Carlo Salviati

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Il ristorante era caldo e accogliente e la sala in cui ci fecero accomodare spaziosa ed elegante.
Ordinammo della pasta ai frutti di mare e del vino bianco. Durante il pranzo ci rilassammo, cercando di distogliere l'attenzione dal caso, da Ray, dal ciondolo, dagli omicidi. Non fu semplice, ma facemmo del nostro meglio per riuscirci. Ryan sembrava più tranquillo. Mangiava, beveva, scherzava anche, di tanto in tanto. Marianne continuava ad essere per me un'incognita. Ancora non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo tra noi. Ci eravamo baciati due volte, eppure mi sembrava di non riuscire a decifrare il suo comportamento, ma andava bene così. Non avrei forzato nulla. Sapevo che avevo commesso tanti errori in passato, e adesso mi trovavo di fronte ad una seconda opportunità. Dovevo ritenermi fortunato. Non tutti nella vita ne avevano una.

Quando avemmo terminato di pranzare ci alzammo per pagare, e questa volta offrii io per tutti.

Prima di uscire, Marianne rivolse un sorriso al proprietario del locale.

<<Ci stavamo chiedendo se lei potesse aiutarci>> disse, a bassa voce.
Lui la guardò con aria interrogativa.
<<Mi dica, signorina. Di che cosa si tratta?>>
<<Stiamo cercando qualcuno. Qualcuno che vive qui.>>
<<Be', se è così, sta parlando con la persona giusta. Ho vissuto in questa cittadina per tutta la vita. Difficile che io non conosca qualcuno del posto.>>
Lei sorrise, poi annuì.
<<Carlo Salviati. Le dice qualcosa questo nome?>>
L'uomo esitò per un istante. Fece un passo in avanti, sorrise.
<<Carlo. Ma certo. Conosco lui, sua moglie Rosa e il figlio Edoardo. Abitano proprio qui, a pochi metri dal mio ristorante.>>
<<Sì. Lo sappiamo. Il problema è che a casa non abbiamo trovato nessuno. Lei ha idea di dove potrebbero essere adesso?>>
L'uomo scosse la testa, poi disse qualcosa ad uno dei camerieri, infine tornò a rivolgersi a noi.
<<Certo. Non so dove possa trovarsi la signora Rosa, perché forse sarà in compagnia di qualche amica. Ma so dove troverete Carlo ed Edoardo. Se non sono fuori a pesca, il che è poco probabile in questi giorni, allora saranno certamente al lavoro sulla loro barca al porto, oppure alla Stella di Mare.>>
<<La Stella di Mare?>>
<<Sì, la pescheria che hanno aperto in centro. Se non sono per mare, li troverete lì. Brave persone. Perché li state cercando, se posso domandarlo?>>
Marianne esitò, poi ci guardò.
<<È una storia davvero molto lunga. Niente di particolare. Si tratta della vecchia occupazione di Carlo, l'oreficeria.>>
<<Ah, sì, sì. Ogni tanto ne parla. Sembra fosse molto bravo anche in quel settore. Comunque sia, vi consiglio di passare al porto. Molto probabile che siano loro barca. Arrivate di fronte alla gelateria, quella affacciata sul mare. Una volta lì, chiedete di loro. Vi indicheranno la barca.>>
<<Grazie mille, davvero. Ci è stato di grande aiuto>> rispose Marianne, senza perdere il sorriso.
<<Di niente. Inglesi?>>
<<Loro due, americani>>, rispose indicando me e Ryan, <<mentre io sono nata in Francia. Devo dire che questa cittadina è... straordinaria.>>
Lui sorrise, annuì.
<<Sono certo che la amerete, come l'ho amata io>> le rispose, stringendole la mano e facendo poi lo stesso con noi.

Lo ringraziamo ancora, pagammo e ci dirigemmo verso la gelateria.

L'aria era frizzante e il sole splendeva alto in mezzo all'azzurro uniforme del cielo, privo di nuvole, di fumo, di smog.

Guardammo la schiera di barche attraccate al molo alla nostra sinistra mentre ci avvicinavamo alla gelateria. In lontananza, potevamo anche scorgere una piccola isola che sembrava sospesa sul mare.

<<Ci siamo>> disse Ryan.

Marianne entrò nel locale e ne uscì pochi minuti dopo.

<<Andiamo>>, disse, <<so dove trovare Carlo.>>

Era incredibile. Sapevo che fosse una donna risoluta, ma continuava a stupirmi.

Percorremmo alcuni metri costeggiando il porto, fino a che lei non si fermò di fronte a noi.

Davanti agli occhi, avevamo una barca da pesca piuttosto grande, bianca e azzurra.

Si chiamava Eloise. Il nome era pitturato in nero sulla fiancata destra, le lettere scritte in grande, in corsivo.

Rimanemmo immobili ad osservarla, e poi Marianne fece un passo in avanti.

Poco dopo vedemmo un uomo muoversi vicino alla prua.

Era voltato si spalle. Molto alto, molto magro, i capelli corti e bianchi. Si girò di profilo e mi resi conto di quanto, nonostante dicembre, la sua pelle fosse abbronzata.

Non si accorse di noi, così Marianne fece un altro passo verso la sua barca.

<<Carlo?>> domandò, sorridendo.

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora