La gabbia

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<<Ho imparato a conoscere le persone, signor Cooper. Durante questi anni difficili, ho cercato di scoprire quale fosse il modo per convivere con me stesso e con il mondo esterno, ammesso che ne esistesse uno. Voi mi chiedete di Christopher, ed io non so, non capisco... non capisco quale sia il motivo. Ma voglio credere che ci sia ancora un po' di luce, da qualche parte.>>

Guardammo Walter Clayton senza dire nulla. Non sembrava un uomo disonesto. Per qualche ragione, credevo a tutto ciò che ci aveva raccontato.

<<Christopher abita poco distante da qui. Se avete da scrivere, vi lascio il suo indirizzo. Potete dirgli che sono stato io a darvelo, se ve lo domanderà.>>

Ryan spalancò gli occhi. Non si aspettava che avremmo trovato il gemello di Ray Dwight così in fretta. Nessuno di noi se lo aspettava.

Scrisse sul cellulare l'indirizzo che Walter ci fornì, poi lo ringraziò.

<<Mi dispiace per tutto ciò che ha dovuto vivere, signor Clayton. E mi dispiace per Evelin, per i vostri figli, per tutta questa tragedia. Deve essere stata dura, per lei.>>

Lui scosse la testa.

<<Lo è ancora. Lo è ancora.>>

<<C'è ancora una cosa che vorrei chiederle, Walter.>>
<<Che cosa?>>
<<Ha qualche fotografia di Evelin?>>

Lui esitò, socchiuse le labbra, si guardò intorno.

<<Ho... ho un album, sì. Perché?>>
<<Per vederla. Perché spesso un viso racconta storie che non si conoscono.>>
<<Perché avete così tanto a cuore tutto ciò? Non riesco a capire quale sia la connessione tra la morte della mia ex moglie e gli eventi che vi hanno condotto da me.>>
<<È una storia lunga, Walter. Come le ho spiegato, il... il male su cui stiamo indagando sembra avere radici lontane, che per motivi ancora ignoti conducono alla morte di Evelin Perth.>>
<<Pensate di riuscire a scoprire la verità su di lei? Su ciò che accadde quella notte?>>
Ryan annuì.
<<È possibile.>>
<<Se così fosse, tornerete da me? Mi racconterete tutto, non è vero?>>
<<Lo faremo, Walter. Ci può scommettere.>>

L'uomo si alzò, attraversò il corridoio principale e scomparve per alcuni istanti. Quando ritornò, stringeva tra le mani un grosso album di fotografie.

<<Apparteneva a Evelin>> disse, con tono sommesso. C'era un velo di tristezza così semplice da scorgere, in tutto ciò che faceva Walter. Nel modo in cui parlava, nel modo in cui si muoveva, nel modo in cui ci guardava. Era una persona triste. Non sarei riuscito a descriverlo in nessun altro modo. Era evidente che il passato non l'aveva mai lasciato in pace. Non era tormentato come Susan, però. Avevano condiviso lo stesso trauma, in un certo senso, ma le conseguenze per loro due erano state differenti. Susan in un certo senso si dannava l'anima. Viveva con il rimorso, e doveva convivere con quel dolore ogni giorno. Walter invece era come se fosse rassegnato alle conseguenze di quella sofferenza. Come se semplicemente avesse deciso di accettare quel male. Non di superarlo, non di dimenticarlo. Soltanto accettarlo.

Passò l'album di fotografie a Ryan, e lui fu sul punto di aprirlo, ma Walter lo fermò.

<<Non lo faccia, signor Cooper. La prego. Non qui. Non l'ho mai più aperto, da quando lei se ne è andata. Lo tenga, però.>>
<<Dice sul serio? Lo posso tenere?>>
Walter annuì lentamente con la testa.
<<A patto che, scoperta la verità su tutta quella storia, me lo riporti.>>
Si fermò, fece un passo indietro, guardò Ryan dritto negli occhi.
<<Trovi quella persona. Quella che ho incontrato alla scuola di danza la notte dell'incendio. La trovi, e faccia ciò che è giusto. Quando vi sarà riuscito, potrà tornare qui e restituirmi l'album di Evelin.>>

Ryan annuì. Si avvicinò a Walter e gli strinse la mano.

<<Grazie per l'aiuto, Walter. Faremo l'impossibile.>>

L'uomo non rispose.

Ci salutò con un gesto della mano e riprese a dipingere, senza neanche accompagnarci alla porta.

Avevamo l'indirizzo di Christopher, e sentivo che eravamo davvero vicini a qualcosa di importante.

Forse era soltanto un istinto sbagliato, ma sentivo che, in qualche modo, eravamo sempre più vicini alla verità.

***

L'uomo aveva preso Melodie per un polso, e aveva stretto con forza.

La ragazza aveva incominciato a piangere, disperata. La luce, per lei, era sempre più lontana. Se ne rendeva conto, ormai. Sentiva un rumore, però. Qualcosa in lontananza. Come un'eco. Sembrava il rumore del traffico. Sì, sembrava davvero il traffico.

Un flusso continuo.

L'uomo, senza mollare la presa, l'aveva fatta alzare dalla sedia e l'aveva accompagnata attraverso l'oscurità.

Erano arrivati di fronte ad una gabbia, piccola e stretta, con le sbarre arrugginite.

<<Spogliati ed entra. Non parlare. Se lo farai, se dirai una cosa qualsiasi, ti taglierò la lingua. Sarebbe così bello, tagliartela. Spero davvero che tu dica qualcosa.>>

Melodie, paralizzata dal terrore, aveva obbedito. Si era spogliata.

L'uomo aveva scosso la testa.

<<Devi toglierti tutto. E hai poco tempo.>>

Ancora una volta, aveva fatto ciò che lui le aveva ordinato. Completamente nuda, era entrata nella gabbia.

<<Brava, bimba. Brava, brava, brava. Così. Dimmi, quale parte del corpo desderi che ti tagli, per prima?>>

La ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora