Capitolo 11

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"Aveva 18 anni quando la conobbi. Quasi due anni fa" disse l'ultima frase con rammarico. Aveva la mia stessa età.
Lei, diciottenne innamorata di lui. La storia si stava ripetendo. Io, diciottenne innamorata di lui.
Con una sola differenza; anche lui ricambiava il suo amore.

"Ricordo ancora il suo profumo alle rose ed i suoi capelli all'aroma di mele.
Ero davvero innamorato di lei. Lo eravamo entrambi.
Sai cosa mi piaceva di lei?" scossi leggermente la testa in senso di negazione, sorrise facendo emergere le due fossette ai lati delle labbra.

"Il suo carattere. Forte e allo stesso tempo estremamente forte. Sai, mi ricordi tanto lei Belle.
La prima volta che vidi i tuoi occhi rividi i suoi. Quando capì quale fosse il tuo carattere diviso il suo".
Era estremamente straziante udire ciò. Non volevo essere un ricordo che lo stava attanagliando, non volevo essere il ricordo della donna che aveva amato e, tanto meno, non volevo essere il fantasma del suo passato.
Volevo semplicemente essere me stessa e, magari, un nuovo ricordo.
Uno tutto mio, bello e memorabile.

"E poi cosa le successe?" forse avevo paura di conoscere la sua risposta.
Avevo paura di cosa avrei potuto scoprire a riguardo, ma, d'altro canto, la mia fame di conoscenza doveva essere placata e l'unico modo per farlo era ascoltare ciò che aveva da raccontare.

"Io ero ricco, lei povera. I suoi genitori mi pregarono e minacciarono a fine di poterla lasciare andare. Era stata promessa ad un ragazzo ed io non volevo perderla" il dolore che emanava ogni parola era struggente.
Apprezzai l'enorme sacrificio che stava facendo nel raccontarmi tutto.
Era quello che gli avevo chiesto sin dall'inizio e adesso mi stava semplicemente accontentano, andando oltre ai suoi sentimenti.

"Ma la lasciasti andare comunque" fece un movimento verticale con la testa, su e giù, stava confermando le mie parole.

"Ci pensai molto e arrivai alla conclusione che non sarei stato mai il ragazzo che si meritava.
Ero maleducato e arrogante ma non con lei, non riuscivo ad esserlo.
Volevo proteggerla ad ogni costo, e l'unico modo per farlo era lasciarla andare.
Fu difficile per entrambi, ma lei non resse a quel dolore. Si suicidò qualche mese dopo. Quando lo scoprì me ne sentì il responsabile.
Lentamente il dolore mi divorò l'anima. I suoi genitori mi incolparono per la sua morte e così anche l'intero villaggio.
Louis mi stava vicino ma, in realtà, volevo stare da solo."
Capivo il suo comportamento scostante e allontanatorio. Non voleva affezionarsi a qualcuno per poi soffrire una volta che essa se ne fosse andata.
Non credeva più nell'amore perché l'amore gli aveva dato solo dolore.
Lo vedeva come qualcosa di letale. Capace di distruggerti e ucciderti dall'interno.  Ti uccideva mentalmente e fisicamente. Era il sentimento più travolgente da provare.
Un fuoco da evitare per non rischiare di rimanerci bruciati.
Harry si spostò dietro di me e camminò fino a quando non si fermò.
Lo seguì con lo sguardo,  esso si fermò davanti a quella teca di vetro dove vi era celata dai petali dello stesso colore del sangue.
Mi avvicinai a lui e mi fermai davanti a lui. Solo quel piccolo oggetto e il mobile su cui era poggiata ci stavano dividendo.
Lo guardai negli occhi e lui fece lo stesso. Rimanemmo in un silenzio assordante.
Stavo aspettando che lui parlasse mentre lui stava aspettando che gli porgessi qualche domanda a riguardo.
Mi abbassai all'altezza del fiore. Una strana sensazione mi invase il corpo. Come un tuono o un tornado. Mi stava attraversando l'anima stravorgendola completamente.

"È così bella" dissi enfatizzando le mie parole.

"E così dannata" raddrizzai la schiena e lo guardai storta. Sapevo che quella rosa era speciale.

"C'è una storia dietro ad essa non è così?" ormai avevo capito che ogni cosa lo riguardasse aveva un passato alle spalle.

"Mi ricordo ancora di quella sera. Mi ricordo della pioggia e dei tuoni che la tempesta portò con se quella notte.
Bussarono alla porta. Non andai ad aprire perché solitamente lo faceva la servitù.
Ma poi il tocco sulla porta si faceva sempre più insistente quando capì che nessuno, eccetto me, sarebbe andato ad aprire.
Sulla soglia vi era una donna. Era incappucciata e un bastone per sorreggerla.
Si tolse il cappuccio e si rivelò come un'anziana. Il suo aspetto era ripugnante.
Mi chiese di poter entrare ma glielo rinnegai per il suo aspetto. Ero ancora scosso per la morte di colei che amavo. Mi ero chiuso in me stesso e cacciavo via chiunque fosse al mio cospetto.
Ma non sapevo che lei fosse una strega" rimasi terribilmente allibita.

"Avanti, non esistono" sorrisi pensando che fosse tutta una bugia, ma quando vidi che sul suo volto non vi era alcun cenno di divertimento capì che stava dicendo la verità.

"Anch'io lo credevo fino a quella sera.
La donna nel vedere il mio atteggiamento avaro mi maledisse.
Disse che se entro il mio ventunesimo  compleanno  non avrei trovato qualcuno che possa amarmi nonostante tutto sarò rimasto così per sempre". Spalancai la bocca incapace di pronunciare qualsiasi tipo di frase i parola.

"E la rosa che c'entra?" chiesi innocentemente.
Tutto ciò era più di quello che avrei potuto immaginare.
Il suo passato era come un'enorme buco nero che aveva risucchiato la sua vita. Dentro vi erano i suoi demoni più nascosti.
Era come una continua tortura. Una  continua lotta tra il dimenticare e il ricordare.
In entrambi i casi avrebbe sofferto.

"È come un orologio. Ogni petalo simboleggia un giorno più vicino al mio compleanno."
Guardai i piccoli petali rossi caduti e poi passai a quelli rimasti. Erano davvero pochi. La preoccupazione avvampò sempre di più sul mio volto.
Avrei voluto dirgli che io sarei stata quella persona. Colei che avrebbe posto fine alla maledizione. Che sarei stata colei che lo avrebbe amato.
Ma, semplicemente non potevo. Non sarei mai stata al suo livello.
Era come un opera d'arte, certo, con le sue imperfezioni, ma per me rimaneva sempre tale ed io ero un disastro.
Un dipinto riuscito male. Come uno scarabocchio insignificante. Un ammasso di linee casuali a cui nessuno avrebbe mai dato nessuna importanza.

"E te ti lasceresti amare?" domandai con forse troppa sfacciataggine.

"La vera domanda è: Qualcuno mi amerebbe?.
Tu mi amersti Belle?".

"Sai già la risposta" dissi tralasando ciò che avrei dovuto dire.
Se gli avessi risposto mi avrebbe preso per una ragazzina sciocca ed infantile.

"Ma tutto ciò non importa. Rimarrò per sempre una bestia incapace di essere amato. Mi sono arreso all'idea già molto tempo fa." Mi rattristì moltissimo. Era evidente che voleva essere amato ma non lasciava che nessuno lo facesse. E mi incupì quando ascoltai la sua risposta. Non aveva capito che io già lo stavo amando? Davvero non aveva colto le mie parole nell'ultimo periodo? Forse, lo aveva capito ma faceva finta di non averlo fatto. Perché avvolte la realtà è più spaventosa che le nostre fantasie.

Spazio autrice.
Finalmente sapete tutta la verità su Harry.
Cosa ve ne pare? Vi piace? Mi farebbe tanto piacere se commentaste commentare la storia. Solo per sapere se continua ad interessarvi.


The Beauty and the Beast h.sWhere stories live. Discover now