15. Incanto ~ M. pov

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Si era accovacciata davanti alla casa, con la mano sulla rete. Sembrava una bimbetta davanti ad un giocattolo mai visto prima. Ormai sapevo suonare così bene quel pezzo che non avevo nemmeno bisogno di guardare le corde, così la mia attenzione era tutta puntata su di lei.

Cosa avesse di preciso da attrarmi in quel modo proprio non lo sapevo. Sarà quel suo lato da demone o quei suoi improvvisi scatti da "piccola ribelle", pensavo. Stava di fatto che quando mi aveva afferrato saldamente per entrambe le guance, quei suoi occhi rosso sangue mi avevano catturato del tutto. Un magnifico, pronfondo, incanto. Due pozzi di fuoco. E io volevo bruciarci dentro.

E comunque non ero geloso!! Affatto!! Tutta quella smielatezza sulla spiaggia con quel- quel- quello svalvolato blu non mi toccava per niente!! Tutta quella premura nel coprirlo con le MIE lenzuola sul MIO letto, davanti a ME, non poteva fregarmi di meno!!

... ma chi prendo in giro, aveva ragione.

Ma comunque, finii di suonare il pezzo e lei si alzò da dov'era e mi si avvicinò dicendomi - "Era bellissima" - a giudicare dalla sua faccia, era sincera. Sorrideva.

"Si, lo so, modestamente l'ho composto e suonato io, mhmh ~" - era giusto farglielo sapere dopotutto. (In realtà il merito va a Noodle ...)

"Mi piace il modo in cui ... risuona, ecco ..." - ammise poco dopo, distogliendo lo sguardo da me. Aveva le guance un po' rosa. Wow.

Poco dopo mi fece una domanda - "Come mai proprio questo strumento? Immagino ce ne siano tanti, in quest'epoca".

"Ummh ... credo sia proprio per la tonalità delle note, hai presente? È proprio il suono che produce a piacermi!" - non sembrava una grande esperta, ma a quanto pare le piaceva il mio strumento, il suono che produceva e come lo suonavo. Mi bastavano questi punti in comune.

"Non so come descriverlo ... è stato davvero ... forte" - ammise.

"Eh si! Io sono forte!".

"Mannò ... intendevo la sensazione che trasmette ... profonda, interna ... come dire?".

Incredibile. Gli era bastato quello per arrivare a pensarla proprio come me. La cosa mi rendeva euforico - "Beh ... se dovessi descrivere il suono del basso direi anch'io profondo, come hai detto tu. Ti da quella sensazione di ... scuotimento interiore, mi spiego? Ti basta chiudere gli occhi e concentrarti sul riverbero di ogni singola nota per sentire vibrazioni che ti percorrono in anima e corpo! Ogni parte di te ribolle di quell'energia, al punto di scioglierti e ricomporti allo stesso tempo! Una carica indescrivibile ch- ... cosa?" - mentre mi perdevo nel discorso, mi accorsi di come mi guardava. Meravigliata, sorpresa.

"Cosa?" - gli domandai leggermente spaesato.

"N-Niente niente!" - disse agitando le mani davanti a sé.

"Cooosa???" - insistetti.

"Ti dico che non è niente!!" - incrociò le braccia e fece la faccia tosta, di chi non vuole parlare nemmeno sotto tortura.

La imitai, incrociando crucciato le braccia - "Mmhmmm ... non me la racconti giusta tu ..." - nel mormorare quella frase, la mia voce risuonò con un tono davvero basso, roca come al solito. Funzionava sempre con le donne.

