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Dopo circa un quarto d'ora, finalmente l'auto si fermò di fronte a un locale, con la musica così alta da essere udibile perfino dal parcheggio.

Scendemmo dall'auto e ci dirigemmo verso l'entrata.

Li vidi superare la fila senza esitazione.

"Non dovremmo aspettare il nostro turno?" Gridai, cercando di sovrastare la musica.

"Tranquilla, il proprietario è un mio amico," spiegò Giorgio.

Li seguii in silenzio, e una volta dentro, mi ritrovai con Giorgio. Luca, invece, scomparve tra la folla insieme a una ragazza, dirigendosi al centro della pista da ballo.

"Allora... come lo conosci?" gli chiesi, un po' titubante, dopo alcuni minuti di silenzio. Osservai meglio Giorgio, indossava una camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, mettendo in risalto il nero dei suoi numerosi tatuaggi.

"Lunga storia," rispose evasivo.

"Ho tutto il tempo."

Mi ignorò. "Ti va di bere qualcosa?" propose.

"Certo, che festa sarebbe," accettai.

Buttai giù il drink fresco e fruttato che Giorgio mi aveva portato. 

Con il passare del tempo, tra la musica e il calore del'alcool, cominciai a sentire il corpo rilassarsi.

"Andiamo a ballare!" esclamai, quasi gridando, mentre lo trascinavo verso la pista, senza dare tempo a una sua risposta. 

La sensazione di leggerezza mi pervase, e l'ebbrezza del momento mi face dimenticare ogni pensiero. Volevo solo godermi quella notte, senza preoccupazioni.

Sentii le mani di Giorgio vagare delicatamente sul mio corpo, coperto solo dal leggero tessuto del vestito. 

Il suo alito caldo sfiorava il mio collo, creando brividi piacevoli. 

Tornai al bancone per prendere un altro drink. Ricominciai a ballare, lasciandomi trasportare dal ritmo frenetico.

Ad un certo punto, sentii due mani afferrarmi, e il busto di qualcuno entrò in contatto con la mia schiena. 

Mi voltai di scatto, scoprendo che il ragazzo con cui sto ballando non era Giorgio, ma Luca. 

Cercai di distanziarmi, ma le sue mani mi afferrarono saldamente, trascinandomi ancora più vicino a lui. 

Il suo alito puzzava d'alcool, come immagino facciesse anche il mio.

Mi arresi, e continuammo a muoverci in sincronia con la musica.

Mi fece voltare e le sue mani scivolarono sul mio sedere. 

Sfinita, cercai di staccarmelo di dosso, ma Luca non sembrava avere intenzione di allontanarsi. 

"Lasciami," sussurrò vicino al suo orecchio, con un tono lamentoso. 

"Solo questa canzone," mi pregò con voce insistente. 

"Va bene, solo questa. Sei proprio un bambino, lo sai," risponsi con un sorriso, accettando di concedergli ancora un momento. 

Al termine della canzone, mi diressi verso dei divanetti, in fondo alla sala. Poco dopo, anche lui si unì a me.

"Sei stupenda stasera," mi sussurrò all'orecchio.

Mi allontanai leggermente, osservandolo negli occhi.

La luce soffusa del locale metteva in risalto i suoi lineamenti, e la sicurezza nel suo sguardo confermava che non mi stesse mentendo. 

Le parole sembrarono perdere d'importanza, sostituite da uno sguardo intenso e complice.
I nostri volti si avvicinarono sempre di più, e la tensione nell'aria divenne palpabile.

You are not my typeWhere stories live. Discover now