Capitolo 23 - Jearl

42 11 5
                                    

Quando Kristal si svegliò la mattina dopo, Martin stava ancora riposando al suo fianco. L'elfa si stupì, non ricordava di essersi addormentata con lui la sera prima. Gli scosse leggermente il braccio per svegliarlo e lui aprì subito gli occhi. A quanto pare anche nel sonno si manteneva molto vigile.
"Che ci fai qui?" Lui la guardò con gli occhi assonnati, ma poi si rabbuiò.
"Continuavi a gemere e muoverti nel sonno. Ti ho abbracciata e da quel momento hai dormito meglio."
Kristal ricordò allora il sogno che aveva fatto e capì cosa l'aveva tormentata tanto.
"Uriel..." Martin la guardò confuso. "Uriel?" L'elfa si passò una mano sugli occhi.
"Sì, piangeva. E non potevo fare nulla per fermarlo, ero impotente come il giorno della sua morte." Kristal tentò di evitare il suo sguardo, ma Martin le prese il volto fra le mani e la guardò con sguardo severo.
"Non è colpa tua." L'elfa abbassò gli occhi e Martin le diede un lieve bacio sulla guancia.
"Se non fosse vero non te lo direi." Lei alzò nuovamente lo sguardo e finalmente gli sorrise. "Grazie."
"Di cosa?" Kristal si passò una mano fra i capelli prima di rispondere.
"Di essere sempre qui." Martin la baciò con trasporto.
"Non mi devi ringraziare di nulla."

Qualche ora più tardi erano entrambi nel salone principale e Kristal stava indossando la nuova armatura che le avevano portato.
"È pesante." L'elfa camminava avanti e indietro con una smorfia in volto. "Ho bisogno di un'armatura più leggera". Gliene portarono una decina prima che ne trovasse una della sua taglia. Ringraziò gli spadaccini che gliel'avevano procurata, poi cominciò a guardarsi attorno. 
"Dov'è la mia spada?" Martin le porse un fagotto e lei lo prese fra le mani titubante.
"Ma questa non è mia." Lui le sorrise. "Ora sì, aprila." Kristal allora tolse il rivestimento e si ritrovò fra le mani una fodera di cuoio. Tirò il pomello per estrarre la spada e rimase stupita dal vedere la lama che aveva sotto gli occhi. Era di colore verde scuro e sembrava affilatissima.
"È una spada di vetro?" Chiese con eccitazione. Martin annuì e lei gli saltò addosso, stando attenta a non tagliargli la testa nel frattempo. "Grazie mille, è stupenda."

Quando fu ora di recarsi in città Martin accompagnò Kristal fino alla fine della scalinata.
"Mi raccomando, fai attenzione." L'elfa le sorrise.
"Non preoccuparti, non succederà nulla." Martin la guardò con sguardo indagatore.
"Le ferite le hai rimarginate del tutto? E di febbre ne hai ancora?" Kristal iniziò a ridere.
"Martin, smettila. Non puoi fare così ogni volta che devo partire."
"Mi sto solo preoccupando per te." Lei sbuffò.
"Anche troppo." Kristal alzò la mano per salutare e fece per partire, ma Martin la bloccò, avvicinandola a sé. "Aspetta." La baciò dolcemente e l'elfa gli sorrise. Forse mi sto abituando troppo a tutto questo.

Arrivò a Bruma in dieci minuti e si diresse subito al castello della contessa, al cui interno c'erano gli alloggi delle guardie. Di fronte al portone della reggia stanziavano due sentinelle di guardia, l'armatura gialla risaltava sul loro petto e le rendeva immediatamente riconoscibili. I due la guardarono con sospetto, bloccandole la via.
"Cosa ti porta alla corte di Bruma dunmer?" Certo che io non vado mica in giro a chiamarli umani o imperiali. "Ho bisogno di parlare con il generale della guardia di Bruma." La guardia che si trovava alla sua sinistra la guardò con occhio critico.
"E per quale motivo?" Kristal iniziò a perdere la pazienza, d'altronde non era neanche difficile farla seccare.
"Mi manda Jauffre ma, quello che ho bisogno di chiedergli, vorrei tenerlo per me." La sentinella di destra la guardò stupito nell'udire il nome del frate.
"Perché non hai detto subito che ti mandava lui? Puoi passare."
Le aprirono il portone e lei li ringraziò mentre avanzava.

Si ritrovò in un ampia navata centrale, un tappeto blu la attraversava in lunghezza fino a raggiungere una scalinata, quella che portava al salone della contessa. Kristal non proseguì in quella direzione, ma si diresse invece alla navata di destra; dove si trovava una piccola porta in legno. L'aprì di scatto e rischiò di sbatterla contro una persona che stava uscendo.
"Scusami, non volevo spingere con così tanta forza." L'uomo che aveva di fronte aveva i capelli grigio scuro, teneva una lunga spada sulla schiena e indossava l'armatura dei soldati di Bruma.
"Non preoccuparti. Cercavi qualcuno?" Kristal ritornò alla realtà, di sicuro quella guardia sapeva dove si trovava il generale. "Il generale della guardia, sai dove si trova?" Questo sorrise, battendosi la mano al petto.
"A quanto pare sei fortunata, eccomi sono Burd, a tua disposizione." Kristal ne fu sollevata, gli chiese dove avrebbero potuto parlare e lui la portò fuori dal castello.
Il generale fu molto disponibile, la ascoltò attentamente tutto il tempo e cercò di aiutarla come poteva.
"Non c'è nessuno straniero in città in questo momento, te lo posso assicurare. Mi dispiace sentire che ti abbiano attaccata in quel modo, avresti potuto rimetterci la pelle." Kristal rabbrividì, ripensando a quel momento. L'elfa stava poi per dileguarsi, ringraziandolo comunque per il suo aiuto, quando Burd la precedette. "Verrò con te alla roccia al tramonto, voglio vedere di chi si tratta."

L'elfa non poté dire nulla in contrario, così ora si ritrovavano entrambi nascosti dietro ad un cespuglio, ad aspettare che arrivasse qualcuno. Il resto del giorno l'avevano passato a cercare indizi e parlare con la gente, il generale sembrava davvero interessato a concludere questa storia al più presto. Ma gli sforzi furono vani e infine si ritrovarono al punto di partenza: la pietra con runa. In realtà era soltanto un grosso Menhir con delle rune blu incise su di esso, toccandolo si ottiene una benedizione magica.

Una figura incappucciata proprio al tramonto si palesò, fermandosi di fronte alla pietra. Quando riuscirono a scorgerle il volto Burd sussultò stupito.
"Ma quella è Jearl." Kristal lo guardò confusa, non aveva mai sentito quel nome.
"La conosci?" Il generale sospirò.
"Sì, abita a Bruma." Questa volta fu l'elfa a guardarlo allibita.
"Se sa chi sei, allora è meglio se ci parlo io." Senza aspettare una risposta, si alzò e andò incontro alla donna che Burd aveva chiamato Jearl. "Scusami, posso chiederti una cosa?" Questa aveva già estratto la spada e la guardava con fare minaccioso. Per una volta che non volevo essere aggressiva.
"Voglio solo parlare." Jearl continuò a tenere la lama alta. "Chi sei?" Kristal sospirò.
"Non è importante ora." La donna le puntò la spada contro.
"Ti conviene rispondermi." L'elfa si spazientì ulteriormente e decise di estrarre anche lei la spada.

"Adesso o ti calmi e metti via quell'aggeggio, oppure sarò costretta a togliertelo di mano a forza." Un ghigno comparve sul volto di Jearl. "Provaci se ci riesci." D'un tratto i suoi vestiti si tramutarono, ora indossava un armatura daedrica. Kristal sorrise. "Se pensi di spaventarmi così, sappi che sono riuscita ad entrare ed uscire dal vostro infimo santuario senza problemi." La donna ruggì, avventandosi su di lei.
"Così sei tu quella codarda!" Iniziarono a lottare, ma lo scontro finì presto. Jearl le si accasciò ai piedi dopo qualche secondo. Burd stava dietro la donna e aveva appena ritirato la spada dalla sua schiena. Come sempre, quando morì, l'armatura scomparve.
"Non mi sarei mai immaginato che facesse parte della Mitica Alba, lei era una delle mie guardie."
Già, non si sa mai di chi ci si può fidare.
Il generale parve rimuginare qualche istante sul fatto, ma poi ci mise poco a riprendersi e a tornare serio. "A questo punto dovremmo perquisire la sua casa, forse ci troveremo qualcosa di utile."

Oblivion - The Elder ScrollsWhere stories live. Discover now