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Il mattino successivo, la scuola sembrava essere un luogo completamente diverso rispetto al solito. Mentre cercavo Elisabetta tra la folla di studenti, mi resi conto che c'erano individui decisamente eccentrici e stravaganti. 

Alcuni indossavano abiti strani e colorati, altri avevano capelli dalle tinte improbabili. 

Una volta entrata in classe, la mia attenzione fu catturata da Luca, che era stranamente vicino a una ragazza che non avevo mai notato prima. 

Lei aveva lunghi capelli ricci e indossava un abito dai colori vivaci. 

La loro vicinanza mi lasciò un senso di disagio e gelosia, soprattutto dopo quanto era successo la sera precedente.

La professoressa di matematica si presentò, ma la mia mente era altrove. La lezione sembrava trascorrere lentamente, e io continuavo a dare occhiate furtive a Luca e alla sua nuova "amica".
Durante l'intervallo, ci trovavamo nell'ampio cortile della scuola, circondati da studenti che chiacchieravano e ridevano. 

Non riuscivo a trattenere la mia curiosità e, rivolgendomi a un'amica, scattò una domanda un po' imbarazzante.


"Chi era quella ragazza con Luca?" le chiesi di impulso, le parole mi sfuggirono troppo velocemente.

"Luca...? Luca..." continuò a ripetere quel nome per qualche secondo, come se non riuscisse a ricordarselo.


"Sai, no? Quel ragazzo seduto accanto a te, ogni giorno per 6 ore. Non puoi davvero non ricordartelo." 


"Dai, quello nuovo, lo sai benissimo di chi sto parlando. Non prendermi in giro," dico esasperata, facendole una linguaccia.


"Perché ti interessa così tanto?" lei chiede.

"Solo per sapere," rispondo con indifferenza.

"Quindi, chi sarebbe?" insisto.


"Sei sicura che non ti interessi, nemmeno un po'?," dice, lanciandomi uno sguardo malizioso.


"È solo pura curiosità."


"Allora posso sapere di chi si tratta?"


"Era Daniela."

Quindi, sarebbe lei la "famosa" ragazza, penso, socchiudendo gli occhi in due fessure.


Il resto della giornata trascorse tranquillamente tra le aule della nuova scuola. 

I professori spiegarono e interrogarono, e io cercai di farmi un'idea di come funzionasse tutto. 

Non accadde nulla di particolare, a parte il normale susseguirsi delle attività scolastiche.

Dopo una serie di lezioni, la campanella annunciò la fine della giornata. 


La giornata a scuola mi aveva lasciata con una sensazione di monotonia.

La casa, al contrario, emanava una calda familiarità, un rifugio che, seppur temporaneo.

Sul tavolo della cucina, un biglietto mi aspettava. "Ti ho preparato qualcosa per pranzo, c'è stata un emergenza a lavoro. Mamma."

Un senso di solitudine mi pervase. Il profumo del cibo preparato con cura sembrava ora un richiamo malinconico, un simbolo delle piccole cose che venivano sacrificate per gli imprevisti della vita adulta.

You are not my typeOù les histoires vivent. Découvrez maintenant