CAPITOLO 2

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James

Megan era ancora svenuta, l'avevamo portata nella sua camera.
Ora era vestita normalmente, niente abito da sposa, fine della magia.
Cenerentola era ritornata alla realtà ma stando all'orologio, per Megan non era ancora scoccata la mezzanotte quando l'incantesimo si era infranto.
Non sapevo neanche se eravamo effettivamente marito e moglie.
Il bacio suggellatore tra di noi non c'era stato, lei era crollata dolorante prima.
Hanna se ne stava seduta di fianco a lei e le teneva una mano con aria preoccupata.
Io stavo in piedi davanti a loro, in preda all'agitazione a cercare di capire cosa fosse andato storto.

-Non ti puoi proprio contenere, eh...- mi disse mio fratello.

-Che ci posso fare?! Sono agitato!- risposi più nervoso di prima.

-Non intendevo questo. Ascolta- ribattè lui.

Tutti tesero le orecchie in assoluto silenzio ma solo pochi di noi riuscirono a sentire.
Mio padre, io e persino il licantropo.

-È- è...- balbettai.
-Un battito!- concluse Roland.

-Diventeró zio?!- esclamó Jimmy accompagnandosi da un gesto di esultanza.

"Un figlio?"
La squadra mi guardó con occhi sbigottiti.
-Che c'é di strano?!
È o non è mia moglie?!-

-Per dirla tutta non lo è. Sbaglio o non vi siete baciati?- domandó Troy.
-Che fai, ti ci metti pure tu ora?!- sbraitai.

-Posso parlarti un attimo a quattr'occhi?- disse mio padre.
Ovviamente la risposta non poteva essere negativa.
-Cosa?- sbuffai.
Roland mi diede un colpetto dietro al collo.
-Aho!- esclamai.
-Hai anche il coraggio di dirmi 《cosa?》- ringhió lui.
-Hai messo incinta Megan?!-
-No! Cioè, sí! Forse?- risposi confuso.
Un altro schiaffo.
-AHO!- esclamai più forte.
-Come sarebbe a dire forse?!-
-Senti, è la mia ragazza è normale che potesse succedere. Roland io sono pronto per avere un figlio.
Non capisci? È l'inizio perfetto di una vita nuova!-
-Possibile che non te ne rendi conto?!-
-Di cosa?!- sboccai esasperato.
-Tu che cosa sei?- mi chiese.
Non lo sapevo.
-Che cosa sarà quel bambino? Che nuovo inizio può essere quando tua moglie crolla a pezzi durante il bacio nuziale?! C'è qualcosa che non va James! Per quanto sia dura la realtà apri gli occhi! Tu e Megan non potrete mai avere una vita normale-

-Perchè non riesci mai ad essere felice per me? Se fosse stato Eric a sposarla ora non saremmo qui a parlare. Ma è ovvio, d'altronde tu hai sempre tifato per lui-

Cercai di andarmene quando mi bloccó affermandomi un  braccio.
Lo strattonai e me ne andai.

Intanto Megan stava riaprendo gli occhi.
Mi precipitai al suo fianco e mi assicurai che stesse bene.
-Hey, ci hai fatto prendere uno brutto spavento. Come va?-
-Ho tanta voglia di vomitare...- riuscì a dire.
-È normale quando si aspetta un bambino- rispose Hanna riscaldandole le dita con le sue.
-Bambino?- domandó mettendo le mani sulla pancia.
-A quanto pare stiamo per diventare mamma e papà- dissi.

Megan assumette una strana espressione, non so di preciso se per la nausea o per la notizia improvvisa e scioccante.

-Non... non ne sei felice?- fli chiesi perplesso e preoccupato.

Megan

James sembrava felice mentre mi teneva la mano, io invece sentivo che stavo per iniziare a piangere.
Non mi sarei mai sognata di piangere a Natale.
Eppure se fossi rimasta solo qualche secondo di più a contatto con la vastità dei suoi occhi profondi e trapidanti di eccitazione, non avrei retto.
Aprí la bocca per dire qualcosa ma non ne uscí niente.
Sentivo la voglia di volare via, solo per qualche minuto, volevo stare un pó in compagnia di me stessa.
Ma non potevo farlo perché dentro di me qualcosa si appropriava della mia solitudine.
Mi alzai di scatto e corsi via.
Sentí Hanna fermare James e dirgli che avevo bisogno di tempo.
Avrei dovuto rimanere lí, lo so.
Stare con lui, dopotutto glielo dovevo, lui l'aveva sempre fatto, anche se questo significava farsi del male.
Ma io non ero James, io sono egoista.
Mi chiusi la porta di casa alle spalle e la prima sensazione che provai fu il freddo sotto le piante dei piedi.
Ero a piedi nudi nella neve, le gambe scoperte e ciò cbe rimaneva era avvolto nel mio maglione natalizio preferito.
Il freddo cominciò a penetrarmi nelle ossa così m'incamminai senza una meta precisa per riscaldarmi il più possibile.
Delle nuvolette di vapore fluttuarono davanti la mia bocca e il mio naso.
Era il mio respiro che si condensava e si rendeva visibile grazie alla bassa temperatura ovviamente.
Ma la mia mente iniziò a vagare.
Quello non era più solo il mio di respiro. Mi sentivo strana all'idea che un'altro essere vivente stesse crescendo dentro di me. Ma forse la stavo prendendo nel modo più sbagliato, quello era mio figlio.
Il figlio di James.
Mio e suo.
Era la mia carne e il suo sangue.
Perché lo stavo rifiutando?
Ma gli angeli e i vampiri potevano avere una progenie?
Nostro figlio, questo bambino, cosa sarebbe stato? Nemmeno noi riuscivamo a comprendere realmente cosa fossimo noi stessi, figuriamoci dare delle sicurezze ad un bambino.
-Noi siamo la cosa piú sbagliata che ti potesse capitare lo sai?- dissi come se lui potesse sentirmi mettendomi una mano sulla pancia.
Per le strade non c'era nessuno, dopotutto era Natale.
E quanto avrei voluto in quel momento che ci fosse la mia famiglia.
Mia madre avrebbe saputo dirmi qualcosa, sostenermi, darmi un aiuto, di sicuro farmi vedere il lato positivo per un avvenimento di questa portata.
Avrebbe esultato di gioia e probabilmente mi avrebbe trascinato a comprare qualcosa per il piccolo.
Mio padre avrebbe rapito James, l'avrebbe rinchiuso in una camera interrogatorio e gli avrebbe estorto i peggiori segreti su di lui assieme alle sue intenzioni presenti e future.
Il giorno di Natale Jack sarebbe stato troppo impegnato a scartare regali e mi avrebbe ignorato.
Mi mancavano. Mi mancava la normalità.

In quel momento sentí una canzone alquanto familiare risuonare nell'aria: era di nuovo "Santa Claus is coming to town".
Mi prese un colpo al cuore.
Decisi di seguire il suono di quelle parole che mi portarono ad una normale casa lì vicino.
Mi intrufolai sul porticato e sbirciai dalla finestra.
Una mamma, un papà e un bambino: niente di strano.
Una famiglia calma e normale, che poteva godersi il  Natale senza magia, sangue o canzoni inquietanti.
Sembravano felici e una grande angoscia mi si diffuse nel petto.
Il vetro era coperto da un leggero strato di brina che rifletteva la mia immagine.
Avrei sempre vissuto nella paura di non avere ciò che desideravo?
Avrei dovuto accontentarmi e prendere in mano la mia vita.
Quella gente poteva esistere solo per  alcune decine di anni  ma viveva in maniera intensa e viveva davvero.
Io invece evitavo solo di non morire.
Sopravvivevo e non mi godevo niente.
L'immortalità ti fa perdere l'importanza di ogni momento, di ogni respiro.
Quel bambino era l'occasione di regalare un pó dei miei respiri, di godermi la vita, di aspirare a qualcosa di migliore che la sola sopravvivenza.

Improvvisamente la doppia faccia del ragazzo che avevo visto in sogno solo alcune ore prima apparve come un riflesso sul vetro della finestra, prendendo il posto del mio.
Mi spaventai e caddi scivolando nella neve.
Con le mani protessi il mio addome ma così pestai forte con la testa.
Inizió a cadere altra neve.
Il cielo era grigio e la neve mi congelava i piedi.

-Ti è piaciuto il regalo?- chiese una voce.
Ma non riuscivo a pensare.
Solo ascoltare.
-Sapeva che l'avresti gradito.
Ora goditi la tua punizione.
Non si intralciano i piani del dio della Morte in questo modo-
Quella strana figura mi comparve ancora davanti.
La neve iniziò a diventare rossa e bagnata e la testa si fece leggera.
-A-aiutami- sussurrai affidandomi alla sua parte buona.
-Non posso.
C'è qualcosa di più grande di te in corso-
Non ce la feci più. Chiusi le palpebre e caddi nel buio.
E lí faceva freddo.

LOST WINGS: THE RESURRACTIONWhere stories live. Discover now