Capitolo 10

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Il mattino seguente non avevo alcuna voglia di alzarmi  e scendere giù per fare colazione.
Semplicemente, non avevo dormito molto quella notte.
Ogni volta che chiudevo gli occhi il volto di Harry, puntualmente, vi si posizionava davanti e quando li riaprivo il suo pensiero si faceva vivido nella mia mente.
Decisi che la lettura sarebbe stata un'ottima via di fuga da tutti quei pensieri. Aiutò, di fatto, mi addormentai.
La porta si aprì e mi agitai immediatamente.

"Non ti hanno mai insegnato a bussare?" gli domandai sistemandomi nel letto.

"Ti ho portato la colazione" contro il mio tono rude aveva risposto con uno dolce e gentile.
Lo vidi poggiare il vassoio sul comodino al fianco del letto mentre i suoi ricci ricadevano come soffici onde sul suo viso.

"Grazie, non dovevi" portai le gambe al petto ed allacciai le braccia intorno ad esse. Lui si sedette proprio difronte a me.

"Volevo semplicemente chiederti scusa per quello che ti ho detto ieri".

"Mi hai ferita Harry"  sembrò davvero addolorato e dispiaciuto per il suo comportamento inadeguato.
Ma, in fondo, avevo imparato a conoscere il suo carattere così come avevo imparato a  perdonarlo.
Non mi importava  di come mi abbia trattata la scorsa notte. Quello era il presente, un nuovo giorno e volevo viverlo al più pieno e  serenamente possibile.
Ed il miglior modo possibile era accettare le sue scuse.

"Lo so Belle, credimi io non volevo. Ero solo stanco e scosso per la tua partenza".

"Partenza che tu stesso mi hai indotto" gli feci notare.

"So anche questo, e mi dispiace. Ti prego, perdonami". Mi stava supplicando con la voce, con i gesti e con i suoi occhi. Non potevo resistere a quelle iridi verdi.

"Ti perdono Harry" sorrise. Mi guardò negli occhi e sorrise, mi strinse tra le sue braccia prendendomi in collo in modo da farmi girare.

"Voglio mostrarti qualcosa" tornò serio lasciando che i miei tornassero a toccare il pavimento.
Acconsentì con la testa e lo seguì.
Mi strinse la mani per tutta la durata della nostra camminata.
Percorremmo il corridoio per poi salire una scalinata.
Riconobbi quell'ala del castello.
Aprì quella porta ed immediatamente i ricordi della prima volta  in cui vidi Harry riaffiorarono nella mente.
Mi guardò e mi incitò ad entrare.
Lo sguardo si posò sul quadro a me non sconosciuto.
Adesso ne ero sicura. Harry era il ragazzo raffigurato nel ritratto.
Tornò indietro da me e mi prese la mano portandomi avanti insieme a lui.
Ci fermammo davanti a quella rosa incantevole.
"Che significa?" gli domandai perplessamente.

"È una rosa" disse ovvio.

"Si, questo lo vedo" sorrisi, anche lui accennò un leggero ricurvamento sulle sue labbra. Ma evidentemente il motivo per cui mi aveva condotta fino a qui non gli permetteva sufficientemente di poter scherzare.

"Questa non è una rosa come le altre no, questa è diversa."

"Me la ricordavo con più petali dall'ultima volta che la vidi" ne erano caduti davvero molti e, nonostante tutto, continuava a rimanere bellissima solo, sembrava turbare molto Harry. Come se qualcosa li accomunasse.

"È di questo che volevo parlarti". Il mio sguardo andò dietro le sue spalle. Un altro quadro. Un'altra persona.
Bionda, occhi azzurri e incarnato color pesca. Era bellissima. Doveva essere Emèlie.
Mi avvicinai a quel disegno e mi ci fermai davanti.
I miei occhi erano completamente attratti da quella figura.

"È Emèlie non è così?" chiesi di sottecchi.
Non so perché ma avevo la sensazione che, lei, appartenesse ad un capitolo della sua vita a cui non era particolarmente affezionato.
Si avvicinò a me e incrociò le sue braccia proprio sotto il petto.
Adesso era arrivato il suo turno.
Quegli occhi così sofferenti sembravano trovare pochi attimi di felicità in quei tratti così dolci e soavi.
Il mio ventre venne invaso da qualcosa di caldo, scottante.
Vedevo il modo in cui la stava guardando, o meglio, in cui stava guardando il suo ritratto.
Era lo stesso modo in cui io stavo guardando lui.
Come se improvvisamente il tuo intero mondo, la tua intera ragione di vita si fosse materializzata in quella persona. Allora, credo che il mio mondo stesse portando il nome di Harry.

"Si, lo è" esalò faticosamente. C'era qualcosa che lo stava tormentando inesorabilmente.
Rimasi in silenzio, senza alcuna parola da offrirgli.

"Era bellissima" iniziò a parlare ma lo interruppi.

"Non importa. Cioè, non raccontarmi di lei se ti fa ancora male".
Lo bloccai con la mano e si mise davanti a me.
I suoi occhi stavano trapassando i miei.
Se davvero gli occhi sono lo specchio dell'anima allora avrebbe potuto chiaramente vedere i miei sentimenti e non mi ero mai sentita allo scoperto più di così.
Ero nuda, senza alcun velo, davanti al suo sguardo supervisionatore.

"Avevo 18 anni quando....

Spazio autrice.
Finalmente Harry ha deciso di raccontare il suo passato e capiremo ciò che lo ha reso quello che è adesso.
Maaaa... dovete aspettare il prossimo capitolo. Sorry

The Beauty and the Beast h.sWhere stories live. Discover now