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"Byakkomaru io...non posso farlo."

"Non hai altra scelta, Tenente Colonnello."

"Ci dev'essere ! Ci dev'essere per forza !"

"Vorrei tanto anche io che ci fosse. Lo vorrei tanto anche io..."

***

"Baka-Guren, tutto bene ?"
"Eh ?" il maggiore parve ridestarsi ora dai suoi pensieri, voltandosi verso Yuu
"Tutto bene." lo rassicurò, sorridendogli.

Palle, pensò, Niente andava bene.

Non dopo ciò che aveva detto il demone tigre. Non dopo ciò che Guren aveva sentito di dover fare.

Non dopo ciò che il moro aveva compreso che doveva fare.

Non c'era scelta. Non c'era opzione.
Per quando Guren si scervellasse, l'unica opzione rimaneva quella.

***

Non dovette aspettare molto perchè Shinya si mostrasse.

Stavolta non portava il mantello, portava la loro divisa.

Per un istante, un solo, orribile, lacerante istante, Guren credette che l'albino fosse ritornato in sè, che avesse sconfitto il demone.
Ma gli occhi cremisi che brillavano, così sbagliati, sul viso del cecchino frantumarono quella flebile speranza.

A Guren era parso di sentirla, quella speranza, infrangersi come uno specchio colpito da un sasso.
Ma i vetri non erano caduti al suolo. Erano caduti sul suo cuore.
E Guren era certo di sentirlo sanguinare.

Goccia dopo goccia, colando e cadendo a terra.

Tic. Ogni volta che una goccia cadeva a terra.
Toc. La consapevolezza di ogni istante che si avvicinava a quella terribile scelta.

Tic. Toc. Tic. Toc. Tic. Toc.

Un rumore continuo, tanto delicato e flebile quanto atroce e dilaniante.

"Guren." La voce di Mahiru lo riportò alla realtà.

Ricacciò indietro le lacrime e sguainò l'arma.

Non era tempo di lacrime quello. Non adesso.

Anche Shinya sguainò la spada. Una lunga spada occidentale dalla lama nera come i capelli dell'altro.
Eppure, nonostante fosse una lama nera, brillava. Brillava di una luce evanescente e nera. Malsana.

Si scontrarono. Le lame cozzarono l'una contro l'altra dando origine ad una macabra danza che, fino a neanche un mese fa, sarebbe potuta essere presente solo nell'incubo peggiore del moro. Ora, invece, era la più cruda realtà.

Shinya, o chi per lui, attaccava senza sosta.
Un affondo, un altro. Parata. Stoccata. Affondo. E di nuovo dall'inizio.

Anche se gli costava ammetterlo, Guren riconobbe che il demone era maledettamente bravo.
Se non fosse stato corroso dall'odio e dall'invidia allora sarebbe stato un guerriero perfetto.

La perfezione non esiste.
No, si corresse Guren, la perfezione non può esistere.

E la lama rossa andò a segno.

"G-Guren..."

Quanto può essere ironica la vita ? Guren non lo sapeva.

E mentre la lama affondava nel corpo del cecchino, i suoi occhi tornarono del loro colore Acquamarina.

Prese il compagno fra le braccia. Non poteva fare altro. E lasciò che le lacrime facessero il loro corso.

"Ehy...perchè piangi ?" Si sforzò di sorridere, biascicando le parole, la bocca impastata dal sangue.

"Io...Io ti amo, Shinya." Guren era preda dei singhiozzi. Farfugliava parole sconnesse, voleva che l'albino sapesse dei sentimenti che provava per lui.

E Shinya sorrise. Un sorriso vero, dolce. Se non fosse stato lì, in quelle condizioni, con un rivolo di sangue a macchiargli le labbra rosee, un sorriso del genere avrebbe illuminato l'intero Quartier Generale.
Ora, invece, era solo una pugnalata al cuore del Tenente Colonnello.

Continuava a chiedersi se quella fosse stata la scelta giusta.
Se ci fossero delle alternetive, delle opzioni.
Ce n'erano ?

"No."

Rispose il demone, come se gli avesse letto nel pensiero.
La tigre si trascinò a passo stanco, strusciando le zampe sull'alfalto sconnesso. Poi crollò sdraiata al fianco del padrone.

E mentre Shinya rispondeva al bacio di Guren, un bacio agognato tutta la vita, spostò la mano libera verso il pelo candido dell'animale. La mano a mezz'aria nello spostamento.

Poi la mano cadde, macchiando di sangue anche il pelo della tigre.

Guren sostenne il corpo del cecchino.
Freddo.

Morto.

***

"Era proprio così che doveva finire ?"

Shinya...Why?Where stories live. Discover now