Capitolo 71

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Luna

Ancora incredula e dubbiosa riguardo ciò che Lucifero ha concesso alla fine, con passo cadenzato esco dall'ufficio di quest'ultimo, decidendo di seguire la richiesta di Lucius: quello di ritornare nelle nostre stanze, mentre lui pensa sul da farsi. Avrei anche voluto protestare contro questa sua richiesta, ma ero fin troppo stanca anche solo per proferire una singola sillaba. Le ore di riposo, avute nella mia camera, sembrano quasi non essere mai accadute, poiché mi pare di essere più stanca di prima, deprivata da quasi tutte le mie energie da una forza a me oscura, un qualcosa che porta le mie spalle a sopportare il peso di ansia e confusione.

L'unico che è rimasto nell'ufficio di Lucifero con Lucius, è Alexander che è anche l'unico che non ha proferito una singola parola durante la precedente discussione avutasi con il sovrano degli inferi. Morgana ed Astaroth, in silenzio come me, hanno lasciato la stanza e in questo momento persino quest'ultimo appare meno esuberante e allegro del solito, ma nonostante ciò, al contrario della compagna, mi regala un mezzo sorriso prima che le nostre strade per le nostre camere ci separino.

Adesso che apparentemente il giudizio finale sembra essere tra le mani di Lucius, dovrei ritrovarmi a vagare tranquilla tra questi corridoi, eppure una nebbia di dubbi e angoscia non può fare a meno di colpirmi, portandomi fastidiose contrazioni allo stomaco. L'attesa non è mai stata così sofferente e pieno d'angustia, come un nodo che stringe sempre di più la gola, continua pressantemente a occupare ogni membro del corpo, rendendomi irascibile e impaziente al ticchettio di un qualsiasi orologio.

Giunta in camera mia, mi butto nel letto e cerco di costringermi nuovamente a cadere tra le braccia di Morfeo, volendo assopire il lento tormento che mi regala quest'attesa. Ma ciò sembra non essermi permesso, poiché continuo scomodamente a muovermi agitata nel letto in una posizione differente da quella precedente, mentre un'invisibile clessidra continua a farsi spazio prepotentemente di fronte la mia vista a ogni mio cambio di movimento, mostrandomi granelli di sabbia che non appaiono voler cadere. Il letto improvvisamente sembra essere divenuto scomodo su cui ormai mi diviene impossibile giacere, pertanto mi ritrovo a mettermi seduta su di esso, poggiando il capo alla testata. Resto in questa posizione per non so quanto, mentre la mia mente si muove frenetica e lenta allo stesso tempo. Perché non riesco ad avere fiducia nei confronti di Lucius? Perché continuo a dubitare di lui, nonostante mi abbia riparato il carillon?

Ancor più esausta di prima, decido alla fine di abbandonare il letto e lasciare la stanza per poi dirigermi verso la sala dei pasti, dove non metto piede in questa mia forma da ormai molto tempo. Giunta alla mia meta, deduco dall'effimero numero di demoni presente che adesso non è ancora ora dei pasti o che tale ora sia passata già da un po'. Un senso di disagio misto a irritazione, inizia a insinuarsi in me quando gli occhi dei pochi presenti scattano sulla mia figura, appena faccio il mio ingresso. Stupore e disprezzo leggo nei loro occhi, mentre noto le loro labbra pressate l'una contro l'altra in segno di indignazione e resistenza contro l'impulso di fare domande. Cercando di appare impassibile sotto i loro sguardi di ritegno, mi dirigo verso la sedia che ho sempre occupato da angelo perduto, anziché verso quella che è stata occupata da Ludwic.

Non avendo voglia di chiamare una cameriera per farmi servire o più che altro per avere a che fare con anche il suo di sguardo di disdegno, rimango lì seduta, immota, mentre fingo che i bisbigli dei pochi presenti non mi giungano alle orecchie. Mi immaginavo uno scalpore di maggior effetto per la mia inattesa ricomparsa, ma fortunatamente non è stato così, probabilmente essi si ritrovano a trattenere ciò che vorrebbero manifestare in attesa del verdetto di Lucifero. Dopo non molto, non saprei dire se per la mia comparsa o l'ora di un pasto, la sala inizia a riempirsi di più demoni, accompagnati da maggiori mormori e occhiate furtive lanciate verso la mia figura che cerca di apparire noncurante. Forse avrei fatto meglio a mostrarmi con chioma e iridi scure o a starmene rinchiusa in camera.

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