Capitolo 46 - Devo lasciarti andare

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"Martin?" La risposta dell'imperiale venne da lontano, forse un po' troppo. "Sì, sono qui. Non ti preoccupare, ti proteggo io." Era sicuramente il suo udito che la ingannava, non capiva nulla. Provò nuovamente a muoversi ma qualsiasi gesto le provocava troppa fatica. " Non preoccuparti, riposati ancora, ne hai bisogno." Era vero, la avvolgeva una stanchezza disarmante. Aveva bisogno di dormire. Strinse appena la mano di Martin prima di crollare nuovamente in un sonno profondo. Anche lui rimase immobile per qualche secondo, sempre la stanchezza lo bloccava, questa però era una stanchezza completamente diversa da quella che provava Kristal. 

Aveva il cuore in subbuglio, ciò che gli aveva raccontato Barus lo aveva intaccato profondamente. Era distrutto. Alla fine aveva vissuto tutta la sua vita in un tempio, era un sacerdote, aiutava la gente, la ascoltava e la aiutava come meglio poteva. Era tutto semplice, era una vita normale, quasi noiosa. Per questo nel tempo libero aveva imparato a sconfiggere la noia con lo studio della magia, di misteri oscuri che lo affascinavano proprio perché si distaccavano notevolmente dalla sua quotidianità. 

Poi un cancello di Oblivion si era aperto proprio fuori casa sua, aveva distrutto la sua città, ucciso gran parte dei suoi cittadini, costretto gli altri a fuggire. Da quel giorno tutto era cambiato, era evidente che la vita vissuta al tempio non ci sarebbe più stata. Qualcosa di grave era successo e lui non poteva assolutamente restare fermo a guardare. Mai si sarebbe immaginato che sarebbe stata un'elfa, una giovanissima dunmer, a chiudere il cancello e salvare tutti i superstiti. Mai si sarebbe aspettato che lo avesse fatto soltanto per trovarlo, per salvare proprio lui. Inoltre, come se non bastasse il disastro che si era appena verificato, lei era anche portatrice di terribili notizie: l'imperatore era stato assassinato. Infelici eventi che portarono anche ad una notizia improbabile, quasi impossibile da accettare: lui era figlio di Uriel Septim ed era anche l'ultimo erede rimasto a Cyrodiil, l'unico che potesse salvare l'intera popolazione. E come si fa a credere ad una cosa del genere? Come si fa a reagire ad una cosa del genere?

Martin lo aveva fatto aggrappandosi alla figura più forte che avesse a fianco in quel momento. Aveva afferrato la sua mano e si era fatto trascinare in una serie di avvenimenti, di patti, di tradimenti, di omicidi. Si era aggrappato a lei senza nemmeno rendersi conto di quello che stava davvero succedendo attorno a sé, senza davvero prendere parte per aiutare a risolvere il problema. Si era appoggiato sulla sua forza, finché non si era accorto che lei in realtà forte non lo era mica così tanto, che forse era lei ad avere bisogno del suo di sostegno.

Ma c'era qualcosa in più in lei, lo sapeva fin da subito, l'aveva capito immediatamente. Questo lo fece innamorare di lei, in un tempo che sembra impossibile per quanto limitato. Come si può innamorarsi di una persona in così poco tempo, in una situazione simile? Eppure era successo, era successo ad entrambi e nessuno dei due aveva intenzione di rinunciare a quel sentimento, nessuno dei due riusciva a vedere quanto fosse inopportuno e sbagliato. Non ascoltarono una sola parola di quello che gli diceva Jauffre, colui che in fondo li aveva soltanto avvertiti.

Dosiov era stato in grado di piantare i primi dubbi in entrambi. Dosiov era il marito di lei, lei era sposata e questo significava che qualunque cosa ci fosse stata sarebbe dovuta finire. Avrebbero dovuto porre fine a qualsiasi sentimento e ancora una volta non lo fecero. Lui agì alle spalle di lei, complottò insieme a suo fratello e tutto questo non portò a niente di concreto. Alla fine Dosiov non se ne era andato, non aveva intenzione di farlo, voleva soltanto stare accanto a sua moglie. Martin non poteva lasciare che accadesse, sapeva che Dosiov l'aveva usata, sapeva che non era una bella persona, sapeva che avrebbe potuto ferirla. Ma mai si sarebbe aspettato che fosse in grado di aver fatto una cosa simile, non era in grado di accettare ciò che Barus gli aveva detto. Perché Dosiov non solo era un assassino, era uno dei peggiori. Non aveva assassinato due persone qualunque e non l'aveva fatto in un modo qualsiasi. Non riusciva a togliersi il pensiero dalla testa. Ha ammazzato i suoi genitori, è un assassino.

Guardò Kristal chiedendosi in che razza di dramma si fosse intromesso, osservandola capì che quello era il momento di porre fine a tutto ciò che c'era stato. Non c'era futuro possibile tra loro, per quanto l'amasse non avrebbe mai potuto stare al suo fianco. L'aveva sempre saputo, eppure soltanto adesso gli appariva così chiaro. Lasciandole la mano sembrò quasi siglare quel pensiero. Si alzò con lentezza e uscì dalla porta. Doveva ricominciare  a lavorare sul Mysteryum Xarxes. 

Uscito nel corridoio sentì delle urla provenire dall'esterno, erano sicuramente Dosiov e Barus. Si recò immediatamente nel piazzale esterno per trovare entrambi gli elfi trattenuti da due spadaccini. "Che succede?" Chiese con profonda stizza. Lamyan si fece avanti con titubanza. "Si stavano prendendo a botte sire, li abbiamo fermati prima che potessero farsi del male." Martin alzò gli occhi al cielo. "Adesso basta. Dosiov non sei più il benvenuto qui, vattene." Tutti restarono in silenzio, insicuri su cosa si dovesse o non convenisse dire. "Io non vado da nessuna parte." L'ira nel volto di Martin si infittì pericolosamente. Si avvicinò all'elfo fino a lasciare solo qualche centimetro di distanza dal suo viso e lo guardò con sfida.  "Non provare ad ostacolarmi ancora. Se ti dico che te ne devi andare, tu lo fai e basta." Dosiov stava per rispondere con disprezzo, ma fu fermato dall'arrivo di Jauffre. "Qui nessuno se ne va. Rinchiudete Dosiov e Barus in cella finché non si sono dati una calmata. Tu invece Martin vieni con me, ti devo parlare." 

Quando Martin si ritrovò nella camera di Jauffre iniziò immediatamente a parlare. " Perché hai scavalcato la mia autorità in quel modo?" Il frate lo guardò con sufficienza. " Hai ancora molto da imparare. Sei l'unico erede al trono rimasto, questi errori non li dovresti nemmeno fare." L'erede alzò la voce involontariamente. "Ha superato il limite, deve essere cacciato." Jauffre lo guardò con sufficienza. "Sarebbe tornato comunque, lo sai bene anche tu. E poi ci serve ancora la sua capacità, l'amuleto è ancora in mano a Mankar Camoran. La nostra priorità adesso è recuperarlo, non occuparci dei bisticci tra un marito e l'amante di sua moglie." Martin strinse i pugni, avrebbe voluto ribattere ma sapeva perfettamente che Jauffre aveva ragione. "Hai ragione, non dovrai più preoccuparti di un comportamento simile da parte mia." Il frate annuì. "Bene, ne sono sollevato. Ora torna a studiare, non abbiamo molto tempo." L'imperiale piegò la testa e fece per andarsene ma Jauffre lo fermò appena prima che uscisse. "Non preoccuparti per Kristal, sappiamo entrambi che si riprenderà presto." Martin strinse i pugni per farsi forza. "Lo spero tanto."

Nel periodo in cui Martin era tornato a studiare e Barus e Dosiov erano stati chiusi in cella, Kristal non aveva praticamente più visto nessuno, soltanto uno spadaccino controllava di tanto in tanto che stesse bene. Nei quattro giorni passati così lei però non fu in grado di fare domande e non riuscì nemmeno ad assistere al momento in cui suo marito e suo fratello furono messi insieme ad altri tre spadaccini per andare a prendere il terzo oggetto necessario per aprire il portale che avrebbe portato all'Amuleto dei Re.  Erano tornati ad essere giorni frenetici, una gara contro il tempo che era evidente stessero perdendo. Eppure lei non lo sapeva, per una volta non era lei al centro del trambusto, per una volta non stava correndo da una parte all'altra del continente a svolgere una missione dopo l'altra. 

Il tempo correva ma non per lei, aveva finalmente trovato modo di riprendersi, di riposare dopo quella serie infinita di eventi che le erano capitati da quando si era svegliata in quella cella. Anche la mente finalmente aveva guadagnato parte della sua lucidità, per questo i ricordi tornarono uno ad uno a porre fine a quell'abbaglio di tranquillità che aveva sfiorato. Quello più forte, quello più evidente era però Martin. Kristal si rendeva conto che era da un po' che non lo vedeva e aveva iniziato a preoccuparsi. Lo mandò a chiamare e quando finalmente si presentò di fronte a lei un improvviso sollievo la colmò. Ma non sarebbe durato tanto. Il volto dell'erede era serissimo e Kristal non poté evitare di notare quanto sembrasse diverso. Era sicuramente successo qualcosa. 

Oblivion - The Elder ScrollsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora