Epilogo - La marea

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Era trascorso un altro mese.

L'aria calda di giugno aveva aperto le porte all'estate che presto sarebbe arrivata. Io e Marianne eravamo sempre più felici. Ancora più di quanto avrei mai potuto sperare, a dire il vero.

Nonostante quella pace, però, e come avevo immaginato sarebbe accaduto, spesso ero tornato con la mente a Virginia. I miei pensieri, il più delle volte, si erano soffermati sull'importanza delle coincidenze e sul ruolo giocato dal caso in tutta quella storia. Avevamo catturato Christopher grazie a un ricordo del tutto inatteso e fortuito di Lyla. Senza di lei, e con Lee Grayson morto, probabilmente le indagini si sarebbero arenate. Christopher aveva confessato tutti gli omicidi commessi, sia nel passato che oggi. Lee Grayson, nel 2016, aveva ucciso due ragazze: la prima, quella che avevo rinvenuto io nella scuola di danza di Virginia, e un'altra, quella che aveva decapitato. Le altre erano state assassinate da Christopher e alcune volte rapite da Lee Grayson, stando alle parole del gemello di Ray.

Christopher si era preso la colpa di tutti gli omicidi, anche di quelli commessi tredici anni prima. Non potevamo sapere se fosse la verità, ma contro Ray non era stata trovata alcuna prova. Disse che Ray non era al corrente dei suoi crimini. Non gli credevo, naturalmente. Ero convinto che Ray fosse colpevole, in qualche modo, e che lui lo stesse soltanto coprendo. In fondo, erano gemelli. Ma quando qualcuno gli fece notare che dopo l'arresto di Ray i delitti delle ballerine erano cessati, Christopher scoppiò a ridere.

Ho soltanto modificato il mio modo di uccidere, ma non ho mai smesso di farlo. Ho viaggiato. Ho respirato aria nuova. Mi sono divertito in maniere diverse. Da qualche parte, sotto il cielo azzurro di qualche landa desolata, ci sono mucchi di corpi. Un po' alla volta, in cambio di qualcosa, magari, ve li farò trovare. Uno alla volta. Uno dopo l'altro. Avrete un gran da fare. Oh, sì. Oh, sì.

Era stato Miller - con il quale avevo mantenuto i contatti - a riferirmi queste sue parole. Le ricerche dei corpi erano cominciate quasi subito, e i cadaveri - o ciò che ne restava- avevano iniziato a riaffiorare. Tante "nuove" vittime, uccise durante quelli che credevamo essere stati "anni di silenzio", dopo la cattura di Ray.

I fatti, dunque, davano ragione alle parole atroci di Christopher. Dopo l'arresto di Ray Dwight gli omicidi non erano cessati. Non erano mai cessati. Semplicemente, l'assassino -Christopher Dwight- aveva cambiato il modus operandi. Mi ero chiesto tante volte per quale ragione, e non avevo ancora trovato una risposta del tutto soddisfacente. Sì, in linea teorica Ray Dwight avrebbe potuto essere persino innocente. Contro di lui non c'erano mai state prove, in fin dei conti, e il gemello aveva confessato ogni omicidio. Conosceva tutti i dettagli. Ogni nome, ogni luogo: tutto.

Promisi a me stesso che mi sarei sempre tenuto aggiornato sugli sviluppi del processo e su quella vicenda. Forse, un giorno, qualcosa avrebbe collegato anche Ray a tutto quel sangue, o forse no. Non aveva più importanza, perché avevamo trovato il vero colpevole; ma se fosse successo qualcosa, qualcosa di nuovo, presto o tardi, io l'avrei saputo.

<<Amore>> disse Marianne, distogliendomi da tutti quei pensieri, <<ci sediamo qui?>>

Avevamo appena terminato di cenare in un ristorante situato in una delle vie più interne di Porto Cesareo, e avevamo passeggiato fino a raggiungere uno dei tanti locali affacciati sul porto.

<<D'accordo>> le risposi. Spostai la sedia per lei, guardandola mentre si accomodava, poi mi sedetti anch'io.

Ordinammo due gigantesche coppe di gelato.

<<Ci pensi?>> mi chiese lei, sorridendo.
<<A che cosa?>>

Esitò, poi si scostò una ciocca di capelli dagli occhi. Appoggiò lo sguardo su di me, poi sul mare e sulle barche che dondolavano lungo il molo.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora