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Non riuscivo a crederci ero confusa ma felicissima. Potevo di nuovo rivedere il suo sorriso ogni giorno e i suoi dannati occhi, quegli occhi dove mi ero sempre persa, erano riapparsi nella mia vita come per magia.
Alle sue parole il mio cuore ha iniziato a battere fortissimo e me lo sentivo ormai in gola.
Non c'era tempo per pensare, quello era il momento più bello e io dovevo sfruttarlo al massimo. Senza paranoie, senza pensieri e preoccupazioni!
Mi gettai per l'ennesima volta a capofitto tra le sue braccia e lui mi stampò un bacio sulla fronte.
Era bello riaverlo accanto,ma c'era sempre un blocco in me ; era successo tutto in pochi minuti e non era facile da gestire come cosa, ma era pur sempre Cam.

Gli squillò il telefono e senza esitare rispose. Dopo qualche secondo riattaccó!

-Te lo prometto! Ti dirò tutto quello che vorrai sapere, ma ora devo andare. Devo risolvere dei problemi-  disse scusandosi

-A dopo Cam-  risposi, tenendo in mano il braccialetto che lui mi aveva dato 9 anni prima.
Approposito di anni... Mancava 1 settimana al mio compleanno e io ero gasata perché dovevo fare una grande festa.

Dovevo chiamarlo, Nash era il mio migliore amico e doveva saperlo, dato che Taylor non rispondeva al telefono decisi di chiamarlo.

*-Nash!-

-Ehi, come mai questa chiamata?-

-Puoi venire a casa?! Devo parlarti?-

-Certo, tra mezz'ora sono lì tesoro-*

Lui era sempre stato un ottimo ragazzo e si era sempre schierato dalla mia parte, nonostante a volte non avessi ragione.
Era stato quell'amico di cui tutti hanno bisogno.
 
                                ***

Raccontai tutto a Nash, ogni dettaglio, ogni lacrima versata, ogni sorriso e ogni dispetto. Lui ascoltò tutto in silenzio e alla fine mi abbracciò lentamente e si avvicinò al mio orecchio.

- Lissa, io...io sapevo tutto. Da moltissimo tempo. L'unico problema è stato nasconderti tutto fino ad oggi.-  sussurrò il ragazzo dagli occhi di ghiaccio.

-Non ha importanza, ormai so che lui è qui! E mi basta anche questo. - risposi.

Però mi accorsi di non poter ancora amare. Cameron mi piaceva e ne ero innamorata, ma continuai a negarlo a me stessa. C'era ancora quello stupido ricordo in me! Quella cosa che non mi faceva andare avanti del tutto e che mi impediva di ricominciare a volere bene alla gente. Ma di certo ero migliorata;  questa città mi ha migliorata, dal mio trasferimento qui a Los Angeles sono davvero diventata un'altra persona.
Nonostante tutto ero ancora qui a fissare il soffitto e cercare l'ultimo motivo per il quale non mi sentivo ancora del tutto sicura di me, o meglio, l'avevo trovato ma non volevo dirlo. Così lo pensai e la domanda più semplice era  "Ho dei genitori?".  Sebbene avevo dei genitori a me non sembrava tanto di averli, non si erano fatti sentire mai da quando sono andata a Miami e poi non mi hanno mai amato. Io ero quella cosa secondaria che dovevano portarsi in giro o a cui dovevano pensare solo perché non sapevano a chi lasciarmi.

Per questo negli anni ho imparato a cavarmela da sola!

- Hai finito le tue lunghe riflessioni?- chiese ridendo Nash

-Si, scemo- risposi tirandoli dei pugni sulla spalla

-Mi ha fatto piacere parlare con te! E mi piace il fatto che mi reputi una persona a cui dire le proprie cose-  disse abbracciandomi

- Eh come farei senza di te?!-  dissi ironica

- Ora vado. Devo prepararmi per una cosetta-

- OK Nash, ci sentiamo- dissi baciandolo sulla guancia.

Così si alzò dal divano e si avviò alla porta.

- Nash! un'ultima cosa..- dissi io

-dimmi principessa-  rispose guardandomi negli occhi

-ti voglio bene!-  conclusi.

Alle mie parole sorrise e chiudendo la porta mimó con la bocca un "me too".

Dopo nemmeno 20 minuti suonò alla porta qualcuno e quando mi avvicinai  per vedere chi era notai la chioma bruna di Abbie e le aprii.

-Buonasera dormiglionaaa-  gridò lei

-Che cazzo vuoi Abbie?- urlai io ridendo

-pronta per la grande festa di mezzanotte di Nash?-

-Eh?- risposi stranita

-Domani è il compleanno di Nash e festeggia sta sera, a mezzanotte iniziamo a fare casino. Tu vieni ovviamente e adesso andiamo un'oretta al Centro Commerciale-  disse, ma si fermò per respirare un attimo e poi riprendere.

- Non voglio un NO! Alzati da quel fottuto divano e muoviti-  continuò

E così fui costretta a seguire i suoi ordini per evitare schiamazzi e dare fastidio ai vicini.

Niente di più ||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora