CAPITOLO 1

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Megan

Era la vigilia di Natale, il mio giorno in assoluto preferito in tutto l'anno.
Sentí un motivetto risuonare nell'aria, la canzone era di sicuro
"Santa Claus is coming to town".
Ma era notte fonda, non avrebbe dovuto sentirsi niente a parte lo spirito natalizio.
Allora mi alzai per indagare.
La casa era buia e l'unica luce proveniva dal camino, stranamente ancora acceso. Su di esso vi erano appense le calze di ognuno di noi.
La luce del fuoco era quasi ipnotica e rifletteva strane ombre sul pavimento.
Anche l'albero di Natale risplendeva di luci colorate, ma non suscitava nessun sentimento.
La stanza era fredda, nonostante il fuoco crepitante.
La musichetta non cessava ancora.
Da ché mi accorsi di un particolare: la poltrona del salotto era stata girata di spalle, e da lì sembrava provenire il motivetto, che per i miei gusti stava diventando alquanto inquietante.

-Chi c'è?!- chiamai avvicinandomi.

Nessuno rispose, anche se i miei sensi continuavano a dire il contrario.

Evocai il fuoco che si accese sul palmo di una delle mie mani.
Tesi l'altra mano e in uno scatto ruotai la poltrona.
Niente.
Non c'era nessuno.
Eppure...
All'improvviso una finestra si aprí e un freddo gelante si riversó in salotto, e il mio fuoco si spense.
Corsi verso questa per chiuderla.

-Amo questa canzone!- disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto seguendone il suono.
Seduto sulla poltrona vi era il ragazzo piú strano e bello che avessi mai visto.
L'abito che indossava era metà rosso, metà bianco. Ma se pensate che le stranezze si fermino allo stile vi sbagliate.
La sua pelle era splendidamente abbronzata e ramata da un lato e candida e luminosa dall'altro.
I suoi capelli si alternavano da un profilo scuri dall'altro chiari, belli come quelli di James.
Ma la cosa più strabiliante erano i suoi occhi: un occhio verde come uno smeraldo, l'altro cosí chiaro da somigliare al cielo nella giornata più serena.
Nella sua parte rossa sembrava quasi un Babbo Natale modello hawaiano, mentre dall'altra un angelo usato come punta di un albero di Natale.
-Ah non mi stancherò mai di ascoltare questa canzone!- esclamava e con un gesto delle dite fece ricominciare il motivetto, come riavvolgendo un nastro invisibile.
"Io invece comincio a detestarla!" pensavo.

-Adoro il Natale!
É la festa del mio colore preferito!
Il rosso! Mi dona moltissimo- esclamò il ragazzo stiracchiandosi la giacca.
"Benissimo! Un altro esaltato!" pensavo invece io.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua figura: mi dava seriamente l'impressione che due esseri umani si fossero fusi tra di loro.
-Emh, sì, beh, non funziona proprio così il Natale ma va bene...
Ora, saresti cosí gentile da dirmi chi sei?!-
Ma il ragazzo era troppo preso dalla musica e continuava a canticchiare ad occhi socchiusi.
-Allora?! Chi sei e cosa vuoi da me?!-
Il Babbo Natale hawaiano sembrò prestarmi attenzione.
-Il mio nome? Non so se voglio dirtelo. Per quanto riguarda che cosa voglio invece, posso dirti che sono qui per conto di tuo padre-
-Mio padre?- sussurrai.
-Sí, hai presente? Caratterino acceso, ali demoniache, poteri sconfinati, re degli Inferi?- fece lui.
"Non corro il pericolo che ti sbagli" pensai rassegnandomi.
-Non voglio avere niente a che fare con quel mostro e con chiunque ne prenda ordini!-
-Oh cosí mi offendi!- esclamò lui ancora comodamente appollaiato sulla poltrona.
-Non sono certo un burattino come la tua ex fiamma, Iron-
-Se ti illudi di essere più scaltro di Lucifero, sei anche più stupido di Iron! Io disprezzo con tutta me stessa mio padre, ma non si può non ammettere che ha potere.
Non sei altro che un altro pupazzo nelle sue mani.
Ti risparmierai scocciature, se ti dimetti adesso dalla tua "missione".
Tanto alla fine, io e la mia squadra ti rimanderemo in quel buco viscido da cui sei strisciato fuori, e Lucifero ti ridurrà in cenere per averlo deluso.
Come fa con tutti- risposi.
Il ragazzo cominció a prendersi gioco di me scoppiando in una fragorosa risata.
-Davvero, sei adorabile!- esclamava tra uno schiamazzo e l'altro.
-Cosa hai da ridere?!- sboccai.
Quel ragazzo emanava un aura strana.
Quando mi concentravo sul suo lato rosso, l'aria attorno a lui si faceva pesante e mi sentivo come un fiore che appassisce per mancanza di luce.
Mi mancavano le forze, ma non come quando James si nutriva del mio sangue, no.
Era una sensazione di apatia, come se mi mancasse ossigeno in corpo.
Allo stesso tempo, quando invece incrociavo la sua parte bianca sentivo che l'unico modo per respirare di nuovo fosse lui stesso.
Era come un' ancora: o ti salva, o ti trascina a fondo.

LOST WINGS: THE RESURRACTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora