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{Kellin}

La sveglia è suonata troppo presto, come al solito.

Comincio a pensare che ogni notte torni indietro di qualche minuto, perché non è possibile che suoni sempre così presto.

le coperte in cui sono avvolto sono sempre troppo morbide e confortevoli per lasciarle, al mattino.

Mi stropiccio gli occhi e mi metto seduto, cercando i miei occhiali da sole che la sera prima avevo lasciato sul comodino. Una volta trovati li inforco posandoli sul naso e cerco il mio bastone con il piede, che prendo in mano non appena scoperta la sua posizione.

Mi dirigo verso il mio armadio e prendo i vestiti. scelgo una maglietta di qualche band che mi piace, anche se non so quale. mi farò dire da Vic a quale gruppo appartiene.

Una volta vestito e lavato scendo le scale lentamente, reggendomi allo scorrimano.

sento la voce di mia madre che mi saluta e rispondo.

Poi mi dirige verso il tavolo, sul quale so già che si presenta la mia colazione, allora mi siedo e mangio.

le mie mattinate sono piuttosto monotone: oramai non è più un segreto la posizione dei miei mobili o il numero di passi che mi separano dalla camera al bagno. tutto funziona secondo uno schema.

Finita colazione mia madre mi accompagna a scuola, lasciandomi all'ingresso di questa. Per accedere alla mia classe mi basterà seguire dei passi o delle voci che già conosco.

Stavo raggiungendo la mia aula quando i passi della persona che meglio conosco dell'istituto non attirano la mia attenzione, Vic sta camminando poco distante da me.

La sua camminata è insicura, lo sento da come posa i piedi a terra: sembra quasi che abbia paura di scottarsi con il pavimento.

Inoltre sento una leggera esitazione nei suoi passi, come se fosse ferito.

«Vic, stai bene?» Domando, cercando di girarmi verso di lui, secondo il rumore dei suoi passi.

Non sento una risposta verbale, ma lo percepisco singhiozzare lievemente. Sento anche l'odore delle sue lacrime, impossibile confonderlo.

Oramai capisco di averlo vicinissimo a me, sento di sfiorarmi con lui, quindi lo stringo fra le mie braccia e gli accarezzo la schiena, essendo il gesto più naturale che mi è venuto.

«Ehi... è tutto okay, ci sono io qui con te.» Gli sussurro accarezzandogli appena i capelli.

Sono parole semplici, ma penso possano significare qualcosa.

Decido di non fare domande, per il momento non mi sembra il caso. Forse chiederò più tardi.

Sento la sua testa annuire leggermente contro la mia spalla, io continuo ad accarezzarlo stringendolo a me.

è la pima volta che lo sento così vulnerabile, così piccolo.

non mi accorgo neppure che, attorno a noi, è calato il silenzio più totale, intanto sono entrati tutti in classe lasciandoci da soli in corridoio.

in fondo non voglio che ci vedano, non capirebbero.

-autrice-

non ammazzatemi, so che non aggiorno da ere geologiche. solo che è stato un periodo durissimo a scuola e ugh. ho scritto questo capitolo in aula di informatica, lol. fatemi sapere che ne pensate.

-cel















Blind {Kellic}Where stories live. Discover now