Fourth Act.

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Jimin diede ascolto a Yoongi e cominciò a presentarsi al negozio di musica quasi ogni sera.
Yoongi smise di fingere di apparire seccato dopo la quarta volta e prese ad accoglierlo con un piccolo sorriso sulle labbra che Jimin si preoccupava sempre di ricambiare.
Il ragazzo ogni volta si chiedeva come facesse ad essere così a suo agio con Jimin, che aveva appena conosciuto. Eppure, inspiegabilmente, l’imbarazzo tra i due, fin dal principio, era sempre stato del tutto inesistente e Yoongi aveva velocemente trovato una naturale sintonia nel loro rapporto che permetteva ai due ragazzi di parlare di tutto ciò che veniva loro in mente, senza remore.
Yoongi si sentiva strano accanto a Jimin. Si sentiva improvvisamente euforico, come non lo era mai stato, e la voglia di raccontargli tutto della sua vita era molto forte. Nei pochi momenti di piena lucidità si chiedeva come fosse possibile provare certe cose per il ragazzino ma le immagini di Jimin si sovrapponevano immediatamente facendo comparire sul volto del più vecchio un grosso sorriso e facendo svolazzare le farfalle nel suo stomaco, permettendogli così di mettere da parte i dubbi e lasciarsi trascinare delle belle sensazioni che portava con sé Jimin.
Non sapeva cosa volesse voler dire, o forse lo sapeva e non voleva ammetterlo, ma per il momento andava bene così e Yoongi non se ne lamentava.
Il loro rapporto divenne ancora più intimo dopo una sera in particolare.
Jimin era andato come ormai d’abitudine al negozio di musica di Yoongi per scambiare qualche chiacchiera con il suo nuovo amico e Yoongi lo aveva accolto con un’espressione piuttosto stanca in volto.
“Stai bene?” chiese Jimin preoccupato.
Yoongi ci penso qualche istante, tentando di mettere insieme le parole per creare una frase di senso compiuto; azione dannatamente complicata nelle condizioni in cui era al momento.
Neppure lui in realtà sapeva cosa avesse. Si sentiva stanco e fiacco e aveva una gran voglia di dormire, almeno per una settimana o due. Si era trascinato a lavoro fin dalla mattina e dovette ringraziare la pioggia che aveva cominciato a scendere da metà mattinata e che da allora non era cessata se il negozio era stato pressoché vuoto e aveva permesso a Yoongi di non stancarsi ulteriormente.
“Mhm… sì, più a meno.” biascicò al ragazzo di fronte a lui che lo osserva con apprensione.
Vide Jimin avvicinarglisi improvvisamente e fece per scansarsi, spaventato dalla piega che sembrava star prendendo la situazione ma venne prontamente bloccato da un braccio che si pressò sulla sua schiena.
Jimin poggiò la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi e dopo un istante si allontanò guardandolo allarmato mentre Yoongi era sicuro di essere diventato completamente rosso per l’inaspettata vicinanza con il più piccolo.
“Hai la febbre, hyung! Sei bollente e adesso sei anche tutto rosso. Devi star malissimo!” gli disse Jimin e Yoongi neppure ci pensò di fargli notare che il suo rossore improvviso non era dovuto alla febbre.
Febbre che effettivamente poteva essere reale. Fortunatamente era arrivata l’ora di chiudere, così sarebbe potuto  andare a casa e ficcarsi nel letto sperando in una miracolosa scomparsa dell’influenza.
“Una dormita e sarò come nuovo.” Rispose al ragazzo, iniziando ad infilarsi il cappotto e maledicendosi per non averne messo uno con il cappuccio visto che aveva dimenticato l’ombrello e fuori la pioggia non accennava a diminuire.
“No hyung, devi curarti per bene, non puoi prenderla sottogamba!”
“Cristo, Jimin, sei mia madre? È una febbre, non preoccuparti!”
Jimin abbassò lo sguardo al tono e le parole brusche utilizzate da Yoongi che si accorse immediatamente di aver esagerato con il ragazzo che voleva solo aiutarlo. Gli posò una mano sulla spalla e gliela strinse leggermente facendo alzare la testa di Jimin.
“Scusa, non volevo essere così stronzo.” Gli disse.
“Tu sei sempre stronzo.” Gli rispose Jimin, con un ghigno sul volto, facendo ridacchiare Yoongi.
Ecco un’altra delle tante cose che gli piaceva di Jimin. Il modo in cui riusciva a tenergli testa e il fatto che non si abbattesse facilmente anche quando Yoongi gli rispondeva male, come era solito fare con tutti. Jimin non aveva paura di dirgli le cose in faccia e men che meno aveva timore di affrontarlo.
“Andiamo ragazzino.” Gli disse, scompigliandogli i capelli – cosa che Jimin odiava ma che inspiegabilmente trovava piacevole se a farlo era Yoongi – e avviandosi all’uscita.
“Hyung, e il tuo ombrello?”
Yoongi si grattò la nuca, imbarazzato. “Oh… ehm… non ce l’ho.”
Jimin lo raggiunse all’istante con l’espressione più adirata che Yoongi avesse visto sul suo dolce volto e lo prese sottobraccio.
“Tu vieni con me, e non si discute!”
Yoongi non si ribellò, decisamente troppo esausto per la febbre e si abbandonò alle amorevoli cure di Jimin. Il ragazzo prima di uscire dal negozio si assicurò che la sciarpa di Yoongi lo coprisse per bene e poi si occupò di chiudere il negozio al posto suo che attendeva con l’ombrello di Jimin.
I due ragazzi erano entrambi sotto il piccolo ombrello, le braccia a contatto, e si diressero velocemente verso l’auto di Jimin, parcheggiata un isolato prima del negozio di musica.
Jimin aiutò Yoongi ad entrare evitando che quello si bagnasse e poi prese posto anche lui, cominciando a guidare.
Solo dopo qualche minuto si accorse di non avere la più pallida idea di dove si trovasse casa di Yoongi.
“Hyung, dov’è casa tua?” decise di chiedere ma non ricevette alcuna risposta.
“Hyung?” chiamò ancora, inutilmente.
Fermo al semaforo allora Jimin si voltò e fu allora che si rese conto che Yoongi si era addormentato sul sedile, la testa lasciata penzolare in avanti e la bocca socchiusa.
“Aish, dovevo immaginarlo!” imprecò.
Alla fine lo portò a casa sua.
Il ragazzo pareva davvero stremato perché anche quando Jimin se lo caricò in spalla per portarlo in casa non accennò a svegliarsi.
Jimin a fatica entrò nell’abitazione e si diresse in fretta in camera sua, adagiando Yoongi sul suo letto e togliendogli il cappotto, la sciarpa e le scarpe.
Pensò anche di togliergli i vestiti per dargliene di più confortevoli ma l’idea di spogliare il ragazzo di fronte a sé lo imbarazzò troppo e quindi ci rinunciò. Con delicatezza lo coprì con le sue coperte e poi andò in bagno per poi tornare con un panno freddo bagnato che posò sulla fronte bollente del ragazzo dormiente.
Si sedette sul letto e sorrise alla vista di Yoongi. Addormentato in quel modo appariva incredibilmente fragile e indifeso. Raggomitolato su sé stesso, la bocca semi aperta dalla quale usciva qualche sbuffo e i capelli scompigliati lo facevano apparire più giovane che mai e incredibilmente tenero agli occhi di Jimin. E il ragazzo, dopo un mese e mezzo da che conosceva Yoongi, poteva dire con sicurezza che il suo hyung non era ciò che voleva mostrare di essere.
Yoongi non era quella persona fredda, imperturbabile, sarcastica e perennemente di mal’umore. O meglio, non era solo quello; quella era solo la punta dell’iceberg.
Yoongi nella profondità della sua anima era mille altre cose, mille altre sfumature, mille altri colori. Era passione, era malinconia, era calore, era impegno, era vita. E Jimin giurò che avrebbe mostrato a Yoongi tutti i colori che contribuivano a creare la sua persona, anche quelli più nascosti, le ombre colorate e quelli che erano alla base della tela e non visibili a tutti.
La sua mano andò automaticamente a lasciare carezze delicate ai capelli soffici di Yoongi che mugugnò nel sonno e per un attimo, un solo attimo, parve ridestarsi socchiudendo leggermente gli occhi e richiudendoli subito dopo.
Jimin lo guardò intenerito e gli si distese accanto, voltandosi completamente dalla sua parte e osservandolo dormire, trovandolo incredibilmente ed inevitabilmente bellissimo.
Il ragazzo alla fine, senza neppure rendersene conto, si addormentò guardando Yoongi e ascoltando il suo respiro regolare che lo cullava come fosse una ninna nanna. Non si accorse neppure del braccio che andò a circondagli la vita e del piccolo e stanco bacio che gli venne posato sulla fronte.
 

I know you're seeing Black & White so I'll paint you a clear Blue sky / yg + jmWhere stories live. Discover now