Si mise seduta sul letto e non disse altro. Intanto la guardavo. Quei vestiti che avevo trovato in giro miracolosamente nuovi e puliti le stavano davvero bene. Sembrava uscita da qualche videogioco o un film, tutta rossa e nera. Mi accorsi di quelle piume che portava infilate nel cerchietto che le raccoglieva i capelli. Da dove le aveva prese? Cortez era da qualche parte appollaiato sul faro, come al solito, ma lei non era arrivata fin lì ... ah già, vero. Le avrà prese dalla mia carrozzina dietro l'ascensore. Non ricordavo ce ne fossero lì dentro. Ad ogni modo, le stavano bene. Le scarpette rosse che indossava le avevo già viste ... credo fossero di Noodle. Probabilmente gliele aveva regalate, perché ricordavo che le andavano strette. Ma il vero capolavoro erano le gambe: le calze ricamate nere, in pizzo con fantasia a rose, risaltavano sulla sua pelle chiara. Sembravano di porcellana. Certo, un po' corte, ma proporzionate e snelle. I capelli forse erano la parte che meno mi attirava: completamente bianchi, tipico. Il giorno prima notai subito che se li era tagliati, dopotutto glielo avevo visto fare attraverso il cannocchiale, dalla finestra del mio studio. Corti le stavano decisamente meglio però. Per non parlare di quella cosa che faceva con il fuoco degli Inferi, o quello che era. Fiamme verdi smeraldo guizzavano dalle sue mani il giorno prima; avrei pagato pur di vederglielo fare ancora.

Accavallò una gamba e si sistemò meglio la scarpa sul piede sospeso, poi piantò il gomito sulla gamba e sistemò il mento nel palmo della sua mano. Guardò verso lo specchio, poi sospirò facendo passare quel leggero soffio attraverso le sue labbra rosa e dalla forma quasi perfetta. La bellezza dell'angelo ce l'aveva, mista a quel caratterino che tanto mi piaceva.

"Ti va di provare?" - gli domandai senza pensarci su. Lei si voltò verso di me, sorpresa.

"Eh?".

Gli indicai il basso che avevo sulle gambe - "Vuoi suonare?".

"Ma ... non so come si fa" - ammise un po' mogia, guardando il mio basso con un po' di tristezza negli occhi.

Io la rassicurai spontaneamente, cosa non da me - "Tranquilla, ti insegno io!" - mi sistemai seduto e mi avvicinai a lei, mettendole il basso in braccio "Stacci attenta eh, è il mio gioiellino!".

"Piano, piano!!" - lo prese tra le braccia con accortenza, sembrava avesse paura di romperlo. E faceva bene ad averne. "Non mi dirai mica che gli hai dato pure un nome!" - disse dopo, ironica, ma peccato per lei, era la verità.

E infatti le risposi - "E invece si! Si chiama El Diablo!" - annunciai trionfante.

"Pft!! Tipico!!" - rispose a tono lei.

"Che significa tipico???".

Era davvero bizzarra come cosa, faceva uscire quella parte di me che se ne stava sempre rintanata, rinchiusa da qualche parte nello schifo di anima che mi ritrovavo. Ne era la prova ciò che le avevo detto il giorno prima, la magica parolina che non dicevo con sincerità da anni.

Parlando e scherzando, arrivai ad incollarmi al suo fianco per insegnargli a suonare qualche nota. Non ci sapeva proprio fare, poverina. Però l'idea di lei, vestita in quel modo che strimpellava con maestria assoluta il mio basso, mi dava i brividi. Dei magnifici e incantevoli brividi.

Ad un certo punto, senza badarci, presi la sua mano per fargli capire come e dove dovesse metterla. Difficilmente sfioravo una donna senza un secondo fine, ma stavolta ero preso unicamente dal mostrargli come suonare, non da altro. Lei alzò lo sguardo verso di me e ci guardammo negli occhi. Eravamo vicinissimi, avrei potuto saltarle addosso senza problemi, ma quegli occhi rossi mi bloccavano. Guardandoli meglio, si vedeva un piccolo anello bianco intorno alla pupilla, come se ci fosse un altro colore sotto quel rosso sangue. Mi avvicinai di più per guardare meglio: lei rimase immobile tenendo il suo sguardo fisso nei miei occhi.

L'unica cosa a cui non so resistere è la tentazione: in quel momento ero sul punto di baciarla, ma fui fermato.

Non da lei, sia chiaro. Nessuna donna rifiuta il maestoso signor Niccals. A bloccarmi furono dalle urla terrorizzate che echeggiarono in tutta l'isola: le grida della giovane Noodle e quel fesso di Stu.

Gorillaz ||Why, Why the evil||Where stories live. Discover now