Capitolo 53 - Nient'altro che la verità

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Quando Kristal e Dosiov iniziarono a baciarsi fu come se le loro presenze si fossero assentate, come se i due corpi si fossero separati dalle loro anime, che ora si trovavano in un'altra dimensione. Martin fu scosso fortemente dalla scena. Vedere Kristal così vicina a Dosiov gli provocava un dolore pulsante al petto che gli bloccava il respiro. Fu costretto a distogliere lo sguardo. Tuttavia non ci volle molto prima che i suoi occhi tornassero sulle due figure, non voleva assistere ma allo stesso tempo non poteva farne a meno. Era più forte di lui. Nel frattempo i due elfi si stavano baciando da appena un minuto quando un gemito uscì dalle labbra di Kristal. Era stato appena accennato ma era bastato a preoccupare i tre che assistevano alla scena. "Dobbiamo fermarli." Martin fece per avvicinarsi, ma Barus lo bloccò. "Aspetta. Sarebbe meglio se lo facessero da soli. Non è ancora il momento." L'erede non si avvicinò ulteriormente, ma continuò a guardare i due con crescente preoccupazione. Si sentiva impotente e la situazione non era delle migliori.  

Kristal gemette ancora una volta, seguita questa volta anche da Dosiov. Martin si girò verso Barus, che restava a guardare, e al terzo gemito di Kristal prese l'iniziativa e staccò gli elfi dal bacio che si stavano scambiando. Afferrò Kristal al volo, ma non riuscì a fare lo stesso con Dosiov che invece cadde a terra. Subito anche Barus e Jauffre accorsero ad assistere i due elfi. Sembravano entrambi incoscienti e qualsiasi tentativo di rianimarli non stava fruttando alcun successo. "Kristal? Mi senti?" Martin le scuoteva leggermente le braccia, l'aveva fatta stendere a terra e controllava le sue condizioni con sguardo particolarmente allarmato. Si girò quindi di scatto. "Avremmo dovuto intervenire subito, cosa ti è saltato in mente?" Era furioso, al limite di mettere le mani al collo di Barus. Fu una presa leggera sulle sue mani a fermarlo. "Sto bene, ho solo bisogno di qualche secondo." La voce dell'elfa era appena accennata, l'erede sentì le sue parole a malapena. "Va bene, allora ti porto in camera a riposare." Disse e si girò nuovamente per fulminare Barus con lo sguardo. La prese poi in braccio e la portò fuori dalla porta. 

Barus e Jauffre rimasero invece con Dosiov, convinti fosse caso di lasciar sbollire la rabbia dell'erede. L'elfo si riprese in fretta, tanto che in poco tempo si era già messo a sedere. "Ho rivisto tutto anch'io, era come se fossimo presenti fisicamente nei nostri ricordi." Guardava il cognato, tremando. "C'era anche il nostro primo bacio." Sorrise al ricordo felice, ma tornò serio subito dopo ripensando a tutto ciò che avevano vissuto. "In quel momento è successo qualcosa di strano. Sono iniziati a susseguirsi tantissimi altri baci e poi abbiamo rivissuto quel giorno." Barus sbarrò gli occhi. "Di già? L'ha visto già?" Balbettò. Dosiov annuì, occhi a terra. A quel punto Jauffre decise che aveva sentito abbastanza, disse che aveva bisogno di scrivere delle lettere importanti e invitò quindi i due elfi a lasciargli libera la stanza. Questi obbedirono e si recarono all'esterno del Tempio. "L'ha visto già ed è ancora viva."

"Ho bisogno di stare da sola." Sospirò. "Perché? Cosa hai visto?" Kristal afferrò la mano di Martin con stanchezza. "Quando sarò pronta verrò a cercarti. Ora ti prego, devo stare da sola." L'erede annuì e si alzò a fatica. Si diresse poi alla porta capo chino. Rimasta da sola l'elfa riuscì finalmente a liberare il fiume in piena che erano le sue palpebre. Pianse, singhiozzando. Non importava se l'avessero sentita, non importava chi. Aveva bisogno di liberare tutto il dolore che provava in corpo, che le era stato scaricato nel cuore in una quantità e velocità impressionante. Sei anni di sofferenza, di morte e di rimpianti. Era tanto, forse troppo da gestire per una persona sola. Restò lì, rannicchiata sotto le coperte, come se nascondendosi lì sotto a piangere potesse in qualche modo proteggerla e salvarla dai demoni della sua vita. Pianse per ore, nessuno ebbe il coraggio di disturbarla, nessuno avrebbe potuto aiutarla. Pianse finché non ci furono più lacrime che potessero esprimere il suo dolore in forma fisica. Erano finite tutte, le aveva spremute fuori dal suo corpo finché anche l'ultima goccia non si era fatta strada tra le sue palpebre. E fu così, al riparo tra le lenzuola, che si rese conto che era sopravvissuta a quello da cui aveva cercato di proteggersi mesi fa, da cui Barus aveva tentato di salvarla da quando l'aveva incontrata tra le strade vicino Bruma. Sapeva la verità.

Martin era affranto dal senso di impotenza che provava nei confronti di Kristal quel giorno. Era passato spesso davanti alla sua porta. La sentiva piangere, a tratti urlare e per ogni segno di dolore che uscisse dalle sue labbra sentiva il cuore perdere un pezzo. Come se una spilla sottilissima e appuntita stesse scavando frammento per frammento nel suo petto, in un agonia che sembrava ingestibile. Finché non poté più stare sulla soglia della stanza a sentirla soffrire in quel modo. Aveva bisogno di prendere dell'aria, di scappare se possibile. Ma non poteva. Si rinchiuse quindi a sua volta nella sua nuova camera, sommergendosi dalle coperte, così che neanche uno spiraglio di aria potesse entrare. Restò lì per ore, in silenzio, a non fare nulla. Poi qualcuno bussò. Fu quindi costretto a uscire dal caldo del suo rifugio di lenzuola per andare ad aprire. Era lei. 

"Posso entrare?" Martin si scostò subito, facendole segno di procedere. L'elfa si guardò attorno mentre lui chiudeva la porta alle sue spalle, era la prima volta che entrava nella sua nuova stanza. "E' grande." Disse semplicemente. Si avvicinò alla scrivania che si trovava di fianco al letto, piena di libri e fogli. Al centro il Mysteryum Xarxes. Dall'altra parte della stanza una cassettiera affiancata da un grande specchio a muro. "Jauffre voleva che mi trasferissi in una stanza più adatta a me." Kristal sorrise. "Una stanza regale per il futuro imperatore." I loro occhi si incontrarono e una forte dolcezza scaturì dalle loro iridi. Martin non poté evitare di notare che quelli dell'elfa sembravano terribilmente diversi, avvolti da un dolore disarmante. Cercò la sua mano e la strinse con vigore. Lei chiuse gli occhi, assaporando quel contatto. "Ho ricordato l'omicidio dei miei genitori." Disse alla fine, le palpebre ancora serrate. 

Martin non disse nulla. Restò in silenzio a guardarla. Si aspettava delle lacrime, pensava si sarebbe messa a piangere da un momento all'altro. Eppure non una goccia si fece strada sul suo viso. Kristal aprì invece gli occhi, tornando a guardarlo. "Era periodo di guerra, la situazione era particolarmente instabile. Il nostro palazzo, quello dove vivevamo, era sotto assalto. Da lontano sembrava fossero i nemici ad aver sferrato l'attacco. Ed era così, inizialmente. Ma poi i nostri soldati hanno iniziato a morire uno dopo l'altro, incapaci di sconfiggere dei guerrieri così svelti e forti." Si fermò qualche istante, cercando di recuperare al meglio ogni sprazzo di memoria che le era stato trasmesso da Dosiov. "Io e Barus non vedevamo i nostri genitori da troppo tempo, siamo tornati indietro per cercarli. Erano in camera, in camera loro, a terra. Il sangue era ovunque, i corpi dilaniati da morsi e graffi. Erano stati uccisi dai vampiri." Martin ascoltava con dolore, Barus gli aveva raccontato la storia, ma sentirla da lei gli provocava ancora più sgomento. 

Kristal si sentiva colpevole, credeva la morte dei genitori fosse una sua colpa, non di Dosiov. "Dosiov è arrivato e trovandoci lì ci ha salvati, invitandoci a scappare. E' stato lui a togliere ogni sospetto. L'attacco era stato portato avanti da centinaia di vampiri, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di vittoria per noi." Chiuse nuovamente gli occhi e lo sguardo addolorato del marito si presentò di fronte a lei con vividezza. "Dosiov aveva partecipato alla battaglia dalla parte dei vampiri, aveva contribuito ad uccidere i suoi compagni di una vita. Anche se non sono state le sue zanne ad attraversare il corpo dei miei genitori ha comunque combattuto al fianco di chi l'ha fatto."  

Tornò a guardare Martin con decisione, intrecciando le dita nella mano che aveva chiuso a pugno durante tutta la durata della storia. "Eppure capisco perché l'abbia fatto, comprendo a fondo il motivo per cui abbia dovuto agire così. Non poteva fare altrimenti o sarebbe morto." L'erede la guardò con stupore, allontanandosi involontariamente di qualche centimetro. "Morire sarebbe stata una scelta dignitosa e giusta." Kristal accennò un sorriso. "Questo è vero. Ma anch'io avrei scelto di salvarmi la vita a discapito di dignità e giustizia." Martin la guardò allarmata, era come se si trovasse di fronte ad una sconosciuta e non sapesse quindi come avrebbe dovuto comportarsi. "Nella vita ci troviamo di fronte a delle scelte da fare tutti i giorni. Alcune possono essere considerate giuste o sbagliate, altre possono essere facili o difficili. La scelta di Dosiov ha ucciso i miei genitori. Dovrei odiarlo ma non posso, non ci riesco perché capisco il motivo per cui ha fatto quella scelta. E sono ancora innamorata di lui."


Oblivion - The Elder ScrollsWhere stories live. Discover now