18. Cambiamenti?

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Erano passati almeno tre giorni da quando Murdoc si era rintanato su nel faro. Noodle mi aveva chiesto un paio di volte di andare a parlargli e di controllare che stesse bene, ma io non avevo intenzione di fare il primo passo. Semplicemente non spettava a me. 2D e Russel invece preferivano non parlarne. 2D si era ripreso in quei giorni e stava una meraviglia, al contrario di Noodle che per colpa della mia geniale trovata dell'onda anomala, si era beccata un raffreddore bello tosto. Russel non si avvicinava nemmeno alla zona del faro, anzi, sembrava volerne stare alla larga di proposito.

Io invece, l'osservavo da lontano. Ogni giorno da allora mi sistemavo seduta sulla riva a guardare verso il faro. Ogni tanto lo vedevo uscire fuori, guardarsi intorno. Guardava nella mia direzione e poi rientrava. Mi domandavo a cosa pensasse, che intenzioni avesse o cosa aspettasse.

Qualunque fossero i suoi propositi, dovevo comunque continuare a pensare al modo per sciogliere il contratto.

Altri giorni passarono, credo una settimana. Sette giorni senza parlare con Murdoc, senza vederlo. La cosa mi metteva a disagio. Iniziavo a pensare di essere io quella nel torto, che aveva esagerato con quell'esplosione di rabbia al momento sbagliato. Ma era stato più forte di me!

Ero in riva al mare, a qualche passo dalla casetta in cui riposavano Noodle e D. Li avevo lasciati davanti al televisore, credo stessero giocando a dei "videogiochi", stando alle parole della ragazza dagli occhi a mandorla. Per quanto la cosa fosse interessante, non riuscivo a staccare gli occhi dal faro che era di fuori, e quindi mi sistemai lì quel giorno, proprio come i precedenti. 

Mentre provavo ad immaginare cosa potesse mai fare Murdoc, tutto solo in quel faro, dall'immensa distesa d'acqua salata davanti a me emerse Russel. Dando una veloce occhiata a me e al faro, capì subito cosa ci facessi lì.

"Fatua ..." - iniziò mogio.

"Mh?" - distaccai lo sguardo dal faro, per rivolgerlo a Russel. In quegli ultimi giorni si comportava in modo strano. Non era la prima volta che mi dava a parlare.

Inizialmente non rispose, come tutte le altre volte. Spostò lo sguardo sul faro, senza alcuna espressione positiva in corpo. Scommetto che era quello che ci stava più male di tutti. Parlò dopo qualche minuto, sussurrando - "Va a parlargli" - mi disse.

Non so quante volte me l'avessero già chiesto, sia Noodle che D. Perché dovevo andarci io? Non erano loro la sua famiglia? Al massimo era Murdoc che doveva tornare indietro e chiedere scusa per quello che aveva detto!

"Insistete ancora??" - mi alzai, abbastanza irritata - "E' lui che deve venire a parlare con voi! Non io con lui!".

"Ma ... mmh ..." - abbassò lo sguardo dispiaciuto.

"Ah ... scusa Russel ..." - che stupida. Lui era l'ultima persona che poteva andare a parlarci, nemmeno poteva entrarci nel faro e dubito che Murdoc sarebbe uscito lì fuori per conversare con il batterista.

Sospirai profondamente. Vederli tutti e tre in quel modo iniziava a far star male anche me, più di quanto non lo fossi già. Tra la minaccia che avevo lanciato ai Superiori, l'assalto del Bogieman di una settimana prima e il timore che sarebbe potuto tornare, ci si mettevano anche i sensi di colpa per come mi ero infuriata nei confronti di quell'egoista verdognolo. Lo stesso satanista egocentrico a cui non smettevo di pensare. 

"Tranquilla, non importa ... solo ... provaci, almeno" - riprese a guardare il faro, malinconico - "Sai ... credo stia succedendo qualcosa ...".

"Uh? Che intendi?" - quell'affermazione mi rese un attimo curiosa.

"Difficilmente ha mai trovato qualcuno che gli tenesse testa, specialmente ... tra le donne. Credo che questa esperienza che sta vivendo, se possiamo chiamarla così, stia portando qualche cosa di nuovo ... non ha mai reagito così" - spiegò, con lo sguardo perso nel suo ragionamento.

"Quindi ... stai dicendo che siccome ci sono io ..." - non mi diede tempo di finire, che mi interruppe - "Si, potrebbe darsi che tu possa cambiarlo".

"Cambiarlo? E come?" - domandai incredula - "A suon di bastonate magari? Torturandolo? Non credo che uno come lui possa mai cambiare! Né con questi metodi, né altri!".

"Forse non servono quel genere di metodi ... credo ci voglia qualcosa di più ... " - mi guardò in modo strano, come se volesse far intendere chissà cosa

"Oooh no!" - lo fermai subito - "Non dirlo neanche per scherzo! Sarebbe impossibile!" - esclamai.

"Non lo saprai se non ci provi! E poi non negartelo, tutti e tre ci siamo accorti di come lo guardi da lontano, aspettandoti che scenda dal faro!".

"Dunque mi spiate anche voi ora?!" - la rabbia iniziava a farsi strada dentro di me - "Lo volete capire che quello che provo non vale nulla?! Vi conosco da poco più di una settimana e già il mio primo giorno di lavoro mi sono fatta corrompere da quello lì!!" - indicai il faro - "E tutte queste- emozioni, sentimenti, perplessità, mi ero promessa di non provarle una seconda volta!! E cosa succede invece?! Vado ad infatuarmi della peggior persona che poteva mai capitarmi!! Perché quel suo essere bastardo mi attira come il miele con le api e quel che è peggio, è che pur riconoscendolo non riesco a farne a meno!! L'amore non addomestica, Russel!!" - tutto quello stress accumulato finalmente fuoriuscì dal mio corpo, come una valanga che franava giù dalla più alta delle montagne.

Russel mi guardava impietrito, a bocca aperta. Mentre affannavo per il discorso fatto senza pausa e con tanta foga, la sua espressione mutò ancora in perplessa - "Cosa c'è esattamente fra voi due? Di che corruzione parli?".

Ma sì, perché non rivelare tutto allo psicologo - "Mi ha baciata Russ. Baciata. Ti rendi conto?".

Spalancò ancora la bocca.

"Non so cosa provare" - portai entrambe le mani al viso, per coprirlo dalla vergogna che sentivo diventare sempre più forte - "Ed è anche un mortale ... quanto credi che possa valere tutto questo?".

"E come faccio a saperlo? Sei tu che hai perso la testa per Muds" - rispose con calma - "Ma se non vai lassù ad affrontarlo non lo saprai mai".

Ed in effetti aveva ragione. Dopo qualche minuto di riflessione, mi decisi. Sarei andata a parlare con Murdoc.

Dissi a Russel di avvisare gli altri due e di confidare al posto mio ciò che gli avevo rivelato. Non ce l'avrei fatta a spiegarlo una seconda volta comunque. Gli dissi anche che quella cosa sarebbe dovuta restare fra noi quattro, Murdoc non doveva sapere che loro sapevano, o chissà cosa sarebbe potuto succedere.

E così, col tramonto al mio fianco che illuminava tutto di un'arancio ambrato, mi incamminai verso il faro, costeggiando la riva silenziosa infranta dal frusciare delle onde, lente e costanti.

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