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Ercole scese nel parcheggio in men che non si dica, vedendosi costretto a rimandare la colazione. Salutò con cordialità, ma a causa dell'agitazione nessuno dello staff ricambiò, non sapendo cosa dire o pensare.

A quel punto fu l'agente Williams a rompere il silenzio che si era creato.

«Signor Ginoble, è pregato di seguirci in caserma. Vorremmo farle alcune domande.»

Lui annuì con estrema calma senza proferire parola, per poi raggiungere i poliziotti che lo fecero accomodare sui sedili posteriori della loro auto.

«Qualcuno ci potrebbe gentilmente spiegare cosa succede?» sbraitò Gianluca, che non riusciva a stare fermo un attimo.

Hopkins gli appoggiò paziente una mano sulla spalla. La preoccupazione negli occhi del giovane era più che giustificata, e gli doveva delle spiegazioni.

«Gianluca, ascolta... A quanto pare Lentini aveva dei conti in sospeso con tuo padre. L'interrogatorio serve proprio per fare chiarezza su questo.»

L'abruzzese impallidì, non potendo credere alle sue orecchie. «C-che genere di conti in sospeso?»

«Dei debiti, Gianluca. Debiti mai pagati.»

«Cosa?!» Ignazio lanciò un acuto improvviso, da perforare i timpani.

«Avete capito bene, ragazzi. Qui c'è di mezzo il gioco d'azzardo» sospirò l'agente.

Dopo quello sconvolgente annuncio anche Michele e Barbara sbiancarono.

«Gioco d'azzardo?» trasalì Gianluca. «Mio padre?!»

Hopkins scosse la testa. «No, ragazzo. Non lui, ma la vittima. Nel suo cappotto c'erano dei soldi e un'agenda che lo testimonia.»

«E cosa c'è scritto in questa agenda?» domandò Piero.

«Ve lo spiegheremo in un secondo momento, ora è il momento di parlare con il signor Ginoble» tagliò corto il poliziotto. «Alla prossima, ragazzi, e buona giornata. Arrivederci, signori!»

«Arrivederci» farfugliarono Barbara e Michele, ancora scioccati dalla situazione.

I cinque guardarono l'auto della polizia sfrecciare via fino a quando non scomparve dalla loro vista. Poi, rassegnati, tornarono nella hall per discuterne con calma.

***

Alla stazione di polizia, Ercole rispose con sincerità a tutte le domande degli agenti, affiancato da un interprete qualora non fosse stato in grado di esprimersi correttamente in inglese. Era vero, nei precedenti soggiorni a New York aveva conosciuto Alfonso Lentini, il quale mesi prima aveva avuto bisogno di più soldi per rinnovare e modernizzare il suo bar. Per cercare di ottenere la cifra superata, Lentini aveva giocato d'azzardo, ma il suo tentativo era fallito e aveva perso grandi quantità di denaro. Essendo piuttosto in confidenza con lui e vedendolo in difficoltà, Ercole gli aveva prestato dei soldi sottraendoli dai guadagni del figlio senza avvisarlo, sapendo che Gianluca sarebbe stato contrario. Quella sera, in occasione del loro ritorno a New York, Lentini era intenzionato a restituirglieli.

«Avevamo appuntamento alle undici e un quarto ieri sera, fuori dal Madison Square Garden» raccontava Ercole. «Avrebbe dovuto restituirmi i soldi proprio in quel momento. L'ho aspettato per ben mezz'ora, ma non si è presentato. Vi posso assicurare che non l'ho visto neanche da lontano, prima di trovarlo nel parcheggio del nostro albergo.»

Smith corrugò la fronte e si grattò il mento, senza distogliere lo sguardo dal signor Ginoble. «Lei ha un alibi? Qualcuno può confermare quello che ci sta dicendo?»

Lui annuì. «Certo. Il padre di Piero, Gaetano, era con me. Siamo usciti prima dall'edificio per andare al bar lì di fronte, dato che lui aveva avuto un calo di zuccheri.»

Notte silente || Il VoloWhere stories live. Discover now