Cap.2 Davanti Alla Morte

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Erano le 00:00.
Sentiva che Jeff sarebbe arrivato a breve, e ormai ne era pienamente convinta. Si sentiva in pericolo, ma in una minima parte anche protetta.

Non fece niente per fermare la sua ipotetica venuta.

Aveva un coltello da cucina sotto le coperte, nel caso l'incontro fosse andato realmente nel peggiore dei modi.

Pensava ancora a quando aveva incrociato il suo sguardo, e a quell'enorme senso di calma e riempimento che aveva provato.

Non provava quella sensazione da anni, ormai così tanti da non ricordarsi quanti.

Era ormai pienamente convinta che quel ragazzo fosse lui, e dentro di lei non aveva la minima traccia di paura.

Anzi.

SPERAVA fosse lui.

E proprio mentre chiuse gli occhi, capì che era arrivato.

La ragazza sentì un tonfo proveniente dalla porta d'ingresso, e dopo un paio di secondi anche la maniglia cadere, provocando un enorme tonfo metallico.

Avvertì un leggero brivido percorrerle la schiena, e guardandosi un braccio notò che le era anche venuta la pelle d'oca.

I rumori dei suoi passi rieccheggiavano nel silenzio totale di quella casa, terrorizzando stranamente sempre di più la ragazza.

Tutta l'euforia che aveva in corpo andava pian piano svanendo, trasformandosi in puro terrore.

Ogni fibra del suo corpo cominciò a vibrare appena notò le luci a sensore nelle scale cominciare ad accendersi.

Poteva sentire gli ultimi vecchi gradini delle scale cigolare sotto i suoi lenti passi, come se lui godesse nel metterle ansia.

I passi cessarono davanti alla porta, mentre la ragazza osservava la maniglia abbassarsi lentamente.
Una lacrima le rigò il viso appena vide la porta aprirsi.

Il ragazzo aprì completamente la porta con sguardo impassibile, passando lo sguardo da destra a sinistra per trovare la ragazza nella completa oscurità.

Accese la luce e la vide, poco più avanti alla sua sinistra.

La vista della ragazza divenne per un attimo sfocata a causa della luce, ma appena riuscì a mettere a fuoco la figura davanti a lei, le venne la pelle d'oca.

Era realmente Jeff.

Si abbassò il cappuccio liberando i suoi capelli corvini, passando poi la mano sulla tasca dei suoi pantaloni ed estraendo il suo coltello.

<<Oggi mi piacerebbe studiare insieme a te uno dei miei argomenti preferiti>> disse il ragazzo con un filo di sadismo nella sua voce, facendo un passo verso Jennifer.

Il ragazzo desiderava sempre di più sentire le sue urla di dolore rompere quel silenzio notturno, di vedere il suo sangue colorare quella stanza.

<<Il corpo umano.>>

Detto ciò, il ragazzo scosse con un movimento fulmineo il coltello in aria, cercando di distrarsi dal flebile pensiero di quanto fosse bella e magnetica quella ragazza.

Scattò immediatamente verso il letto della ragazza, stringendo il coltello con entrambe le mani e con tutta la rabbia che aveva in corpo.

La ragazza fece un balzo fulmineo e scattò via dal letto, finendo per terra.
Si voltò verso il ragazzo, vedendo il coltello conficcato nell'esatto punto dove era seduta fino a pochi secondi prima.

In una frazione di secondo il ragazzo di scagliò sulla sua vittima, mettendole una mano intorno al collo e sollevandola da terra.

La presa cominciò a farsi sempre più forte.

<<Mi dispiace ucciderti, hai uno sguardo adorabile>> ridacchiò il ragazzo, impugnando il coltello verso il petto della ragazza.

"Jeff dolce?Secondo me l'ha influenzato Offenderman" pensò la ragazza sorridendo leggermente, prima di rispondere.

<<Mi dispiace scansarti, hai un sorriso davvero stupendo>> riuscì a dire a fatica, torcendogli il braccio in cui teneva stretto il coltello.

Un breve urlo di dolore vibrò nell'aria, seguito dall'indietreggio del ragazzo.

Jennifer prese velocemente il suo coltello da terra, puntandolo terrorizzata verso Jeff a un metro di distanza, mentre le sue mani cominciavano a tremare sempre di più.

<<No...>> riuscì a sussurrare a denti stretti.

Sempre più lacrime cominciarono a rigarle il viso, e un tremendo bruciore agli occhi cominciò a farsi sentire.

Lo sforzo per tenerli aperti era sempre più grande, da diventare quasi insopportabile e infattibile da sostenere.

<<Ma che cazzo...>> sussurrò Jeff facendo un passo di lato per vedere meglio il viso della sua vittima.

La ragazza si paralizzò fissando terrorizzata l'assassino, cominciando ad avere il respiro sempre più pesante.

<<I tuoi occhi.>>

Quella frase la lasciò in preda a confusione e una leggera paura. Mugugnò un flebile "mh?", mentre la paura dentro di lei aumentava sempre di più.

<<Sono... rossi.>>

La ragazza passò lo sguardo verso lo specchio davanti a se, riuscendo a notare i suoi occhi rossi illuminati dal bagliore dei fari di una macchina appena passata.

Il bruciore divenne talmente insopportabile da costringerla a chiudere gli occhi per un paio di secondi.

Ma appena li riaprì, Jeff era scomparso, e la finestra che dava alla strada era aperta.

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Jeff arrivò di corsa alla creepyhouse in un quarto d'ora, forse il più lungo della sua vita.

Entrò fuoriosamente nell'enorme casa, sbattendo la porta d'ingresso dietro di se una volta entrato. Strinse i pugni facendo schioccare la mascella, pensando continuamente agli occhi della ragazza.

Pensava a come si era fatto sfuggire la sua vittima, e alla scenata che avrebbe fatto Slenderman appena fosse venuto a sapere dell'accaduto.

Appena lo pensò, vide il telepate teletrasportarsi davanti a lui, incrociando le braccia al petto ed emettendo delle lievi interferenze.

In un paio di secondi, sapeva già tutta la storia di quella sera infernale. Jeff diede un pugno al muro.

<<Rompicoglioni....>> sbottò con un filo di voce, ricordandosi che Slenderman poteva sapere i pensieri di tutti quando voleva.

<<Domani mattina Jack farà sparire l'autista del pullman di questa Jennifer e lui prenderà il controllo del mezzo. Non farete salire nessuno e ti siederai all'ultimo posto, dopo ciò tu e Jack la porterete qua senza dare troppo nell'occhio. Lei non è normale, e spero che a questo ci sia arrivato anche tu.>>

Dopo queste parole dette con completa apatia, andò nel suo ufficio.
Jeff chiuse gli occhi cercando di trattenere ogni sua cattiva intenzione, stringendo i denti al pensiero della ragazza in quella casa.

Sentiva l'odio ribollire dentro.

-aggiornato-

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