Capitolo 51 - Tira e molla

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Piano piano tutti si ritirarono per cercare di riprendersi, Martin trascinò invece Kristal nella sua stanza. La fece entrare e dopo essersi chiuso la porta alle spalle liberò tutta la delusione e la rabbia che aveva trattenuto in precedenza. "Seriamente? Gli hai davvero puntato una spada al collo di fronte a tutti?" L'elfa sbuffò. "Se lo meritava, ringrazia che non l'abbia ucciso invece." Martin iniziò a camminare avanti e indietro, cercando di far sbollire la tensione. "Tu non ti rendi nemmeno conto di quello che dici. Non è normale uccidere una persona semplicemente per un'offesa. Lo sai questo vero?" Kristal fece spallucce. "Se non mi ha portato rispetto significa che se l'è cercata." L'erede la guardò con stupore. "Mi stai prendendo in giro vero?" L'elfa sorrise. "Sì." Iniziò poi a ridere, lasciando Martin sempre più confuso. 

Dopo essersi calmata riprese però a parlare seriamente. "Non l'avrei ucciso Martin, non sono un mostro. Però non sono nemmeno una che sta zitta di fronte ad un affronto simile, per questo gli ho fatto capire che si è permesso di parlare in quel modo con la persona sbagliata." Sospirò prima di riprendere a parlare. "Riguardo Lamyan, invece, non dimenticherò mai il momento in cui l'ho ucciso. Nonostante tutto negli ultimi giorni mi è stato molto vicino ed è stato soprattutto grazie alla sua presenza che mi sono rimessa in forza così presto. Non gli avrei mai tolto la vita se non l'avessi reputato necessario. Devi credermi." Lo guardò dritto negli occhi e i due stettero alcuni lunghi istanti in quella posizione. L'uno di fronte all'altra. Semplicemente a guardarsi. Alla fine Martin si avvicinò, iniziò ad accarezzarle i capelli, delicatamente, con dolcezza. L'elfa chiuse involontariamente gli occhi, assaporando il tocco della sua mano.

"Mi manchi." Kristal aprì gli occhi sentendo quelle parole, l'erede sembrava sul punto di piangere. "Ma che fai piangi?" Martin non rispose. Sembrò invece cedere ad ogni sforzo che stava facendo per fermarsi, per tentare di agire razionalmente. Colmò la distanza che separava le loro labbra e iniziò a baciarla. Confermò con i gesti ciò che aveva riferito poco fa a parole. L'elfa non si oppose, anzi rispose con foga al suo affetto, portando avanti il bacio. Si erano incontrati di nuovo, i loro corpi, le loro anime, come se fossero destinati a ritrovarsi in quel modo, come se fosse quella l'unica soluzione possibile. A cosa era servito tentare così arduamente di stare distanti se poi sapevano entrambi come sarebbe andata a finire? Mentre si baciavano le lacrime iniziarono a bagnare sempre con più insistenza le guance dell'imperiale che alla fine iniziò a singhiozzare. 

Kristal sentì il malumore dell'erede e a malincuore spezzò il bacio. Iniziò ad accarezzargli lentamente le guance. "Cosa c'è?" Martin la abbracciò e continuò a piangere sulla sua spalla a lungo. L'elfa nel frattempo cercava di consolarlo accarezzandogli la schiena e sussurrando parole dolci al suo orecchio. Piano piano le lacrime smisero di scendere così copiose, l'erede si calmò e si sedette sul bordo del letto. Restò a guardarsi le mani per qualche istante prima di riportare l'attenzione su Kristal. "Perdonami." Riuscì soltanto a dire. L'elfa a quel punto si sistemò al suo fianco e gli prese la mano. "Per cosa?" Martin iniziò a spostare le dita sul palmo di lei, massaggiandole nervosamente la mano. "Per come mi sono comportato ultimamente. Non te lo meritavi. Ho sbagliato e mi dispiace." L'elfa sorrise e fece per avvicinarsi nuovamente alle sue labbra. Il rumore della porta che si apriva però la fece sobbalzare nuovamente, proprio come era successo poche ore fa con Dosiov. 

Jauffre fece il suo ingresso e notò immediatamente il fatto che aveva interrotto un momento particolare. "Non commento nemmeno quello in cui sono appena entrato perché c'è qualcos'altro che mi urta al momento." Chiuse la porta e si pose di fronte ai due, guardandoli come fa un genitore arrabbiato di fronte ai figli che hanno appena combinato un guaio. "Ditemi che non avete davvero tenuto nascosto il tradimento di Lamyan per tutto questo tempo senza nemmeno accennarmi del fatto." Martin aprì bocca per rispondere ma fu preceduto da Kristal che, alzatasi in piedi, aveva iniziato a parlare prima. "Infatti non è così. Non ne sapevamo nulla nemmeno noi." Jauffre tirò un sospiro di sollievo mentre Martin la guardò attonito. "Kristal..." L'elfa lo bloccò immediatamente. "Lui capirà il motivo per cui l'abbiamo fatto." Spiegò quindi al frate le motivazioni che li avevano portati a mentire a tutti gli altri spadaccini. Jauffre annuì semplicemente. "Se questo è il caso devo dire che siete cresciuti entrambi notevolmente nel corso del vostro soggiorno qui. E' stata la decisione migliore da prendere." Li guardò comunque con sguardo severo. "Questo però non significa che possiamo abbassare la guardia. Ora più che mai non possiamo fidarci di nessuno se non di noi tre." Kristal gli aveva detto la verità e con quelle parole il frate aveva confermato il fatto che si fidava nuovamente di lei, che era pronto a fare totale affidamento sulla sua persona. L'elfa ne fu particolarmente sollevata. 

Un silenzio pesante li avvolse mentre riflettevano sul peso della situazione in cui si trovavano. Il futuro era totalmente incerto e le uniche persone su cui potessero confidare erano presenti all'interno della stanza. "Comunque, se proprio dovete continuare a vedervi, almeno chiudete la porta per favore." Jauffre uscì dalla camera, lasciando i due particolarmente imbarazzati. Martin si alzò e abbracciò Kristal, lei lo strinse con forza e poi gli chiese se stava meglio. "Sto meglio, avevo solo accumulato un grande carico di stress nell'ultimo periodo e avevo bisogno di liberarlo in qualche modo." L'elfa sorrise. "Sono contenta che tu l'abbia fatto. Ora è il mio turno però." Martin si staccò per poterla guardare in viso. "Cosa intendi?" Kristal abbassò lo sguardo. "E' arrivato il momento di recuperare la mia memoria." 

Mentre Kristal cercava Barus e Dosiov per dirgli ciò che aveva intenzione di fare, Martin si era recato da Jauffre per riferirgli a grandi linee la situazione e come avevano deciso di agire. Il gruppetto formato dai tre elfi e i due imperiali si era quindi riunito nella stanza di Jauffre, la più grande del palazzo, ed era pronto ad agire. "Sei davvero sicura di volerlo fare?" Barus era parecchio insicuro, guardava la sorella con preoccupazione e sperava soltanto che cambiasse idea a riguardo. "Sì, l'ho già detto." Per Kristal la discussione finiva lì ma il fratello volle tentare ancora un ultimo disperato tentativo. "Una cosa che non ti ho mai detto è che è stata una tua decisione quella di perdere la memoria e che avevi un motivo molto valido per farlo." L'elfa si innervosì ulteriormente. "Se non sei d'accordo puoi pure uscire e aspettare fuori. Mi ridarete indietro la mia memoria e il discorso finisce qui."

A quelle parole Barus si arrese definitivamente e semplicemente si pose in un angolo a guardare. Kristal si avvicinò quindi a Dosiov, poi si rivolse a Jauffre e Martin. "Se vedete o sentite che c'è qualcosa che non va, semplicemente staccateci e andrà tutto bene." Almeno spero. I due annuirono, mettendosi in una posizione che gli consentisse di agire rapidamente. L'elfa tornò quindi a concentrarsi su Dosiov. Studiò i suoi occhi, di un rosso vermiglio, un colore che si distaccava parecchio da quello che aveva visto nel suo primo sprazzo di memoria. Portava nella retina la condanna al suo vampirismo. Cercò di vedere in quegli occhi quelli di suo marito, quelli del suo migliore amico che sentiva di amare da bambina. Non ci riuscì. Si decise quindi ad avvicinarsi totalmente. Gli afferrò il volto tra le mani e lentamente baciò le sue labbra. Inizialmente sembrò non succedere nulla. Quando Dosiov iniziò a baciarla a sua volta però divenne tutto nero. E poi di nuovo luce. Era riuscita a guadagnare un nuovo ricordo.

Oblivion - The Elder ScrollsWhere stories live. Discover now