Un mondo fuori controllo

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Marianne non mi rispose subito.
Volevo che venisse con me. Lo desideravo più di ogni altra cosa, in quel momento.
Si passò una mano tra i capelli lunghi, sorrise.

<<In Italia?>> chiese, sottovoce.
<<Sì. Nel nord Italia, per la precisione. Stiamo seguendo una pista che sembra condurre laggiù. Non sappiamo ancora che cosa troveremo, né se ci sarà davvero utile. Ma per il momento è tutto ciò che abbiamo.>>

Lei esitò.

Si guardò attorno, poi guardò me.
Si mosse sul divano, piano. Come a cercare un po' di più la mia vicinanza, per ragioni che non potevo comprendere.
Il vestito bianco che indossava si spostò appena, ma quanto bastava per scoprire ancora di più le sue gambe.
Lei si accorse che la stavo guardando ma non si mosse. Finì di bere il vino e piegò la testa all'indietro, fissando per un istante il soffitto con gli occhi. Poi li chiuse, li riaprì, quindi tornò a guardare me.

<<Sì, Ethan. Vorrei venire con te in Italia>> disse, sottovoce.

Non lo so. Ci sono momenti in cui la vita ci scivola addosso. Giorni neri, che inseguono altri giorni neri, in una costante che non ha variabili. E poi, in un secondo tutto può cambiare, senza preavviso.

Non pensavo, quando glielo avevo chiesto, che Marianne avrebbe accettato di venire con me e Ryan in Italia. La sua risposta era stata il primo tassello della mia vita che sembrava incredibilmente tornare al proprio posto.

La guardai ancora. Sapevo che ciò che avevamo condiviso era qualcosa di grande, di veramente importante. Ero convinto che avessimo un posto speciale, tutti, per qualcun altro. Nel cuore e nel cervello. E non volevo trovare nessuna persona, per condividere tempo, spazio, lacrime e silenzi che non fosse lei.

Semplicemente, non mi interessava.

Marianne era l'unica, e lo credevo davvero.

La guardai senza dire niente. Lei si avvicinò ancora un po' al mio corpo, e appoggiò la testa contro la mia spalla. Riuscii a sentire così bene il suo profumo, il suo respiro.

<<Andiamo da me>> le sussurrai, <<restiamo insieme fino a domani mattina. E poi partiamo.>>

Marianne mi guardò e riconobbi un'espressione interrogativa sul suo volto. Come se tutto stesse accadendo troppo in fretta e anche per lei fosse difficile controllare il corso degli eventi.

<<Senza programmi, senza progetti. Nessun piano. Partiamo e basta.>>
<<Va bene. Facciamolo, Ethan.>>
Le sorrisi. Mi alzai dal divano, tesi la mano verso la sua e lei mi seguì.
<<Dammi qualche minuto>> mi disse.

La guardai mentre camminava a piedi scalzi alla ricerca di qualcosa in quell'appartamento che non era il nostro.
Pensai soltanto a quanto la rivolessi indietro.

Mezz'ora dopo eravamo insieme davanti alla porta del mio appartamento.

Girai la chiave, e in una frazione di secondo capii che qualcosa non andava.

Avevo dato i classici tre giri quando ero uscito, ore prima. Adesso, dopo un giro solo la mia porta si apriva.

Qualcuno era stato lì.

Qualcuno era ancora lì dentro, forse?

Guardai Marianne che, inconsapevole del pericolo, mi aveva superato ed era entrata nel mio appartamento.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora