First Act.

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"Love it's hard, I know."

Un fastidioso rumore disturbò il sonno di Yoongi che in un primo momento tentò di ignorarlo come poteva ma alla fine si arrese ad esso.
Fece uscire il braccio dalla coperta e cominciò a muoverlo, sperando di riuscire a colpire quel maledetto aggeggio comunemente chiamato sveglia e spegnerlo definitivamente.
Alla fine dovette riuscirci perché il rumore cessò.
Il ragazzo si prese il suo tempo per svegliarsi completamente, oziando ancora un po' tra le coperte fino a quando non decise di alzarsi per non fare tardi a lavoro. Aprì gli occhi e il solito grigio lo accolse, come ogni mattina.
Scosto le coperte grigio chiaro e si alzò dal letto dirigendosi nel bagno. Arrivato in bagno, anch'esso grigio, si mise di fronte allo specchio e si osservò.
Osservò i suoi capelli neri, la pelle grigio chiaro e come ogni volta ebbe l'istinto di rompere quel dannato specchio.
La verità era che per quanto fingesse di non importargliene a lui faceva schifo vivere quella vita.
Ogni sera, quando si metteva a letto, si chiedeva perché fosse nato; perché lui e non un altro.
Il mondo in cui viveva Yoongi era particolare.
Nessuno era capace di vedere i colori, o almeno non dalla nascita. Le persone erano destinate a vivere la loro vita circondati dal grigio, il nero e il bianco, senza potersi in alcun modo ribellare. Non ci si poteva fare nulla; erano nati così e così dovevano rimanere.
In realtà un modo c'era per cominciare finalmente a vedere i colori che tutti desideravano così tanto, ma a Yoongi si accapponava la pelle ogni volta che ci pensava: trovare l'amore.
Ma non un amore qualsiasi, certo che no, non poteva essere tanto semplice. Dovevi trovare la tua anima gemella.
E Yoongi si chiedeva seriamente come potesse essere possibile poter incontrare la propria anima gemella se al mondo esistevano più di sette miliardi di persone. Per lui non era possibile e molti degli adulti che incontrava e si vantavano così tanto di poter vedere il giallo, il verde e il rosso per lui mentivano. Non era matematicamente possibile.
E sì che il filo rosso del destino dicono che possa accorciarsi, allungarsi e perfino intrecciarsi con gli altri ma spezzarsi mai, ma francamente Yoongi non credeva, o non voleva credere a quelle leggende.
Dicono che quando incontri la tua anima gemella te ne rendi subito conto perché il cuore fa un tuffo e il tuo sguardo si incatena al suo e a nessun altro.
Dicono che appena incontri la tua anima gemella i colori iniziano mano a mano a comparire e a trasformare un mondo vuoto e triste in uno completamente diverso.
Dicono che quando incontri la tua anima gemella il vostro legame diventa immediatamente indissolubile, come se vi conosceste da un'eternità e l'amore provato per lei è totale.
Dicono anche che le sensazioni provate con la propria anima gemella siano incomparabili, qualcosa di così travolgente da non poter essere descritto a parole, che coinvolge ogni fibra, ogni cellula, ogni molecola del tuo corpo.
Beh, per quanto Yoongi in fondo al cuore desiderasse ardentemente poter vedere i colori non voleva avere nulla a che fare con quella merda.
Non aveva avversioni nei confronti dell'amore di per sé, piuttosto per tutta la storia delle anime gemelle. Trovava la cosa tremendamente opprimente e quasi un obbligo.
Che ne sarebbe stato di chi si innamorava di qualcuno che non fosse stata la sua anima gemella? L'avrebbe dovuta lasciare per ricercare una persona senza volto, nella vana speranza di trovarla in mezzo a quel via vai di gente?
E che ne sarebbe stato di chi non avrebbe mai trovato la sua anima gemella? Avrebbe dovuto vivere una vita in solitudine e per di più senza mai aver potuto vedere alcun colore?
Era ingiusto e Yoongi fin da piccolo lo pensava e dubitava che avrebbe cambiato in qualche modo idea.
Yoongi non voleva innamorarsi perché non voleva soffrire, questo era tutto.
Non voleva passare una vita soffrendo per un ragazzo senza identità e peggio ancora non voleva vivere con la costante consapevolezza di non poter rendere il suo compagno completamente felice perché conscio di non essere la sua anima gemella. Quindi preferiva non innamorarsi, preferiva evitare le persone e vivere la sua triste vita in solitudine.
Sapeva come ci si sentiva, vedeva quanto Hoseok – il suo migliore amico – stesse male, sapendo di non essere l'anima gemella del suo ragazzo, Taehyung.
I due erano dapprima diventati amici e poi si erano inevitabilmente innamorati l'uno dell'altro. C'era solo un problema: entrambi continuavano a vedere in bianco e nero.
I due ragazzi avevano sofferto tanto per quello, ma avevano deciso di continuare la loro relazione nonostante tutto. Si amavano e fintanto non avessero incontrato le loro anime gemelle sarebbero rimasti insieme. Per quanto però i due ragazzi facessero finta di nulla e sorridessero sempre, Yoongi sapeva quanto nel profondo stessero male, lo vedeva nei loro sguardi vuoti e tristi, quando l'altro era distratto e pensavano che nessuno potesse vederli; e lui non voleva rischiare di finire nelle loro stesse condizioni.
Si sistemò i capelli e si lavò la faccia, poi andò a vestirsi – cosa che impiegò poco a fare; d'altronde non sapeva neppure cosa volesse dire abbinare un colore, per lui i vestiti erano tutti del medesimo colore, al massimo con alcune sfumature più chiare o più scure.
Poi andò nella cucina e si preparò un caffè che ingurgitò velocemente per poi uscire di casa.
Si ritrovò sulla strada e nonostante fosse ventitré anni che viveva in quel modo, nonostante non avesse mai visto alcun colore e non aveva alcuna idea di come fossero, trovò tremendamente triste la città grigia.
Probabilmente erano stati i suoi genitori a fargli desiderare così tanto di vedere i colori e probabilmente era per quello che al ragazzo stava così stretto vivere in quel modo.
I suoi genitori, che erano anime gemelle, avevano avuto la fortuna di poter vedere i colori e fin da quando era piccolo gli veniva raccontato spesso di come fosse la sensazione. Sua madre gli diceva che era come rinascere e che il mondo, in quel modo, era la cosa più bella che potesse esistere e ogni volta ringraziava il padre, dandogli un bacio sulle labbra, per averle permesso di vederlo e di farne parte.
I genitori gli avevano spesso descritto i tramonti arancioni – parola che per lui non aveva alcun significato o connotazione - , l'acqua cristallina, il sole.
Il piccolo Yoongi pendeva dalle loro labbra, estasiato e desideroso di poter trovare anch'egli la sua anima gemella in fretta, per poter vedere anche lui tutte quelle cose che gli apparivano così genuinamente belle.
Con il tempo però era cresciuto, aveva capito la fregatura e aveva iniziato a perdere le speranze, rassegnandosi – almeno superficialmente – a vivere la sua vita monocolore e cupa.
Arrivò al negozio di musica in cui lavorava e si mise subito a lavoro, sforzandosi di non pensare a nulla ma solo ad impegnarsi al massimo per portare la paga a casa.
Era ormai pomeriggio inoltrato e al negozio non erano rimasti clienti. Yoongi se ne stava al bancone, fingendo di pulire ciò che aveva già fatto e aspettando la fine del suo turno quando vide entrare dalla porta, che fece il rumore di un tintinnio per avvisarlo, Hoseok che gli si avvicinò subito.
"Hey, che ci fai qui?" gli chiese Yoongi.
"Non posso venire a trovare il mio migliore amico sul posto di lavoro senza avere nessun secondo fine?" disse Hoseok, fingendosi offeso.
"Ti conosco come le mie tasche, sputa il rospo."
Hoseok stette in silenzio per qualche secondo e poi sospirò, arrendendosi. "Okay, sono venuto ad avvisarti che stasera ti porto fuori." Disse quello.
"E chi lo avrebbe deciso, di grazia?" Yoongi si stava già spazientendo.
"Io, ovvio! Sarebbe ora che tu la smettessi di fare l'asociale e per una volta ti lasciassi andare."
Yoongi roteò gli occhi, sapendo già dove volesse andare a parare il suo migliore amico. Era sempre la stessa storia con lui. Era da quando si conoscevano che Hoseok cercava in ogni modo di coinvolgerlo nelle sue uscite, affermando che avesse seriamente bisogno di farsi degli amici, o per lo meno di scopare.
Yoongi ovviamente non ne aveva alcuna intenzione – di fare nessuna delle due cose – e escludendo le poche volte in cui si era immolato per far felice il suo amico e dargli l'illusione di essere interessato improvvisamente alla vita mondana, rifiutava quasi sempre.
Yoongi stava bene così.
Non voleva farsi nuovi amici, gli bastavano quei pochi che aveva; non voleva conoscere nuove persone né tantomeno farci sesso.
Yoongi voleva solo essere lasciato in pace a vivere per sempre insieme al suo amato letto, ecco tutto.
"Dai, Yoongi hyung, ogni tanto ti fa bene uscire e svagarti. Stasera c'è una festa in centro e Tae ed io pensavamo di andare-"
"Oh, meraviglioso! Oltre che ad essere trascinato in un posto di merda dovrò pure farvi da reggi moccolo! Ora sì che mi hai convinto, Hoseok."
A quel punto Hoseok sfoggiò la sua migliore faccia da cucciolo in cerca di attenzioni e iniziò a pregarlo, spalmandosi sul bancone e facendogli il labbruccio.
Yoongi sbuffò, fingendosi seccato. "Sto lavorando, Hobi."
"Ma smettila, non stai facendo assolutamente nulla!" replicò, non avendo tutti i torti.
"Dettagli..."
"Ti prego, vieni. Ti prometto che non te ne pentirai!" lo pregò il più piccolo.
Yoongi chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, massaggiandosi le tempie. "Va bene, basta che la smetti di snervarmi!"
Hoseok cacciò un urlo emozionato e lo abbracciò, mentre l'altro si rassegnava all'idea di dover passare una pessima serata, solo per il suo fottuto amico.
Hoseok attese la fine del turno dell'amico e poi insieme uscirono dal negozio, prendendo la stessa strada visto che le loro abitazioni non erano molto distanti.
"Come va con Tae?" gli chiese Yoongi.
"A meraviglia, ovvio!" replicò quello, mostrandogli un sorriso enorme.
"Sai vero che puoi essere sincero con me?"
"Sono sincero." Disse d'un tratto serio.
"No che non lo sei, e probabilmente non lo sei neppure con te stesso." Gli disse Yoongi.
"S-senti, preferisco non parlarne." Hoseok abbassò la testa e Yoongi annuì comprensivo, posandogli una mano sulla spalla, che strinse leggermente in segno di conforto.
Ripresero a camminare come se nulla fosse accaduto e quando arrivarono a casa di Yoongi, Hoseok gli disse che sarebbe passato a prenderlo all'ora indicata e gli raccomandò di vestirsi in modo decente.
"Io mi vesto sempre bene." Borbottò Yoongi, più a sé stesso che al ragazzo che già si era allontanato.

Come si erano ripromessi, Hoseok e Taehyung passarono a prenderlo e insieme si diressero verso il luogo in cui veniva organizzata la festa.
I due ragazzi erano mano nella mano e cercavano di rendere il più partecipe possibile Yoongi, cercando di non farlo sentire escluso una volta tanto che usciva.
Yoongi lo apprezzava, se doveva essere sincero. In realtà non gli dispiaceva la compagnia di Taehyung. Ci andava d'accordo e lo trovava un bravo ragazzo però apprezzava il tatto dei due amici nei suoi confronti.
Era anche felice che quello di cui avevano discusso lui e Hoseok qualche ora prima non parve influire sull'umore della coppia e della serata. L'ultima cosa che voleva fare era provocare problemi a due ragazzi che già ne avevano tanti da dover affrontare.
Arrivarono di fronte al locale, che altro non era che una comunissima e squallida discoteca.
Fantastico, pensò Yoongi, preparandosi mentalmente a ciò che lo aspettava e decidendo all'istante che quella sera avrebbe fatto la conoscenza solo ed unicamente di una persona: l'alcol.
Entrarono nella discoteca e la luce bianca che illuminava la stanza nera ad intermittenza lo colpì in pieno viso, facendogli strizzare gli occhi per la sua intensità. Presero posto su un divanetto e ordinarono tutti e tre un drink, cominciando a parlare del più e del meno e divertendosi ad osservare i così detti "casi patologici" di cui si poteva fare la conoscenza in quei posti.
Hoseok e Taehyung decisero poi di andare a ballare ma Yoongi rifiutò la loro offerta, preferendo rimanere sul suo comodo divanetto e bere il sesto? Settimo drink.
Sentiva la testa molto più leggera, come se si trovasse su una nuvola e tutto intorno a lui gli appariva più bello – perfino Taehyung e Hoseok intenti a baciarsi in modo a dir poco sconcio – e almeno in quel momento a Yoongi parve di dimenticare tutto.
La sua testa era completamente vuota e non c'era spazio per sentimenti come la tristezza, la solitudine e l'inadeguatezza.
In quel momento voleva solo bere un altro drink e lasciarsi cullare da quella sensazione tanto piacevole quanto ingannevole.
La situazione cominciò a sfuggirgli di mano quando la testa cominciò a pulsare, la stanza semi oscura a girare e i brutti pensieri fecero di nuovo capolino. Per quanto fosse ubriaco marcio e non capisse più nulla, Yoongi si rese conto di avere decisamente esagerato quella sera.
Gli venne a mancare l'aria e avvertì l'impellente bisogno di vomitare e quindi si diresse il più velocemente possibile fuori dalla discoteca. Appena fuori, cominciò a prendere tanti respiri per tentare di calmarsi mentre la nausea si faceva più forte e intorno a lui tutto pareva girare, sempre più velocemente, sempre più rapidamente e più vorticosamente. Sentì le sue gambe cedere improvvisamente e non potè fare nulla per resistere e probabilmente sarebbe precipitato con la faccia sul suolo se due braccia robuste non lo avessero afferrato in tempo.
Alzò il viso, rivolgendolo alla figura che lo aveva appena salvato da una caduta plateale ma non riuscì a mettere bene a fuoco l'immagine, per cui vide solo una figura nera e sfuocata sopra di lui che sembrava parlargli. Forse gli stava chiedendo se stesse bene e oh dio, la sua voce appariva così melodiosa. Era l'effetto dell'alcol oppure esisteva seriamente una simile voce?
Avvertì poi l'arrivo di altre persone che probabilmente erano venute in suo aiuto, vedendolo in quelle condizioni. Come al solito la gente esagerava sempre; era semplicemente ubriaco, diamine!
Distolse lo sguardo dai volti degli uomini che gli si erano accerchiati e guardò fisso, mentre sentiva gli occhi farsi sempre più pesanti.
Gli parve poi di vedere la luce emanata dal lampione di una tonalità diversa dal solito bianco, qualcosa che mai aveva visto prima, un colore forse? Impossibile.
Probabilmente era solo troppo ubriaco e se lo stava immaginando, non avrebbe mai avuto modo di poter sperimentare qualcosa di simile.
Sentì le palpebre farsi pesanti e avvertì il bisogno di riposarsi quindi con quella consapevolezza si lasciò andare, chiudendo gli occhi e perdendo definitivamente i sensi tra le braccia di quello sconosciuto.

I know you're seeing Black & White so I'll paint you a clear Blue sky / yg + jmWhere stories live. Discover now