Capitolo 4

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La mattina seguente avrei dovuto dare una risposta ad Harry. Ormai avevo deciso, ci avevo pensato a lungo e avevo preso la mia decisione. Non sarei stata egoista, no quella volta, non in quella circostanza.
Mi preparai. Scelsi un abito da indossare. Era difficile da credere, ma non amavo quegli abiti sfarzosi. In diciannove anni avevo sempre e solamente indossato abiti semplici, quello che ogni paesana indossava; ma la mia vita, adesso, era cambiata.
Tutto ciò che ero in quel momento non lo ero più.
Mi sarei adattata in un modo o nell'altro.
Anche se la prospettiva era piacevole, l'idea di vivere per sempre con Harry non era allettante.
Se volevamo una sorta di dialogo dovevamo imparare a interloquire senza urlarci contro.
Avrei scavato dentro il suo passato e lo avrei aiutato a tirare fuori i demoni che lo tormentavano. Ci avrei provato anche se non lo avrebbe voluto.
Non dico che posso fare tutto. Perché non si può cambiare una persona. Dico solo che lo farò lo stesso nonostante tutto.
Perché, in due, si lotta meglio.
Indossai un abito bianco di pizzo con una  coroncina di rose rosse tra i capelli.
Scesi nelle cucine dove vidi Molly. Andai da lei.
"Buongiorno Molly" la salutai cordialmente.
L'anziana si voltò verso di me con sorriso sul volto. Continuò a preparare la colazione.

"Posso aiutarti?" chiesi mettendomi al suo fianco.

"Belle ecco.." sapevo esattamente ciò che stesse pensando, ma sapeva esattamente quale fosse la mia opinione.

"Molly, te l'ho gia detto,  siamo amiche. Ricordatelo" e detto ciò presi il vassoio, con i croissant e due tazze con la teiera, e lo porta nella sala da pranzo.
Harry mi guardò co  lo sguardo crucciato.

"C'è la servitù per questo, lo sai Belle?" la sua voce sembrava più gentile rispetto a ieri.

"Si lo so, ma posso farlo anch'io" risposi alzando e abbassando le spalle.
Infondo, lo avevo fatto da quando ero bambina, e, dicerto, non ero superiore  a nessuno per essere servita.

"Non smetterai mai di stupirmi" le mie guance si colorarono di un leggero rossore.
Ero rimasta sorpresa dalla sua frase. Mi piaceva questo lato di Harry. Avrei voluto vederlo più spesso in futuro.
Iniziai a sorseggiare del tè dalla mia tazza in porcellana quando Harry iniziò a parlare.

"Hai pensato alla mia domanda? Resterai o te ne andrai?" era diventato serio, stava scrutando ogni mio particolare aspettando una mia risposta.

"L'ho fatto, e ho preso una decisione" parlai più freddamente.

"Ebbene qual'è?" il suo respiro si bloccò dal momento che non vidi il suo petto muoversi.

"Resterò" il suo volto si illuminò improvvisamente.
Finalmente lo vidi sorridere e avrei preferito vederlo altre volte, perché era qualcosa di davvero magnifico.
Era capace di farti sorridere, e poi, solo ora mi ero resa conto che aveva due bellissime fossette.

"Bene..." lo interruppi immediatamente.

"Ad una condizione".

"Quale?" si irrigidì vedendo che io ero seria.

"Voglio vedere mio padre, l'ultima volta" lo supplica con la voce che si era fatta piccola.

"Non accetterò" il mio cuore sprofondò nel petto.
Non lo avrei lasciato, sarei stata una sua proprietà per sempre, anche se avevo sempre desiderato di essere libera.
Gli stavo solamente chiedendo di vedere un'ultima volta mio padre e lui me lo stava negando.

