4. Cat

410 24 1
                                    

«Non mi sembra di averti invitato» gli disse Lisa perplessa.

«A me non serve l'invito» rispose lui accendendo una sigaretta.

Lisa restò a fissarlo a bocca aperta mentre lui aspirava.

Scosse la testa e disse «Tu non vieni a casa mia» per poi affrettare il passo.

«Vedremo» disse lui continuando a camminare tranquillo, osservando la ragazzina davanti a lui e i suoi lunghissimi capelli corvini che ondulavano ad ogni passo.

Lisa era indignata. Si pentì subito di averlo aiutato con il compito di Filosofia. "La prossima volta può marcire con la testa appoggiata sul foglio. Fanculo. Ma che vuole da me? Fottuto prepotente" pensò Lisa sbuffando.

Entrò dal cancello cigolante. Era nero, sbiadito, consumato dalla pioggia e il freddo. Come l'anima di quei due.

Lisa in quel momento aveva esaurito tutta la sua pazienza.

Sentendo i passi del ragazzo dietro di lei sbraitò «Mi spieghi cosa vuoi da me?!»

Lui le si avvicinò al viso.

"Vorrei tante cose da te" pensò.

«Calmati ragazzina. Altrimenti ti faccio calmare io» gli disse a un centimetro dal suo viso, mantenendo quel tono tranquillo. Come poteva averla appena minacciata con quel tono pacato? Era calmo perché sapeva d'aver vinto.

A Lisa mancò il respiro. Indietreggiò per mettere più distanza possibile fra loro.

Salì i gradini e aprì la porta facendo segno al ragazzo di entrare. L'aveva lasciato vincere. Fu un grande errore.

I genitori di Lisa non c'erano mai al suo ritorno. Erano a lavoro o chissà in quale altro posto.

«Vado a prenderti l'orario. Non muoverti» gli disse Lisa salendo le scale velocemente.

Lui si avviò in quello che gli sembrava il soggiorno e si avvicinò al camino prendendo in mano una cornice appoggiata sopra la mensola. Rappresentava una Lisa di qualche anno prima e i suoi genitori. Avevano tutti il sorriso forzato. Sullo sfondo c'era un albero di natale addobbato. Perciò doveva essere più o meno nel periodo natalizio.

La cornice aveva una crepa sul vetro ed era sciupata negli angoli. Doveva essere caduta più volte.

Lui capì da quella foto che Lisa non doveva avere proprio un bel rapporto con i genitori.

Poi c'era un'altra cornice attaccata al muro in cui Lisa avrà avuto circa quattro anni e poi un bambino un po' più grande che la teneva per mano.
Giorgio ebbe una strana sensazione. Quel ragazzino somigliava tantissimo a Lui.

«Cosa non hai capito della frase Non muoverti?» disse Lisa appena scese con il foglietto degli orari in mano.

Giorgio non si mosse «È tuo fratello?» gli chiese.

«Era» lo corresse Lisa rabbuiandosi.

Era già passato più di un anno.

Non si era abituata alla sua morte.

La verità è che non ci si abitua mai.

Lui non esitò a chiedergli «Com'è morto?» voleva saperne di più su quella storia.

Lisa non ne aveva mai parlato con nessuno. Non ce la faceva. Parlarne rendeva tutto reale.

Il ragazzo appoggiò la cornice sulla mensola e si girò verso di lei che si limitava a fissare il pavimento.

«Forse è meglio che vai. Tieni l'orario» gli disse Lisa porgendogli il foglietto.

«Okay» disse afferrando il foglietto, consapevole di essere stato inopportuno.

DESTROYED » Giorgio Ferrario Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora