esistenza.
Ma Mika aveva bisogno di fare qualcosa e, data la sua totale irrazionalità, voleva che fosse tutto sempre diverso e originale.
Perciò si caricò uno zainetto con l'acqua in spalla, mise le cuffie con la musica nelle orecchie e appoggiò i piedi sui pedali, spingendo con quel poco di forza necessaria a far partire la bicicletta.
Sorrise al leggero vento che gli solleticava la pelle e si diede dell'idiota per non aver mai avuto prima quell'idea. Lasciò che il sole caldo di Milano lo colpisse e si avventurò nelle trafficate strade della città.

Dopo parecchie spinte sui pedali dovette fermarsi, il fiato gli mancava e sentiva un leggero fastidio alle gambe. Rimase comunque sulla sella, ma quando notò di non avere la minima idea di dove si trovasse, scese e fece qualche passo indietro. Si guardò attorno diverse volte, senza però riconoscere nessun particolare che avrebbe potuto aiutarlo.
Si allarmò per i primi cinque minuti, poi decise che non gli interessava dove sarebbe finito, tanto il pomeriggio era ancora lungo e in ogni caso non avrebbe mai potuto allontanarsi così tanto da casa.

Risalì sulla sua nuova compagna di avventure e riprese a pedalare, dopo essersi dissetato. Si fermò dopo altri dieci minuti in un piccolo parco, legò la bicicletta a un palo e attraversò la strada, per arrivare alla gelateria che aveva notato passando.
Quando entrò, ringraziò il fatto che il piccolo locale fosse vuoto, non aveva assolutamente voglia di firmare autografi a dei fan o sembrare carino in quel momento. Voleva solo il suo gelato e la sua tranquilla solitudine, anche se avrebbe preferito condividere tutto con Andreas.
Ordinò il suo cono e ritornò al parco, sedendosi sulla prima panchina che trovò libera.

Tell them the story of a boy like meWhere stories live. Discover now