"Vi prego. Ho acconsentito a rimanere, non negatemi di poterlo salutare" ma rimase impassibile.
Neanche le mie lacrime, le mie suppliche gli avrebbero fatto cambiare idea.
Mi chiedevo come una persona potesse avere un'anima e un cuore così freddo, così senza emozioni.
Iniziai a piangere e scappai via.
Corsi in giardino. Riguardai tutte le rose che vidi la notte in cui arrivai.
Ne toccai una ma mi punsi con una spina.
Mia madre mi diceva sempre che c'era un usignolo che amava la rosa da abbracciarla così tanto che le spine le trafissero il cuore. Amavo così tanto mio padre  che sarei morta per lui.
Il sangue continuava a scorrere schiantandosi con la neve fresca macchiandola di rosso.

"Lascia che ti curi" il mio indice venne cinso da un fazzolettino bianco ben ricamato con uno stemma.
Guardai le sue mani. Erano bellissime, come gli anelli che portava alle dita. Le riconobbe subito. Era Harry.
Lo guardai dritto negli occhi, ma lui stava guardando le mie mani.

"Grazie" dissi in imbarazzo.

Sorrise lievemente "Mi dispiace Belle" corrugai la fronte. Non capivo.

"Scusarti? Per cosa?" sorrise nuovamente sospirando pesantemente.

"Per essermi comportato in quel modo, prima. Ma devi capirmi. Ho semplicemente paura di perderti" sentivo dolore e disperazione nelle sue parole.
Come avrebbe potuto perdermi se da quel giorno le sarei appartenuta fino alla morte?.

"E se io non capissi. Facciamo finta che io non sappia niente. Perché avresti paura che io me ne andassi?" aspettavo che mi dasse una risposta.
Lo aspettavo impazientemente.

"È complicato Belle" mosse la testa verso a sinistra.

"Tu provaci" mi morsi le labbra. Alzò la testa e guardò in alto mordendosi il lato della bocca.

"Rinunciaci Belle. Prima lo farai e prima starai meglio" in quel momento capì che non mi avrebbe mai detto niente, non ora, non a me.
Forse non si fidava, o forse parlare delle conseguenze gli avrebbe fatto solo del male.

"Come posso salvarti se non me ne dai la possibilità?" alzai leggermente la voce esasperata.
Si avvicinò al cespuglio delle rose e ne scelse una, quella con cui, la spina, mi aveva punto e la raccolse. Gentilmente, delicatamente.
Se la portò al volto e ne assaporò il suo dolce  profumo.
Chiuse gli occhi all'inebrianza della sua fragranza.
Poi, aprì improvvisamente gli occhi, mi guardò e mi sorrise

"Suppongo che fosse quella che volevi" mi porse il fiore e lo presi ammirandolo.

"Grazie, ma non hai risposto alla mia domanda" gli feci notare.
Si avvicinò alle mie labbra. Il mio cuore iniziò a battere incontrollabilemte.

"Voglio farti una domanda io Belle" parlò profondamente, la sua voce era ancora più roca. Gli guardai le labbra. Così rosa e così carnose.
Non proferì nessuna parola, così lui continuò.

"Perché vuoi salvarmi? Dici di volerlo fare ma non sai neanche da cosa" sorrise muovendo la testa.
Si allontanò e potei riprendere una posizione più eretta.

"Ed invece, riguardo la mia domanda, qual'è la tua risposta?" gli feci un cenno in avanti con la testa.

"Semplicemente non puoi. Devi capire che alcune persone sono state fatte per non essere salvate" detto ciò se ne andò.
Guardai la mia mano. Stavo stringendo tra le dita ancora il suo fazzoletto.
Nell'altra mano tenevo la rosa.
Mi ricordai della rosa che avevo visto l'altra sera. 
Stava fluttuando dentro una campana di vetro e sotto di essa i petali caduti.
Che significava?.

Spazio autrice.
Ecco il quarto capitolo. Allora, ditemi come vi sembra e mi raccomando, votate.

The Beauty and the Beast h.sWhere stories live. Discover now