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{Vic}

Se c'è una cosa che odio, quella cosa è proprio la scuola.

Davvero non riesco a sopportare di dover stare cinque ore incollato ad un banco a fare ciò di cui non ho minimo interesse.

Non sono stato creato per andare bene a scuola e proseguire con gli studi, lo so bene.

Forse è per questo che mi hanno bocciato, in prima.

Cerco solo di sopravvivere, ecco.

Ma la noia che riempie le mie giornate è opprimente.

È come sentirsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, e lo è, in un certo senso.

Neanche i compagni fanno per me, o forse io non faccio per loro. È come sentirsi invisibili, o ancor peggio inesistenti.

Non so quante volte mi sono posto il dubbio che gli altri potessero vedermi o percepire la mia esistenza. O se tutto ciò è una mia allucinazione e in realtà non esisto.

È strano vagare per i corridoi come fossi un fantasma, senza essere notato da nessuno.

Tutta questa merda finisce quando torno a casa e mi chiudo in camera, nel regno di Vic.

Qui sono davvero nel mio posto, sempre al momento giusto.

È l'unico posto in cui posso essere me stesso e fare ciò che più mi piace.

È l'unico posto in cui posso dedicarmi alla musica, la mia unica e più grande passione.

Tutto nella mia vita ha preso colore quando mi hanno regalato la prima chitarra, tutto ha iniziato a prendere forma, nelle mie giornate.

L'unico modo in cui passo le lezioni è disegnando le copertine degli album che inciderò, scrivendo canzoni o, più semplicemente, fantasticando sul mio futuro.

Il mio sogno sarebbe fare il musicista, e ce la sto mettendo tutta per riuscirci.

È un martedì come gli altri, e io odio i martedì. Cosí come odio tutti gli altri giorni della settimana.

Credo che la classe stia facendo biologia, mentre io sto scrivendo, come al mio solito.

Non mi interessa quella merda.

La mia attenzione viene catturata quando sento bussare alla porta della classe.

È Stephanie, la bidella.

Affianco a lei c'è un ragazzo con gli occhiali da sole e un bastone bianco, deve essere cieco.

« Lui è il ragazzo nuovo. » Borbotta la bidella disinteressata, congedandosi.

Il ragazzo avanza insicuro verso la cattedra, tastando il pavimento con il bastone.

La professoressa si schiarisce la voce.

« Ragazzi, lui è Kellin Quinn, il vostro nuovo compagno di classe. Fatelo sentire a suo agio. » Dice la prof, cercando di risultare più carina possibile.

« Puoi sederti nel banco vuoto accanto a Victor. »

La professoressa mette una mano sulla spalla al ragazzo e lo accompagna fino al posto affianco al mio, vuoto.

Kellin si siede, poggiando il bastone a terra.

Mi sorprende come sia sicuro delle sue azioni, nonostante non ci veda.

« Ciao, tu sei Victor? » Si gira verso di me, sorridendo.

Questo ragazzo mi ispira simpatia, almeno sa che esisto.

« Vic, meglio. »

« Okay, Vic. Come stai? » Mi domanda sempre sorridendo.

« Ci sta, tu? »

« Bene. Posso.. Conoscerti? » mi chiede, leggermente insicuro.

« Oh, certo, certamente. »

Alla mia conferma avvicina insicuro la sua mano a me, tastandomi prima il petto e le spalle, fino a raggiungere il viso.

E inizia a sfiorarlo, delicatamente.

Passa le dita su tutti i tratti, dalla fronte al mento, dal naso alle labbra.

Senza alcuna forza o irruenza, è davvero delicato.

« Cosí capisco come sei fatto.. » Afferma, sorridendo leggermente imbarazzato.

Mi scappa un sorriso, è tenero, decisamente tenero.

« Certo, certo. Fai pure. »

-autrice-
Questa è la mia nuova storia, ho sperimentato i kellic stavolta :D fatemi sapere che ne pensate.
-Cel

Blind {Kellic}Where stories live. Discover now