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30 Dicembre 2016

Quella sera, Gianluca aveva raggiunto in fretta e furia il signor Douglas: le parole di Kim non lo convincevano, avrebbe voluto saperne di più anche dal suo capo.

«Beh sì, è vero. Il giovedì e il venerdì Kim ha il permesso di lasciare l'edificio per la notte», aveva confermato lui.

Imperterrito, l'abruzzese aveva proseguito chiedendogli se avesse mai avuto modo di vedere cosa ci fosse nel borsone della ragazza.

«No, sinceramente mai», gli aveva risposto Douglas in tutta tranquillità, «Do per scontato che ci sia l'occorrente per passare la notte da sua nonna. Non mi sono mai posto il problema, non ci vedo niente di strano.»

Come era normale che fosse, il signor Douglas aveva voluto sapere il motivo di quell'improvvisa curiosità da parte del giovane, ma Gian lo aveva liquidato con un semplice "magari gliene parlerò con calma".

***

La mattina seguente, il trio era a fare colazione lontano da orecchie e occhi indiscreti: nel bar di fronte all'hotel, Gianluca aveva intenzione di esporre ai due colleghi i suoi dubbi.

«Ragazzi, riflettete. Non avete notato niente di strano nell'atteggiamento di Kim?»

«Immaginavo che qualcosa non ti tornasse» farfugliò Piero. «Stanotte sei corso via dalla hall senza darci spiegazioni.»

Gianluca prese un gran respiro. «Il punto è che... non so, mi sono venuti dei dubbi. Non avete visto com'era nervosa quando le avete nominato il pigiama? L'avete guardata storto anche voi.»

«In effetti, tanto normale la sua risposta non era» concordò Ignazio, pensieroso.

«Oh, alleluia!» il rosetano tirò un sospiro di sollievo. «So che potrei sbagliarmi, ma dobbiamo provare tutte pur di tirare fuori Barbara il prima possibile. Domani sera abbiamo un concerto di capodanno in tutt'altro continente, ve ne siete forse dimenticati? Dobbiamo fare di tutto pur di non essere costretti ad annullarlo.»

I due si gettarono a peso morto sullo schienale delle sedie dove si erano accomodati, stufi come non mai di ciò che stavano vivendo e delle preoccupazioni che stavano riempiendo le loro vacanze natalizie, per poi raddrizzarsi qualche attimo dopo.

«Hai ragione, Gianlù. Purtroppo hai ragione. Per il nostro bene e quello di Barbara non possiamo starcene a guardare, nonostante la polizia stia facendo il possibile per noi» ribatté con decisione Piero. «Se vogliamo contribuire alle indagini, facciamolo.»

Gianluca sorrise speranzoso, per poi volgere lo sguardo verso l'altro siciliano.

«Ignazio?»

Lui annuì con il capo, tamburellando nervosamente sul tavolo con la mano destra.

«Sapete come si dice: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Proviamoci.»

***

A ora di pranzo, dopo aver informato Michele, i tre si divisero: Ignazio avrebbe distratto Kim, di turno la mattina per recuperare la sera precedente, mentre Gianluca sarebbe andato a rovistare fra i suoi oggetti personali al bancone della reception e Piero sarebbe rimasto a controllare i corridoi.

Dopo che il marsalese ebbe fermato la ragazza con una scusa, riuscendo a farla allontanare dalla sua postazione, Gianluca iniziò le ricerche... nella speranza che entrambi i suoi colleghi riuscissero nell'intento.

Fulmineo, aprì e richiuse svariati cassetti passando in rassegna tutti i documenti in cui si imbatteva, ma dopo qualche minuto non era ancora riuscito a trovare niente di utile, niente di sospetto. Proprio quando stava per arrendersi, però, il suo sguardo si posò sul computer: come aveva fatto a non pensarci prima?

Notte silente || Il VoloWhere stories live. Discover now