Capitolo 11

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IMPORTANTE
Okay allora questo capitolo sarà un po' pervy ma se dovete prendervela (o ringraziare) qualcuno, quel qualcuno è -redeyes che mi ha aiutato a scrivere la parte "pervy" di questo capitolo. Tranquilli, non succederà molto e comunque non posso segnalarvela poichè è parte integrante del capitolo.
Dopotutto anche zia Steph fa una "riflessione" del genere, e mi pareva giusto concludere così.
Grazie di aver letto.

Tutto era così luminoso nonostante fosse ormai notte. Tutto era così chiaro. L'aria era gradita ma inaspettata. Tutti i minimi particolari di quell'insolito luogo erano in evidenza. A richiamare l'attenzione di Bella non erano state però quelle interessanti novità bensì le ultime parole di Edward. "Mi concederesti l'onore di diventare mia moglie?". Aveva sentito tutto il monologo del ragazzo e le parole che aveva scambiato con il dottor Cullen, o meglio, Carlisle. Nonostante sapeva di scatenare un'ondata di terrore e tristezza in lui restando ancora immobile e muta, Bella tacque. In fondo era meglio così. O il silenzio o le urla. E conoscendo Edward e la sua capacità di sentirsi in colpa per qualsiasi cosa, era molto ma molto meglio il silenzio.
Perciò la ragazza aspettò circa un'altra ora. Restò immobile fin quando non sentì quell'enorme fuoco spegnersi dentro di lei. A quel punto aprì gli occhi.

«Si» disse subito lei
«Bella!» esclamò Edward appena si rese conto che la ragazza era davvero sveglia, che non era un sogno.
«Si. Si ti sposo» continuò lei ignorandolo
Non credo che il fuoco che si scatenò all'interno della mente di Edward possa essere descritto.
La prese subito in braccio e la baciò.
Bella ricambiò con di certo non meno passione del futuro marito, che la fece lentamente scivolare dalle sue braccia.
La prese per i fianchi e la baciò ancora più forte. Lei intrecciò le dita tra i suoi capelli bronzei e con l'altra mano iniziò di sbottonargli la camicia. Dopodiché intrecciò le gambe, a mala pena coperte da quella camicia che le avevano dato all'ospedale, sui suoi fianchi. Lui le spostò i capelli dalla spalla e iniziò a baciarle il collo.
Bella iniziò a baciargli il profilo del mento fino al lobo dell'orecchio. Edward iniziò ad avanzare verso il lettino e ci sdraiò su Bella che gli strinse ancora più forte i capelli.
Sciolse le gambe dai suoi fianchi mentre lui le spostò la bratellina della camicietta dalla spalla. Bella tornò a baciarlo e gli tolse la camicia. Lui la prese per i fianchi e la strinse forte. La ragazza portò una gamba sulla sua schiena.
Lui prese un lembo della camicia di Bella e iniziò a farla salire lungo i fianchi fino ad arrivare al busto. Poi si immobilizzò e smise di baciarla. Bella si fermò, aprì gli occhi e lo guardò sbigottita.
«Aspetta» le sussurrò.
«Cosa?» mormoró Bella, avvinghiandosi ancora di più a lui.
Edward tolse le gambe della ragazza dalla sua schiena e si sedette. Bella si sedette accanto a lui. Gli mise una mano sul petto nudo e iniziò ad accarezzarglielo dandogli dei baci sul profilo del mento fino alla bocca. Edward restò immobile, poi le prese le mani per tenerla ferma.
Bella scattò inpiedi, davanti a lui.
«Qual è il problema?» chiese tagliente lei
«Non ora» disse Edward guardando per terra «Dobbiamo aspettare»
«Vuoi aspettare...il matrimonio. Vero?» domandó la ragazza quasi delusa.
«Si. Voglio aspettare il matrimonio»
«Perchè» sussurró lei dandogli le spalle «Perchè non ora?»
«Aspettiamo il matrimonio» ripeté Edward guardandole la schiena. Si morse un labbro. Avrebbe resistito.
Bella sbuffò
«Non capisco perchè»
«Lo sai. Il perchè»
«Come vuoi» sbuffó lei dispiaciuta. Lo sapeva, si era lasciata andare troppo e non doveva. Edward aveva ragione.
Fece per andarsene, ma lui la fermò per i fianchi e l'abbracciò da dietro.
«Abbiamo promesso. E per me quella promessa vale ancora»
«Uff»
Si voltò a guardarlo. Gli mise le braccia intorno al collo trattenendosi per non baciarlo.
Edward le mise una mano sotto il mento e si avvicinò per darle un bacio dolce e delicato.
«Inoltre» disse sghembo appena concluso il bacio (che era stato un po' più lungo del previsto) «Carlisle é nell'altra stanza. Credo che ti voglia parlare»

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