2. Hopeless

481 26 3
                                    

La mattina seguente Lisa fu svegliata dalle urla della madre e dai colpi sulla porta del bagno.

«Lisa! Apri questa cazzo di porta, devo pisciare!»

Lisa si alzò in piedi nella vasca con qualche difficoltà.

Le doleva tutto il corpo, i vestiti erano ancora umidi.

«Un attimo!» urlò alla madre che non aveva smesso di tirare pugni alla porta.

Prese l'occorrente per medicarsi il naso e dopo aver recuperato scarpe e sigarette aprì la porta.

La madre si guardava i piedi. Non notò le ferite sul volto della figlia e neanche il fatto che aveva i vestiti bagnati.

Lisa di diresse in camera e sbatté la porta.

Si spogliò e si asciugò perbene.

Si vide riflessa nello specchio e notò che aveva lividi su entrambi i polsi e vari altri su tutto il corpo.

Era magrissima, non mangiava per non stare a tavola con i suoi genitori, così da evitare qualsiasi discorso. E le poche volte che mangiava, subito dopo andava a vomitare in bagno, il suo corpo faceva fatica a trattenere il cibo. E lei si sentiva male se non infilava lo spazzolino in gola e vomitava.

Anche per questo era così debole.

Aveva il naso quasi rotto, il labbro tagliato e gonfio e un livido sullo zigomo.

Si vestì con i primi panni che le capitarono, tanto aveva solo roba nera.

Poi si mise a medicare le ferite più gravi.

Indossò gli occhiali da sole, anche se il tempo era grigio, solo per riuscire a nascondere meglio le ferite.

Prese lo zaino e scese.

«Fa la brava a scuola, manca solo una settimana e poi avrai finalmente un po' di riposo» gli disse suo padre mente prendeva le sue medicine per la depressione.

Mancava solo una settimana alle vacanze natalizie. Che per Lisa rappresentavano tutta una messa in scena.

Avrebbe dovuto fingere, come ogni volta, con i parenti che la sua famiglia fosse molto unita e felice. Anche dopo quello che era successo. Doveva far finta che erano andati avanti, e che stavano bene.

Fingere con tutti tranne con suo cugino Leonardo. L'unico membro di tutta la sua famiglia, ansi, della società che riusciva a capirla. Gli voleva così tanto bene.

Lisa ignorò le parole del padre e uscì diretta al parco abbandonato.

Non sarebbe andata a scuola nemmeno oggi, non ne aveva voglia.

E poi doveva cercare il suo mp3.

Ripensò al ragazzo che l'aveva aiutata.

Aveva una strana sensazione riguardo quel ragazzo.

Era come se una parte di lei volesse rincontrarlo.
Non l'aveva mai visto prima.
Ma in un certo senso era come se avessero qualcosa in comune. Era curiosa di sapere di più su di lui. Mentre l'altra parte di lei voleva solo scordare lui e tutta la faccenda.

In effetti avevano qualcosa, o meglio, qualcuno in comune. Ma nessuno dei due lo sapeva ancora.

Quando arrivò alla sua panchina ci trovò proprio lui.

«Ti stavo aspettando» le disse facendole posto sulla panchina.

«Come sapevi che sarei venuta qui invece di andare a scuola?» gli chiese lei con un tono distaccato rimanendo in piedi.

DESTROYED » Giorgio Ferrario Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora