3. The first day in the jungle

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Teresa scosse Giorgio con non calanche «Alzati scansafatiche devi andare a scuola» gli disse assonnata.

Anche se non lo dimostrava, lei amava suo figlio alla follia. Infondo era l'unica cosa che le era rimasta.

Il marito la abbandonò quando Giorgio compì sette anni.

Non si fece più sentire, semplicemente sparì.

Lei lo sapeva che era colpa sua se Giorgio era diventato come era diventato.

Un figlio senza un papà cresce a metà.

L'esempio materno non bastava.

Nessuno poteva insegnargli come si trattano le ragazze meglio di un padre. Era per questo che aveva fatto quelle cose a Roma.

Giorgio si stiracchiò e si mise a sedere sul letto senza aprire gli occhi.

Sentì puzza di fritto.

Si passò una mano sul volto e quando finalmente aprì gli occhi vide sua madre dinnanzi a lui.

«Ti ho preparato le frittelle» gli disse.

«Ecco spiegata la puzza di fritto. Non le voglio» gli rispose infilandosi una maglietta nera.

Giorgio attribuiva inconsapevolmente la colpa a sua madre del fatto che il padre se ne fosse andato. E perciò la trattava male. Trattava male tutti. Anche se non era colpa di nessuno.

«Ma le ho fatte apposta per te! Vuoi portarle almeno a scuola per merenda?» insistette la madre.

«No. Smettila di rompere» gli rispose scansandola per andare in bagno a lavarsi la faccia.

Non si guardava mai allo specchio.

Vedeva un mostro nel riflesso.

Non si sarebbe mai perdonato la morte di Stefano.

Si sentiva come se fosse stato lui a premere il grilletto.

Si odiava.

Infilò i jeans e le Dr Martines nere, poi prese lo zaino con dentro solo un block notes dove si sfogava scrivendo qualche rima buttata lì.

«Vado!» urlò prima di chiudersi il portone alle spalle.

Sentì sua madre blaterare qualcosa da dentro e infatti gli squillò il cellulare.

«Che c'è?» chiese rispondendo al telefono scocciato.

«Se per puro caso, tu perdessi il bus anche oggi, domani ti porterò davvero io in macchina come i bambini, ti avviso!» disse sua madre dall'altro capo del telefono.

Roteò gli occhi e disse «Okay» per poi staccare la chiamata.

Arrivò fino alla fermata del bus dove c'erano altre due ragazze e un uomo con una benda in testa ad aspettare.

Quando l'uomo alzò la testa lo riconobbe subito, era uno di quelli di domenica sera.

Quello a cui la ragazza tirò una pietra in testa.

Quello che riempì Giorgio di calci.

Lui però sembrò non riconoscerlo.

Quando arrivò il bus si sedette in uno dei pochi posti liberi e notò la ragazzina seduta in un posto da sola.

Si alzò per andare accanto a lei, ma l'uomo gli rubò il posto.

Lei sembrò non accorgersi di chi le si era appena seduto accanto. Guardava fuori dal finestrino e aveva le cuffie nelle orecchie.

DESTROYED » Giorgio Ferrario Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora